lontano_lontano: (Kingdom for a heart)
lontano_lontano ([personal profile] lontano_lontano) wrote2012-05-30 11:01 pm

Kingdom for a heart - III capitolo

Titolo: Kingdom for a heart - III capitolo
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Feliciano (Italia), Ludwig (Germania), Alfred (America), Matthew (Canada), Arthur (Inghilterra), Gilbert (Prussia), Francis (Francia), Antonio (Spagna), Lovino (Romano), Belle (Belgio), Hendrik (Olanda)*, Roderich (Austria), Elizabet (Ungheria), altri che compariranno qui e là, OCs, più un assortimento vario di draghi, grifoni e orsi bianchi.
Pairings: Germania/Italia, Spagna/Romano, Inghilterra/America, Francia/Inghilterra, Francia/Canada, Francia/chiunque, Ungheria/Austria, accenni di Prussia/Ungheria, e altri. Hima li fa, io li accoppio.
Rating: verde come un prato di pratoline per i primi capitoli, ma si farà giallo/rosso man mano che la storia procede.
Genere: fantasy, avventura, romantico.
Avvertimenti: AU, molto AU; creature mitologiche, magie più o meno sensate, OOC pesante (ma richiesto dalla trama), angst e violenza, inciuci, linguaggio colorito di Lovino, Feliciano nudo, Francis nelle mutande di tutti ed altre amenità. Oh, e la mia lentezza nello scrivere.
Trama: la vita del principe Feliciano Vargas scorre tranquilla e serena, finché una congiura di palazzo non tenta di toglierlo di mezzo. In fuga, disperso in mezzo ai boschi sul confine del suo regno, incontrerà chi sarà disposto ad aiutarlo e a svelare un complotto segreto e spaventoso che coinvolge la sorte di più regni. (vinco un premio per riuscire a scrivere delle trame che fanno allontanare i lettori urlando, vero che lo vinco?)
Disclaimer: i personaggi sono di Himaruya e io non traggo alcun profitto da tutto ciò.
Beta Reader: [info]yuki_delleran
Crediti e Note: vedi il prologo.


~*~


Capitolo III



Man mano che il sole saliva nel cielo, l'eterogeneo terzetto procedeva a passo tranquillo sulla strada segnata da Ludwig.
Dopo un'iniziale timidezza, Feliciano aveva tentato in vari modi di iniziare una conversazione, ma era stato scoraggiato notevolmente dagli altri compagni.
Ludwig sembrava troppo impegnato a concentrarsi sulla strada per rispondergli (in realtà, stava cercando di evitare di essere coinvolto in qualsiasi tipo di conversazione, visto il siparietto penoso in cui si era risolta la colazione), mentre Matthew, forse messo un po' in soggezione dall'austerità del guerriero, da una parte, e dalla frizzante allegria di Feliciano, dall'altra, si scopriva a non avere molto da aggiungere alle chiacchiere del principe.

“Tu ed i tuoi compagni siete una compagnia di artisti itineranti?” andò avanti il brunetto, tutto allegro.
“Uhm, no, non proprio. I miei compagni non sono dei musicisti, e io stesso non sono abbastanza bravo da potermi definire tale...” rispose l'altro, quietamente.
“Davvero? E allora com'è che siete in viaggio? Siete dei mercanti? O degli esploratori? Siete stati in tanti posti? Caspita, dev'essere divertente viaggiare con i propri amici, no?”
Matthew si attorcigliò un ciuffo di capelli attorno al dito, imbarazzato e incerto sulla risposta.
“Credo che esploratori sia una buona maniera di definirci, sì... e non so, è qualche tempo che siamo in questo reame, ma questo è il mio primo viaggio sulla terraferma...”
“Oh, quindi non siete stati a visitare il Regno del Sole? Pensate di venirci?”
Matthew restituì un debole sorriso e fece per rispondere, ma Feliciano era già andato avanti sul suo personale binario di pensieri, gesticolando entusiasticamente.
“Dovreste davvero! E' un posto magnifico, casa mia, e non lo dico perché sono il principe! Se venissi con me alla capitale, ti porterei a fare il giro di tutti i templi e di tutte le ville e i tutti i giardini! Scommetto che ti incanteresti a vedere i marmi delle nostre colonne, sono bianchi e rosati come la pelle di una ragazza. E gli affreschi, ce ne sono di così giganteschi che a chi li guarda sembra di perdersi al loro interno! E poi le collezioni di statue e quadri e... di', ti piace l'arte?”
Matthew annuì timidamente. Non era un esperto di arte e pittura, ma per quel che aveva visto, sì, si poteva dire che gli piacesse.
“Fantastico! Dovresti davvero venire! Saresti mio ospite, naturalmente! Oh, e ovviamente ti farei preparare tutte le specialità di casa... e tu dovresti insegnarmi le tue, poi!”
Il biondo ridacchiò. “Vi ringrazio, ma non credo che potrei insegnarvi molto, da quel punto di vista...”
In effetti, raramente si dedicava alla cucina, a parte quando si trattava di utilizzare lo sciroppo d'acero, di cui il giovane era ghiotto e a cui non rinunciava mai. Nel frattempo, Feliciano aveva dato il via ad una lista infinita delle specialità e dei piatti che gli avrebbe fatto assaggiare durante il suo soggiorno.
“...in realtà la pizza, e la pasta, anche, come hai capito, si possono condire un po' a propria discrezione, con buon gusto, naturalmente. E poi come dolce ci potrebbe stare un tiramisù, che è una cosa deliziosa e... ve! Mi è venuta una fame.” constatò stupefatto. A forza di immaginare il pranzo che avrebbe fatto preparare, il suo stomaco reclamava per lo meno gli antipasti, se non anche un paio primi.
“Ludwig Luuuudwiiiig!!!” gridò, le mani a coppa davanti al viso. Il guerriero davanti a loro si voltò appena, senza smettere di camminare. “Ci fermiamo per pranzare?” fece Feliciano, agitando le braccia in aria.
L'uomo alzò una mano ad indicare il sole, che ancora non aveva raggiunto lo zenit.
“Non prima di mezzogiorno.” fu la brusca risposta. Fatto qualche passo, però, il guerriero sembrò pentirsi del tono quasi scortese che aveva usato, e tornò a voltarsi. “Tra non molto raggiungeremo un bosco, con diversi ruscelli. Ci conviene raggiungere uno di questi, così potremo stare all'ombra e avere acqua fresca in abbondanza.” aggiunse.
Feliciano, che all'idea di dover aspettare ancora per mangiare si era subito zittito, batté le mani in segno di approvazione. “Ottima idea!” esclamò, correndo per raggiungere Ludwig.
“Così possiamo riposarci, suonare un po', e farci anche un bel pisolino!”
Addormentarsi fra le radici di un bell'albero, sul un letto morbido di foglie secche e muschio, il profumo del sottobosco estivo ad impregnare l'aria... c'erano poche cose altrettanto piacevoli, pensava il principe.
Del tutto estraneo a quelle fantasie, invece, Ludwig abbassò lo sguardo su di lui con l'aria di chi temeva che lo si stesse prendendo in giro. Ma Feliciano, nonostante la sua espressione gioconda, era più che serio.
“Ti rendi conto che fermarci per dormire vuol dire perdere ore preziose di luce e di cammino? La vuoi raggiungere questa città, o no?”
Seriamente, un pisolino? Ma se si erano messi in cammino solo un paio d'ore prima!
Feliciano sbarrò gli occhi, colto di sorpresa, e lanciò un'occhiata anche a Matthew, come a cercare aiuto.
“T-temo che una dormitina ci farebbe ritardare sulla tabella di marcia, sapete?” rispose però il biondo, esibendosi in un sorriso di scusa.
“Ma... ma... ma saltare la siesta non esiste! Non dopo pranzo! Con questo caldo, poi!” iniziò Feliciano con voce lamentosa “Io e mio fratello tutte le volte che usciamo per cavalcare ci facciamo un bel sonnellino, e poi...”
“Ti sembra una scampagnata, questa?!” sbottò Ludwig, che non poteva soffrire l'idea di stare a perdere tempo discutendo su un pisolino pomeridiano. Fece un respiro profondo, ravviandosi i capelli all'indietro, e proseguì con tono più calmo.
“Credevo che avessi detto di esserti a malapena salvato da degli assassini che cercano di ammazzarti, e mi parli di metterti a dormire beatamente in mezzo al bosco? Ma scherzi? Inoltre, nel caso non te ne fossi accorto, il nostro pranzo consisterà in carne e frutta secca o poco più, non ne avrai abbastanza, nello stomaco, per doverti riposare.” decretò, rimettendosi in marcia.
Certo, Ludwig non aveva personalmente nessuna fretta di arrivare a Rothenburg entro breve, ma non poteva soffrire le persone che deliberatamente decidevano di perdere tempo in quel modo. Il guerriero non capiva se quel ragazzo fosse davvero un principe viziato, un astuto impostore o semplicemente un cretino.
Matthew, che, dal canto suo, non aveva nessuna intenzione di far indispettire ulteriormente il guerriero, si affrettò a seguirlo, rivolgendo di nuovo un sorriso di scusa al principe, e sorpassandolo.
“Sono certo che avremo almeno il tempo per suonare un po' insieme.” gli disse, tentando di consolarlo, ma a Feliciano rimase la faccia triste.
Svogliatamente – davvero, niente pisolino?! Ma che razza di vita faceva, quel Ludwig? E comunque, lui lo voleva fare; nessuno gli aveva mai impedito la sua meritata siesta pomeridiana, e il guerriero non sarebbe stato certo il primo – si incamminò dietro agli altri, improvvisamente taciturno.

Il sole saliva ed iniziava a battere sulle loro teste, mentre il bosco che il guerriero aveva promesso ancora non si vedeva. Il principe aveva caldo, fame, sete (la sua borraccia era stata da tempo svuotata), ed assai poca voglia di proseguire.
Ad un certo punto, Ludwig e Matthew si accorsero che l'eco strascicata dei passi di Feliciano, dietro di loro, era cessata; si voltarono entrambi quasi allo stesso momento, per scorgere il principe accovacciato sul bordo del sentiero, piuttosto indietro rispetto a loro, intento a trafficare con le mani in un cespuglio.
Matthew fece per tornare indietro, chiedendosi se forse il principe non si fosse fatto male, ma venne preceduto da Ludwig, che tornò sui suoi passi con incedere marziale e si piazzò accanto a Feliciano, le mani sui fianchi.
“Che cosa c'è adesso?”
Feliciano sollevò gli occhi dalle piante di mirtilli selvatici che stava depredando, stringendo le palpebre contro sole.
“Sono stanco. E ho fame. E anche sete.”
“...manca poco al bosco e al pranzo. Andiamo.” rispose l'altro, cercando di suonare conciliante.
“E al sonnellino.”
Ludwig non rispose. Matthew rimase ad osservare da lontano, indovinando il conflitto interiore del guerriero, che moriva dal bisogno di cacciare due urla, ma che cercava di trattenersi.
Dopo qualche istante di incertezza, alla fine, Ludwig girò i tacchi e si rimise in marcia a passo spedito.
“Ci vediamo al bosco, Feliciano.” commentò con un cenno di saluto quando fu ad una certa distanza “Ricordati che sei ben visibile agli occhi dei tuoi inseguitori, qui. Inoltre, lascerei stare i mirtilli, c'è sempre qualche serpente in attesa, sotto quelle piante.”
Neanche fosse stato morso veramente, il principe scattò in piedi con un gridolino, e si mise a rincorrere i compagni.
Matthew, sempre dibattuto tra l'intervenire o meno, osservò Ludwig passargli accanto per riprendere la strada. C'era un sorriso appena accennato, sul suo volto, e anche Matthew non poté fare a meno di trattenere una piccola risata interiore.
L'espressione del guerriero, comunque, tornò ben presto alla consueta durezza, non appena Feliciano li raggiunse, ansimante e corrucciato.
“Ve, sono anche più stanco adesso...”
“Piantala di correre su e giù, e risparmia fiato per camminare.”
Feliciano gli rivolse uno sguardo supplicante, ma Ludwig non si voltava nemmeno più per parlargli. Il principe considerò per un attimo le sue spalle ampie e le sue braccia muscolose, il passo sicuro e il suo portamento diritto, e poi tirò insistentemente un lembo della sua camicia per attirare la sua attenzione.
“Non è che mi porteresti in braccio, ve?” chiese in tono lamentoso.
L'occhiata con cui Ludwig lo fulminò voltandosi gli tappò la bocca.

Un paio di giorni fino alla città, si era detto il guerriero, un paio di giorni. Sembravano già più lunghi del previsto.

~*~

Il sonno di Antonio era durato solo qualche ora, ed adesso il generale si sentiva più lucido, anche se ancora dolorante.
A quanto pareva, aveva perso Feliciano.
Non c'era nulla che potesse fare per rimediarvi: era lontano, ormai, dal luogo in cui si era svolto lo scontro – un giorno appena, e sarebbero arrivati alla capitale – e, soprattutto, era prigioniero.
O meglio, era entrato a fare parte del carico del carro di quella coppia di fratelli, che, lo aveva gentilmente informato Belle, venivano a vendere la loro birra fino al Regno del Sole.
Si morse un labbro, soffocando un'imprecazione, quando una ruota prese una buca e venne malamente sbatacchiato contro una delle botti.
Quasi subito, Belle si sporse dentro, scostando la tenda che chiudeva il carro.
“Tutto bene?”
Antonio le restituì un sorriso. “Ad essere onesto, no, va tutto piuttosto male, ma non sarà una buca nella strada a peggiorare la situazione, credetemi.”
Belle gli rivolse un sorriso preoccupato, ed anche un po' imbarazzato, prima di tornare a fianco del fratello alla guida del carro.
In realtà, Antonio non ce l'aveva con lei; tutt'altro, visto che la giovane si era prodigata nell'aiutarlo, curandogli le ferite e nutrendolo, e cercando anche di farlo stare comodo, nei limiti del possibile, stipato com'era in mezzo alle botti di birra.
Antonio non ce l'aveva nemmeno con Hendrik. Certo, questo era stato molto meno gentile della sorella, nei suoi confronti, ma il generale non se la sentiva di biasimarlo più di tanto.
L'avevano trovato svenuto in mezzo ai cadaveri dei soldati reali, senza nemmeno un simbolo a testimoniare il suo grado militare (l'avevano fatto apposta, lui e Feliciano, a lasciarsi dietro tutto quello che potesse svelare immediatamente il loro rango) a parte la sua bella spada. Che poi l'uomo si illudesse di fare un po' di soldi consegnandolo alla giustizia, beh, era un'aspirazione legittima, si disse.
Si stupì, comunque, quando il viso dai capelli biondi e spinosi del giovane fece la sua comparsa tra i lembi della tenda.
“La scossa ti ha rinfrescato un po' le idee?” chiese questo, espirando una nuvoletta di fumo.
Il sorriso non abbandonò la faccia di Antonio, mentre rispondeva. “Mi dispiace, ma temo che non ci sia nient'altro da rinfrescare. Vi ho già detto come stanno le cose.”
La pipa si inclinò, mentre Hendrik piegava le labbra in una smorfia poco convinta.
“Sai, la storia dell'eroico soldato che si sacrifica per salvare il suo principe ha un suo perché, davvero, ma va raccontata a qualcuno disposto a crederci. O alle guardie, una volta che saremo lì... sempre che vogliano ascoltarla.”
Antonio si strinse nelle spalle.
“Beh, se sarete fortunati, mi consegnerete a delle guardie ancora fedeli alla corona, che mi riconosceranno, e che con ogni probabilità metteranno in galera voi, per avermi tenuto prigioniero...”
Hendrik sollevò un sopracciglio, emettendo un ennesimo sbuffo di fumo – l'aria iniziava ad essere già satura, e Antonio dovette soffocare un colpo di tosse.
“...oppure, potreste essere sfortunati, e consegnarmi a dei traditori. A quel punto, però, credo che potrebbero decidere di dimostrarvi la loro gratitudine mettendovi a tacere per sempre.”
Hendrik assottigliò gli occhi, scrutando il suo interlocutore nella penombra del carro. Nonostante la situazione in cui si trovava, l'uomo era troppo sicuro di sé, e questo non gli piaceva.
Non gli rispose, comunque, e si limitò a scrutarlo per qualche attimo ancora, e richiuse la tenda – non prima di avere emesso l'ennesimo sbuffo di fumo, che lasciò Antonio a tossicchiare insistentemente nella penombra del carro.

~*~

Il bosco e il torrentello prescelti per la sosta vennero raggiunti senza incidenti; di nuovo, né Ludwig né Matthew sembravano più di tanto inclini alle chiacchiere, mentre le occasionali lamentele di Feliciano – che non demordeva mai, di questo bisognava dargli atto – venivano ormai ignorate da parte di entrambi: con un certo imbarazzo da parte di Matthew, che si riteneva comunque in dovere di mostrare un certo rispetto per il principe, e con sorda determinazione da parte di Ludwig, che ormai non si voltava nemmeno indietro.

Comunque, a Feliciano bastò sentire lo scrosciare dell'acqua sui sassi per far sì che ritrovasse le energie e si mettesse a correre in quella direzione, senza nemmeno curarsi di togliersi di spalla lo zaino prima di affondare il viso nell'acqua gelida del ruscello.
Ludwig osservò quell'improvviso entusiasmo, e rimase a guardare come l'altro beveva avidamente, chiedendosi se forse non era stato troppo duro. Ma, seriamente, portarlo in braccio? Era fuori discussione.
“Ora di pranzo.” annunciò, laconico, poggiando lo zaino per terra. “...e potete suonare un po', se volete.” concesse, con aria vagamente pentita.
Matthew annuì, prendendosi il tempo necessario per depositare a terra il suo bagaglio con ordine e calma, per poi precipitarsi a sua volta al torrente, mentre Feliciano sollevò la testa dall'acqua quel tanto che bastava a rivolgere uno smagliante sorriso a Ludwig per ringraziarlo con trasporto, e poi tornò ad affogarsi nel ruscello.
Il biondo si ravviò i capelli all'indietro, imbarazzato, quasi aspettandosi che l'altro gli riservasse rancore, ma Feliciano sembrava aver già dimenticato la fatica della marcia, pensò, guardando il brunetto che saltellava intorno, intento ad esplorare la piccola radura.
Alla fine, il principe si lasciò cadere a peso morto sull'erba, occhi rivolti alle fronde sopra di lui. In alto, foglie e cielo formavano un puzzle instabile di luci ed ombre contrastanti, e i mutevoli raggi di sole che filtravano erano vividi e affilati.
Feliciano, improvvisamente rilassato e nuovamente contento di vivere, rotolò sulla pancia, giusto in tempo per ricordarsi che era vuota, e che lui, nello zaino, non aveva nulla con cui riempirla.
“Possiamo dividerci il mio cibo.” disse Ludwig in quella “Temo ci siano solo salsicce e pane secco, ma immagino che sia meglio di niente.”
A suo modo, stava cercando di scusarsi per il poco tatto dimostrato prima. A suo modo, certo. Allungò a Feliciano la sua razione, e questo di nuovo lo ringraziò con fin troppo slancio.
Comunque, considerò il principe quando si accinse a mangiare quello che gli era stato dato, quando Ludwig parlava di pane secco, intendeva secco per davvero. Come si faceva a mangiare una cosa del genere, che poteva essere facilmente confusa con uno dei sassi della radura?
Il principe sbirciò gli altri due – il guerriero masticava con l'aria di chi stesse portando avanti una battaglia personale, mentre Matthew mangiava in silenzio, con aria concentrata, come se si stesse sforzando di capire da che parte fosse meglio mordere quel cibo senza rischiare i denti. Feliciano sospirò, mentre i brontolii del suo stomaco chiarivano che non poteva permettersi di fare lo schizzinoso. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere a casa, in quel momento, e gustare uno dei pranzi che venivano serviti a corte... deciso comunque a placare la fame, ricacciò indietro le lacrime ed attaccò con perizia la razione di cibo rifilatagli dal guerriero.

Una volta che ebbero mangiato, come d'accordo, sia Matthew che Feliciano tirarono fuori i loro strumenti e si dedicarono ad accordarli. Ludwig li osservava in silenzio, in piedi, schiena appoggiata al tronco di un albero e braccia conserte, espressione poco convinta, corpo sempre teso e all'erta. Si rilassò un poco, comunque, quando i due iniziarono a suonare.
Feliciano propose una melodia, che Matthew trovò facile da seguire, e insieme improvvisarono nuove armonie e piccole variazioni e abbellimenti sulle note guida, creando un piacevole intarsio di accordi e note che vibravano nell'aria per sparire quasi subito, rincorsi da altri nuovi giochi di dita sulle corde.
Dopo un certo numero di ripetizioni e variazioni sullo stesso tema, i due si osservarono e si fermarono sull'ultimo accordo del pezzo. Feliciano sorrideva entusiasta alla volta di Matthew, che non poté esimersi dal ricambiare il sorriso.
“Ci è venuto benissimo, per essere la prima volta che suoniamo qualcosa insieme! Davvero! Tu che ne dici, Ludwig, eh? Ti è piaciuto?”
Il guerriero, che inconsciamente aveva sperato che i due si fossero dimenticati della sua presenza, presi com'erano dalla musica, si guardò attorno come ad assicurarsi di essere l'unico Ludwig nei dintorni, e poi riportò la sua attenzione sugli altri.
“Immagino di sì. E' stato... bello, sì.” rispose, guardando per terra.
Feliciano lo fissò con un'espressione un po' delusa, ma non si fece scoraggiare. “Proviamo qualcos'altro, Matthew, dai!” esclamò, e si mise a suonare di nuovo.
Ora che era certo che entrambi avevano focalizzato la loro attenzione di nuovo sulle corde dei loro strumenti, Ludwig rialzò lo sguardo. Ancora non riusciva ad inquadrare Matthew, ma era abbastanza certo di aver capito abbastanza di Feliciano per decidere che non riusciva a spiegarsi il suo comportamento. Comunque, erano entrambi davvero bravi, e questa volta, alla fine del brano, Ludwig impose a se stesso di battere le mani – quel tanto necessario a dimostrare che, effettivamente, aveva apprezzato, e questo gli fece guadagnare un enorme sorriso di gratitudine da parte di Feliciano, con conseguente imbarazzo da parte del biondo, e confusione nella mente del principe, che faticava a stare dietro certi cambiamenti d'umore del guerriero.

Poco dopo, stavano già riponendo gli strumenti per rimettersi in cammino. Mattew era sinceramente ammirato dalla bravura del principe e dal suono bellissimo sprigionato dalle corde del suo mandolino.
“E' uno strumento davvero bello, il vostro.” commentò pacatamente.
“Vero? E' un mandolino speciale, questo...” si guardò intorno, come per controllare che non ci fossero orecchi estranei a sentire il segreto che stava per rivelare – anche se, vista la situazione, i due soli estranei lì erano proprio le persone a cui stava per raccontarlo “E' uno strumento magico!”
Matthew sbatté le palpebre un paio di volte, ma non dovette chiedere chiarimenti, perché Feliciano era impaziente di andare avanti con la spiegazione.
“Se lo si suona in un certo modo, è possibile creare incantesimi con la sua musica! Non sono ancora molto bravo, io, ne so solo alcuni, ma sto imparando! Una magia molto utile è quella che fa addormentare le persone. Cadono in un sonno profondo, profondissimo... lo utilizzo su mio fratello, a volte, quando si agita troppo nel letto e non mi fa dormire.” spiegò gesticolando.
Ludwig sollevò un sopracciglio, sorvolando sul fatto che i due principi reali, alla loro età, condividessero il letto come due infanti, ma annotandosi di stare bene attento la prossima volta che avesse visto Feliciano maneggiare il mandolino: non voleva vederlo ricorrere a quella magia per farli cadere tutti vittime di qualche pisolino forzato, dopo i pasti.

Ad ogni buon conto, la breve pausa musicale sembrava davvero aver tirato su il morale del principe, che, una volta in marcia, non riprese a lamentarsi.
Ludwig proseguiva tranquillo, pensando che forse, dopotutto, una volta stabiliti un ritmo e delle regole sarebbe stato possibile proseguire con i suoi nuovi compagni, quando i suoi sensi scattarono all'erta.
Si fermò in mezzo allo stretto sentiero che stavano seguendo, muscoli tesi, occhi che scrutavano il bosco alle loro spalle.
Dietro di lui, Matthew e Feliciano si fermarono di conseguenza, lanciandogli delle occhiate interrogative. Ludwig le ricambiò appena, consapevole che i due umani ancora non potevano essersene resi conto, visto l'udito meno sviluppato.
“Qualcuno sta arrivando a cavallo.” disse seccamente, gli occhi azzurri e gelidi fermi nel punto in cui il sentiero spariva in mezzo agli alberi. Chiunque fosse, veniva al galoppo, e Ludwig era abbastanza sicuro che chi galoppava a spron battuto in una giornata tranquilla come quella, per un sentierino così stretto, doveva farlo per un motivo ben preciso.
“Nascondetevi nel sottobosco qui accanto.” ordinò “E non uscite per nessun motivo, finché non ve lo dirò io.”
Matthew eseguì l'ordine senza fiatare – avrebbe potuto offrirsi di aiutare il guerriero, ma il suo tono non ammetteva repliche, e, comunque, nascondendosi avrebbe potuto beneficiare dell'effetto sorpresa.
Feliciano ci mise qualche istante di più a processare l'informazione. Lui non sentiva niente, di che cosa stava parlando Ludwig? Il guerriero gli gettò un'occhiata irritata.
“Che aspetti? Va'!” lo scosse, spingendolo verso i cespugli. In quel momento, il principe poté udire il rumore degli zoccoli sul terreno. Il ricordo dell'ultima volta che gli era capitato, pochi giorni prima, riaffiorò chiaro nella sua mente, portandosi dietro tutto il terrore di quell'inseguimento.
Lanciata un'ultima occhiata a Ludwig – se la sarebbe cavata, se si fosse trattato veramente di un nemico? - cercò disperatamente Matthew con gli occhi, ma l'altro sembrava scomparso nel sottobosco.
Spaventato, si rannicchiò alla meglio dietro un cespuglio, chiudendo gli occhi stretti stretti e affondando la fronte tra le ginocchia, pregando gli dei che, qualsiasi cosa stesse per succedere, andasse tutto bene.
Nel frattempo, Ludwig era rimasto piazzato in mezzo al sentiero, mano stretta sul manico della sua mazza, pronto ad affrontare qualsiasi cosa gli si fosse parata davanti, ancora incerto se si trattasse di amico o nemico. Non appena vide il primo cavaliere spuntare da dietro i tronchi, tuttavia, notò la spada sguainata che questo stringeva. Beh, questo metteva l'ipotesi “amico” fuori questione.
Sollevò la sua mazza e, senza distogliere gli occhi dal guerriero che lo stava caricando, si preparò per l'impatto.




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