lontano_lontano (
lontano_lontano) wrote2012-06-28 11:16 am
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Kingdom for a heart - IV capitolo
Titolo: Kingdom for a heart - IV capitolo
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Feliciano (Italia), Ludwig (Germania), Alfred (America), Matthew (Canada), Arthur (Inghilterra), Gilbert (Prussia), Francis (Francia), Antonio (Spagna), Lovino (Romano), Belle (Belgio), Hendrik (Olanda)*, Roderich (Austria), Elizabet (Ungheria), altri che compariranno qui e là, OCs, più un assortimento vario di draghi, grifoni e orsi bianchi.
Pairings: Germania/Italia, Spagna/Romano, Inghilterra/America, Francia/Inghilterra, Francia/Canada, Francia/chiunque, Ungheria/Austria, accenni di Prussia/Ungheria, e altri. Hima li fa, io li accoppio.
Rating: verde come un prato di pratoline per i primi capitoli, ma si farà giallo/rosso man mano che la storia procede.
Genere: fantasy, avventura, romantico.
Avvertimenti: AU, molto AU; creature mitologiche, magie più o meno sensate, OOC pesante (ma richiesto dalla trama), angst e violenza, inciuci, linguaggio colorito di Lovino, Feliciano nudo, Francis nelle mutande di tutti ed altre amenità. Oh, e la mia lentezza nello scrivere.
Trama:
Il principe Feliciano è stato condotto via da Antonio (generale dell'esercito del Regno del Sole), che l'ha allontanato dalla capitale per salvarlo da una congiura di palazzo rivelatagli dal maggiore degli eredi al trono, Lovino. Mentre i due sono in viaggio verso un posto sicuro, vengono attaccati da quelli che si rivelano essere soldati del Regno. Antonio rimane ad affrontarli per consentire a Feliciano di fuggire. Completamente sperduto nei boschi, il principe una notte si imbatte in Ludwig, un guerriero solitario, e in Matthew, un viaggiatore che ha perso i suoi compagni di avventura - o meglio, che è stato perso da essi. Il principe apprende quindi di aver ormai attraversato il confine con il regno vicino, le Lande del Reno, e disperato racconta la sua storia ai due sconosciuti, che, mossi a compassione, si offrono di accompagnarlo fino alla piccola città di Rothenburg, ad appena fue giorni di cammino. Mentre sono in marcia (e Ludwig ha il suo bel daffare per convincere Feliciano, pigro e capriccioso, a tenere il passo), tuttavia, sentono dietro di loro il rumore di cavalli lanciati al galoppo: Ludwig intuisce il pericolo e ordina ai suoi due nuovi compagni di nascondersi nel bosco, mentre si prepara ad affrontare il nemico.
Disclaimer: i personaggi sono di Himaruya e io non traggo alcun profitto da tutto ciò.
Beta Reader:
yuki_delleran
Crediti e Note: vedi il prologo.
Il primo cavaliere non rallentò minimamente quando vide Ludwig prepararsi ad affrontarlo. Gli si avventò contro con foga, e lama e mazza cozzarono pesantemente l'una contro l'altra.
Ludwig si trovò ad arretrare di un passo, sorpreso dalla forza del guerriero: aveva sperato di riuscire a disarmarlo, ma non era andata così. Immediatamente dopo, un secondo cavaliere apparve sul sentiero, ed il guerriero biondo era già pronto ad accoglierlo in maniera adeguata, la mazza ora leggermente abbassata, pronta a mirare alle ginocchia del cavallo. L'altro intuì le sue mosse e frenò lo slancio dell'animale prima di arrivare a portata. Il cavallo nitrì, impennandosi e sollevando spruzzi di terriccio e foglie secche, fermandosi a poca distanza da Ludwig.
Dietro Ludwig, il primo cavaliere si era girato, ed ora entrambi osservavano il biondo dall'alto in basso, spade sguainate, circondandolo. Ludwig, dal canto suo, non lasciò trapelare il minimo disagio, pronto al combattimento.
Tuttavia, con una certa sorpresa da parte del guerriero, il primo cavaliere abbassò la sua lama, lasciando che sul suo viso, circondato da una folta barba scura, comparisse quello che voleva essere un sorriso conciliante. A quanto sembrava, preferiva tentare di evitare il combattimento, se non strettamente necessario.
“Va bene, signor mercenario, che ne dite di mettere via le armi? Siamo qui per riprenderci il principe. Consegnatecelo, e non ci sarà bisogno di battersi.” fece, gesticolando con la mano libera, come a dire che, tra persone ragionevoli, non c'era bisogno di usare le maniere forti.
Ludwig indurì lo sguardo. Dopotutto, Feliciano non mentiva.
“Non so di che stiate parlando.”
“Oh, via, non siamo qui per giocare. Vi abbiamo osservati e seguiti. Il principe deve essere qui da qualche parte, no?” si guardò attorno, come se si aspettasse di vederlo. “Non volete liberarvene?”
Ludwig non disse niente ed il guerriero con la barba si chinò leggermente verso di lui.
“Potrei perfino pagarvi per il disturbo che vi siete preso ad accompagnarlo sin qui.” propose, mellifluo, accarezzando una delle saccocce di cuoio che portava appese alla cintura. Si udì un lievissimo tintinnare di monete.
La sola risposta fu il chiaro disgusto negli occhi di Ludwig, che piegò le labbra in una smorfia.
“Non fare tanto lo schizzinoso, biondino.” la voce del cavaliere si fece fredda. “Siamo in due contro uno, e, non appena avremo finito con te, quel codardo verrà fuori sventolando bandiera bianca.”
Ludwig non commentò – probabilmente, l'altro aveva ragione, per quanto riguardava Feliciano; certo, però, non era intenzionato a dargli ragione per quanto riguardava la prima parte della frase. Alzò la mazza, pronto ad affrontare i due nemici.
Nel frattempo, Feliciano aveva seguito lo scambio di colpi e battute col cuore in gola. Si ricordava vagamente le voci e le facce dei soldati, erano gli stessi che lo avevano attaccato quando si trovava ancora con Antonio (e dov'era Antonio, dov'era?, si chiese disperatamente). Tremò a vedere uno di loro offrire a Ludwig di consegnarlo in cambio di denaro – per un momento, ebbe il terrore che il biondo accettasse – per poi sospirare di sollievo quando capì che il guerriero non ne aveva alcuna intenzione. Era davvero in gamba, questo Ludwig, pensò.
Il sollievo non durò a lungo, comunque, quando capì che si preparavano a combattere. Si irrigidì nel suo nascondiglio fra i rami, occhi chiusi ed orecchie tappate per non sentire quelli che sarebbero stati i colpi delle armi, quando sentì la mano di qualcuno posarglisi su una spalla.
Scattò, terrorizzato – c'era un terzo cavaliere nel bosco, che lo aveva preso alle spalle? Stavano distraendo Ludwig per consentirgli di catturarlo?!
Il principe urlò di terrore. “Lasciami andare, lasciami andareeeee!” strillò, in preda al panico.
Di fronte a lui, però, c'era Matthew, che, silenzioso, era strisciato fino al fianco del principe per essergli vicino in caso di pericolo, e che per poco non si mise a gridare anche lui per lo spavento.
L'urlo di Feliciano interruppe lo scontro tra Ludwig e i due cavalieri, e la mazza del guerriero mancò clamorosamente il suo bersaglio. I due avevano voltato i cavalli e li avevano spronati nel sottobosco, seguendo la voce del principe.
Ludwig lasciò cadere la sua arma. Doveva agire in fretta, se voleva fermarli, e il suo corpo in forma umana era troppo lento per i suoi gusti.
Si lanciò dietro ai cavalieri; un momento prima stava ancora correndo su due gambe, e l'attimo dopo, invece, si ritrovava su quattro potenti zampe dai lunghi artigli sguainati. Due ali maestose si spiegarono sopra la sua schiena, ora ricoperta da una folta pelliccia dorata, e Ludwig le usò per slanciarsi sul cavallo più vicino. L'animale era di poco più alto del grifone, che non faticò ad afferrare il mantello del cavaliere con il suo robusto becco d'aquila, disarcionando l'uomo facilmente.
Il guerriero, stupito dell'attacco improvviso e dall'altrettanto veloce cambio di forma del suo opponente, non aveva tuttavia nessuna intenzione di lasciarsi atterrare. Mentre il grifone attaccava anche l'altro cavallo, tentando di fermare anche la corsa del secondo cavaliere, l'altro si rialzò e sguainò la spada.
La lama colpì Ludwig appena sotto l'ala, ed il grifone si voltò stridendo ad affrontare il nemico.
Nel frattempo, Matthew aveva tentato inutilmente di azzittire il principe: nonostante Feliciano si fosse reso conto dell'errore, il fatto che gli altri si fossero accorti di dove si era nascosto certo non l'aveva calmato.
Afferrato Feliciano per il polso, il biondo tentò di trascinarselo dietro per scappare, quando intravide un lampo dorato tra i tronchi, seguito dalla sparizione di uno dei due cavalieri. Non ebbe comunque il tempo di pensare a cosa poteva essere successo, che l'altro era già praticamente su di loro.
“Feliciano, muovetevi!” lo implorò, strattonandolo – ma l'altro, aggrappato al suo braccio, sembrava paralizzato dal terrore.
In quella, però, Matthew colse un movimento con la coda dell'occhio. Si voltò in tempo per vedere l'orso bianco di quella mattina comparire al loro fianco, i denti bene in vista ed in gola un ruggito che non faceva presagire niente di buono.
Il giovane fece un salto per lo spavento, aggrappandosi a sua volta a Feliciano, ma l'orso non li degnò di uno sguardo. Si parò davanti a loro su due zampe, impedendo loro la vista con la sua immensa massa bianca. L'istante dopo, il nitrito di terrore del cavallo e l'urlo dell'uomo fecero improvvisamente recuperare l'uso delle gambe sia a Matthew che a Feliciano, che si lanciarono a correre. In preda allo spavento, si ritrovarono nuovamente sul sentiero. Si fermarono un momento per guardarsi attorno alla ricerca di Ludwig, ma di lui non c'era traccia... a parte la sua mazza, a terra nel mezzo del sentiero.
Si guardarono in faccia, entrambi terrorizzati. Dal bosco provenivano urla e ruggiti, la cui causa non era difficile immaginare, ed entrambi i giovani volevano correre abbastanza lontano da lasciarsi quei rumori bene alle spalle.
Ma Ludwig doveva essere da qualche parte nel bosco, ora, e probabilmente aveva bisogno d'aiuto... Tuttavia, i due non fecero a tempo a decidere sul da farsi che uno dei due guerrieri – quello con la barba – riapparve sul sentiero, sanguinante, la lama della spada ben alta davanti a sé, anch'essa coperta di sangue.
Subito appresso, comparve il grifone. Le piume dorate sul petto erano striate di rosso, ma i suoi movimenti non sembravano risentirne, quando si scagliò contro l'umano, artigli sguainati. L'altro sollevò la spada, e per un attimo il metallo svanì nell'ala del grifone, che stridette di dolore. Questo tuttavia non fermò il suo impeto e il cavaliere si ritrovò a boccheggiare, pressato al suolo dalle potenti zampe di Ludwig, il suo becco ricurvo a poca distanza dalla gola.
Chi vi ha mandati?
Il becco del grifone non si mosse, ma la voce di Ludwig risuonò, imperiosa, tutt'attorno.
Il guerriero gli rispose con una smorfia. “Non sono affari tuoi!”
Le piume sulla testa del grifone si arruffarono, mentre in gola gli rimbombava un grugnito minaccioso.
Quali sono i vostri piani? Parla! Incalzò Ludwig, gli artigli che adesso penetravano lentamente nella spalla del soldato.
“Non ho niente da dirti, grifone! Che te ne importa di quel codardo, si può sapere?!” replicò l'altro, stringendo i denti per il dolore. Poi, i suoi occhi notarono qualcosa, una piccola croce di onice ed argento che era semicelata dal piumaggio dorato sul collo del grifone.
“Oooh, capisco... indossi la croce reale. Sei uno dei principi delle Lande del Reno, non è così? Guarda che colpo di fortuna, cerco un principe, e ne trovo ben due!” commentò con un certo sarcasmo.
Ludwig si irrigidì, ma l'altro andò avanti a parlare, quasi gridando.
“Credimi, non staresti qui a difenderlo se lo vedessi a corte! Una disgrazia del genere non può davvero regnare! Non mi sarei mai aspettato di vedere un grifone prendere le difese di un tale codardo... ma il mio padrone ne sarà più che felice! Un'ottima scusa per addossare tutte le colpe al vostro regno!” e quasi si mise a ridere.
Gli artigli di Ludwig gli si impiantarono a fondo nella carne, e le risate si smorzarono in un gemito di dolore.
Peccato che tu non potrai raccontarlo a nessuno! Ringhiò, gelido.
“Oh, io no. Ma ho un terzo socio, a poca distanza da qui, che ha ascoltato tutto.” replicò calmo.
In quella, si udì distintamente il rumore di zoccoli di un cavallo che si allontanava al galoppo.
Ludwig rizzò la testa, sorpreso. L'attenzione rivolta ai due che li stavano attaccando, non si era accorto del terzo cavaliere. Fece per aprire le ali e tentare di spiccare il volo per inseguirlo, ma un tremito di dolore lo fece vacillare. Soffiando, si voltò infuriato contro l'altro guerriero ancora a terra, giusto in tempo per vedere che stava ingoiando qualcosa.
Tu! Farai meglio a parlare o...
Si fermò a metà frase: l'uomo era in preda alle convulsioni, una schiuma bianca che gli affiorava sulle labbra. Durarono ancora qualche istante, e poi il corpo ricadde, inerte.
Ludwig si guardò attorno, la coda che frustava il terreno. Veleno, ovviamente – la morte, piuttosto che il rischio di rivelare qualcosa al nemico.
Dov'è finito l'altro? Chiese, voltandosi verso i compagni.
Matthew e Feliciano avevano fissato la scena ad occhi spalancati, temendo ad ogni attimo che tutto volgesse al peggio. Gli ci era voluto qualche istante per comprendere che il grifone era Ludwig, e gli eventi, in seguito, si erano succeduti con troppa velocità perché potessero anche pensare di intervenire.
Ora che l'altro si rivolgeva loro direttamente, tuttavia, Matthew sembrò risvegliarsi.
“Ah, sì! Era... era nel bosco! Ci stava venendo addosso... poi... poi è comparso l'orso. Il mio orso, sì.” già che ci pensava, le urla provenienti dal folto degli alberi erano finite da un bel po', ed ora tutto era silenzioso. Questo faceva presagire a Matthew come fosse finita la battaglia, là dentro, e non era un pensiero molto confortevole.
Il grifone si girò e fece per avviarsi tra i cespugli, ma Matthew lo fermò.
“Aspetta! Sei ferito... vado io a controllare! Ho... dunque... ho un pugnale, sì.” disse, afferrando il coltello da caccia che portava legato alla cintura e che non aveva nemmeno avuto la prontezza di riflessi di sfoderare, prima. Comunque, aveva la netta impressione che ora non gli sarebbe servito. Quando fece per muoversi, però, scoprì che Feliciano era ancora aggrappato al suo braccio, e tremava vistosamente.
Gentilmente, si liberò della presa del principe e sparì cauto nell'ombra degli alberi. Feliciano lo osservò andare, e poi si avvicinò al tronco dell'albero più vicino, per appoggiarvi la schiena. Si sentiva le gambe molli e temeva di crollare a terra da un momento all'altro.
Tenne gli occhi fissi a terra: la sola idea del cadavere che c'era lì nelle vicinanze e di tutto il sangue che macchiava il terreno lo faceva stare male. Era così, dunque? Lo volevano uccidere perché era inutile? Meritava di morire perché era un cattivo principe? Tremava e sentiva un nodo doloroso all'altezza dello stomaco.
Sei ferito?
Feliciano alzò gli occhi per incontrare quelli di Ludwig. Anche nella sua forma di grifone, le iridi erano azzurro ghiaccio, chiarissime e limpide come il cielo terso. I giochi di luce ed ombra del fogliame per un momento intarsiarono un complicato gioco di riflessi sulle sue piume e sulla sua pelliccia dorata, e per qualche istante Feliciano restò a fissarlo, perso. Era come se avesse già vissuto quella scena, come se il grifone gli fosse famigliare. Ma, confuso e spaventato com'era, non riusciva a dare una forma a quella sua impressione.
Si riscosse, quando si avvide del sangue scarlatto che correva lungo una delle zampe del grifone.
“No, no... io... sono a posto. Tu, però...” indicò impacciato la spalla di Ludwig, distogliendo nuovamente lo sguardo. Lo sguardo severo del grifone lo metteva in soggezione, anche più della sua corrispondente forma umana, che già era piuttosto severa.
Non è niente di grave. Ma tu sei sicuro di stare bene? Quegli uomini hanno appena tentato di ucciderti.
Feliciano scosse la testa. “Sono spaventato, ma sto bene.” gli uscì un pallido sorriso. “Grazie per avermi aiutato e per non avermi consegnato a loro.” aggiunse. Nonostante gli fosse autenticamente grato, la frase gli uscì in un tono triste; Antonio aveva fatto lo stesso per lui, e non lo aveva più rivisto. Tentò di ricacciare indietro le lacrime, asciugandosi gli occhi col dorso della mano.
Il grifone arruffò le piume, raspando leggermente il terreno, imbarazzato.
Ho fatto il mio dovere. Il pericolo è passato, adesso.
Feliciano tirò su col naso, annuendo. “Hai rischiato molto, però... sei davvero uno dei principi delle Lande?” chiese, ricordando lo spezzone della conversazione avvenuta prima. Nel caos generale del momento, non si sentiva nemmeno troppo sorpreso ad apprendere una simile notizia.
Il grifone arruffò appena le penne.
Sì. Il secondo principe, in linea di successione.
Feliciano annuì; nonostante fosse egli stesso un principe, non aveva esitato a difenderlo rischiando la sua stessa vita.
“Aspetta, dovrei avere delle bende...”
Mise lo zaino a terra e iniziò a frugarvi. Nel frattempo, Ludwig prese a lisciarsi cautamente le piume, là dove la spada lo aveva colpito, soffiando leggermente per il dolore. La mano di Feliciano riemerse, stringendo le bende, ma poi si fermò a mezz'aria, non sapendo da dove cominciare.
Ludwig lo guardò, rendendosi conto che probabilmente il principe non aveva mai nemmeno toccato una ferita umana, figuriamoci quella di un grifone.
Lascia, posso fare da solo, se torno in forma umana.
Feliciano rimase ad osservare, stupito, la metamorfosi che avvenne in un batter d'occhio sotto il suo sguardo meravigliato. Le piume vennero risucchiate improvvisamente nel corpo del grifone, che si era nel frattempo rimpicciolito, e d'un tratto l'oro sfavillante rimase a luccicare solo sui capelli di Ludwig, che adesso gli ricadevano in ciocche sparse sulla fronte. La tunica che indossava si tinse prontamente di rosso all'altezza della spalla, prima che lui riuscisse a slacciarla e toglierla. Il taglio non sembrava troppo profondo, ma era lungo e partiva dalla spalla dell'uomo per attraversargli tutta la scapola.
Prese le bende, Ludwig si tamponò il sangue come meglio poteva, cercando di passarle attorno alla spalla per fermarle, ma non era un lavoro semplice, date le fitte di dolore che lo assalivano ad ogni movimento.
Feliciano non era troppo entusiasta della situazione – detestava la vista del sangue, gli faceva impressione – ma non poteva ignorare il fatto che Ludwig fosse in difficoltà.
“Posso aiutarti?” chiese, quasi timido, e Ludwig, consapevole che una mano in più gli avrebbe fatto comodo, anche se era restio all'idea di farsi aiutare, annuì.
“Va bene, tieni qui.” disse, indicando all'altro di puntare un dito per tener fermo un capo della benda, mentre sistemava il resto. La mano di Feliciano tremava ancora un po', ma il principe fece un respiro profondo, imponendosi di rimanere calmo mentre aiutava l'altro a fissare le bende.
In quella, le frasche del sottobosco si mossero e Matthew ricomparve sul sentiero. A vedere di chi si trattava, Ludwig rilassò i muscoli che si erano sensibilmente tesi all'udire i passi dell'altro.
“Allora?” indagò il biondo.
Matthew era quasi verdognolo in viso, ed aveva l'aria di chi stava per vomitare (o di chi l'aveva già fatto).
“Non è... uh... rimasto molto di quel guerriero, lì dentro.” disse indicando dietro di sé. “L'orso è sparito, ma non prima di aver completato il lavoro.” commentò. Non fosse stato per la voce che gli tremava, il tono di Matthew sarebbe potuto suonare quasi sarcastico.
Ludwig notò alcune foglie macchiate di sangue sugli stivali del biondo e poté immaginare la scena al di là degli alberi.
Nel frattempo, Feliciano, stringendo i denti per non farsi impressionare troppo dal rosso che macchiava le bende, aveva finito di sistemare la fasciatura sulla schiena di Ludwig alla bell'e meglio.
“Fa tanto male?” indagò.
L'altro scosse la testa. “No, non è davvero niente di che.” rispose, rivestendosi lentamente, attento a non fare movimenti inconsulti con la spalla ferita, e tornando ad avvicinarsi al cadavere del guerriero contro cui si era battuto.
“Sembra che i tuoi inseguitori siano ben determinati a toglierti di mezzo, Feliciano.” commentò il biondo, scostando con la punta dello stivale il viso bluastro dell'uomo che si era tolto la vita. “Inoltre, chiunque ci sia dietro, deve trattarsi di qualcuno di potente. Nessuno si sarebbe tolto la vita così, se avessero voluto semplicemente sequestrarti e chiedere un riscatto...” Ludwig si voltò verso Feliciano, che aveva lo sguardo fisso altrove.
“Chi potrebbe essere che, alla corte del Regno del Sole, congiura per guadagnarsi il trono?” domandò, diretto.
Il brunetto sobbalzò. “Per prendere il trono?!” annaspò “Ma perché mai?”
Ludwig alzò un sopracciglio “Devo davvero elencarti delle ragioni per cui un qualsiasi nobile ambirebbe a prendere il posto del suo sovrano?”
“No, intendo che non sono io l'erede al torno, ma mio fratello maggiore. Se volessero davvero guadagnarsi il potere, dovrebbero... oh, no!” si portò una mano alla bocca. Lovino! Lovino era l'erede al torno, era lui che avrebbero dovuto togliere di mezzo, lui ed il re loro padre.
“Sono tutti in pericolo, a casa!” esclamò il principe, improvvisamente di nuovo nel panico “Devo tornare indietro ad avvertirli, o chissà cosa potrebbe succedere se...”
“Tornare indietro quando con ogni probabilità ad aspettarti ci sono stuoli di guerrieri come questo – fece Ludwig – non è la cosa più saggia da fare, Feliciano. E poi, se il tuo generale ti ha portato via, probabilmente era a conoscenza della congiura e lo ha fatto per difenderti.” ragionò Ludwig.
Feliciano strinse i pugni. Il desiderio di tornare indietro era forte, ma lo era altrettanto la paura di quello che poteva aspettarlo al suo ritorno. Eppure, suo fratello...
“Ma non posso non far nulla.” protestò debolmente alla fine. “Devo avvertirli.”
Ludwig annuì, sempre pensoso. Certo il principe Feliciano non era il tipo da tornare indietro, sistemare la situazione a suon di spada e salvare il Regno, questo era poco ma sicuro.
“Puoi contare su di me, per questo. I nostri Regni sono alleati, una volta a Rothenburg troverò il modo di contattare la tua famiglia. Non so cosa volesse dire quest'uomo quando ha parlato di 'addossare le colpe al mio regno', ma certo nessuno del mio casato può rimanere fermo mentre si porta avanti un tale piano ai danni di una famiglia amica.” rispose Ludwig, corrucciato e meditabondo.
Feliciano lo ascoltava con gli occhi lucidi e, quando l'altro ebbe finito di parlare, corse ad abbracciarlo ed a ringraziarlo profusamente.
“Ma che fai!? Un po' di contegno!” esclamò Ludwig, divincolandosi per sfuggire alla stretta, ma l'altro non sembrava darsi cura del loro rango regale né di nient'altro, mentre affondava il viso nel suo petto.
La risata soffocata che provenne dalle loro spalle li fece finalmente voltare, per scoprire un Matthew che, approfittandosi del fatto che i due sembravano essersi dimenticati di lui, non aveva potuto trattenersi dal ridacchiare apertamente del siparietto che avevano inscenato.
“Oh.” il giovane ammutolì improvvisamente. “S-sono desolato, v-vostre altezze...?” fece, tirandosi una ciocca di capelli, in imbarazzo.
Già. Se da un lato veniva quasi difficile trattare Feliciano come un vero principe, visto il suo comportamento espansivo ed infantile, dall'altro invece Ludwig si era tenuto sulle sue fin dal principio, ma Matthew certo non si sarebbe mai aspettato che anche lui si rivelasse di sangue blu. La cosa lo metteva in una certa difficoltà: il giovane non era avvezzo a trattare con l'alta nobiltà.
“Lascia stare gli appellativi. Io...” questa volta, fu Ludwig a ravviarsi indietro i capelli, imbarazzato. “Mi scuso se non mi sono presentato a voi con la mia vera identità. Potete ben comprendere che un principe che viaggia da solo, solitamente, non dovrebbe andare in giro a sbandierare il suo nome.” e dicendo questo, fulminò con lo sguardo Feliciano, che di queste precauzioni sembrava completamente ignaro.
“Mi dispiace se scoprire la mia, uhm, vera natura vi ha in qualche modo... spaventato.” aggiunse, incerto.
Feliciano, che era ancora aggrappato a lui come ad una sorta di ancora di salvezza, scosse la testa con vigore.
“Ti devo la vita! E non hai nemmeno intenzione di abbandonarmi al mio destino... il resto non importa.” ammise onestamente, con un tono sincero che fece arrossire Ludwig fin sulla punta del naso. Ah, come odiava la pelle glabra e chiara degli umani...!
Matthew annuì a sua volta, composto.
“Non credo che la cosa mi spaventi in alcun modo.” rispose semplicemente. Non che questo significasse che Ludwig, in generale, non gli incutesse un certo timore – ma proprio per questo, sapere che l'uomo era in realtà un grifone faceva combaciare perfettamente i dettagli da lui finora notati.
“Solo...” Matthew fece una piccola pausa, rendendosi conto di aver parlato prima di quanto non avesse voluto. Ora gli altri lo stavano guardando, però, e si costrinse ad andare avanti. “Ecco, se c'è qualcos'altro di voi che ancora occorre sapere – qualcosa che può costarci la vita, intendo – forse sarebbe il caso di dirlo subito. Prima che accadano altri spiacevoli incidenti, insomma.” terminò ad occhi bassi, sperando che gli altri non lo ritenessero troppo sfacciato.
Feliciano, finalmente staccatosi da Ludwig, scosse la testa.
“Non so molto di più, sulla mia situazione, di quanto non sappiate voi...” ammise stringendosi nelle spalle.
“Non c'è nulla che ritengo sia importante aggiungere, su di me.” disse invece il biondo, più sulle sue. Matthew non gli sembrava pericoloso, anzi, aveva apprezzato il sangue freddo che aveva mantenuto in quella situazione, ma era ancora restio a parlargli di sé. Bastava ed avanzava già Feliciano, che aveva candore da vendere. “Se ti riferisci al perché mi trovassi da solo, lontano dalla città, a me e mio fratello non dispiace condurre qualche giro d'esplorazione in solitaria, quando possiamo.” spiegò comunque. In fondo, Matthew aveva rischiato la vita, in quell'attacco a sorpresa.
“Temi che viaggiare in nostra compagnia possa nuocerti?” chiese francamente. Avrebbe potuto capire se l'altro avesse deciso di separare lì i loro percorsi, ma non era sicuro che avrebbe potuto permetterglielo: da quel poco che aveva potuto capire della situazione di Feliciano, doveva trattarsi di una congiura ai suoi danni, e non era certo di potersi fidare di Matthew sul fatto di non diffondere in giro la voce.
Ma l'altro scosse la testa.
“No... voglio dire, forse, però preferisco viaggiare in compagnia, invece che da solo. Poi, manca poco a Rothenburg, giusto?”
“Veee? Vuoi dire che rimarrai con noi? Grazie!” mentre toccava a Matthew il turno di subire il caloroso ringraziamento di Feliciano (contro cui Matthew, imbarazzato, non ebbe comunque il coraggio di protestare), Ludwig li osservava in silenzio. Sì, per fortuna mancava poco alla cittadina, e una volta lì, sperava di poter vederci un po' più chiaro in quello che stava accadendo.
“Va bene, basta così.” fece ad un certo punto, interrompendo bruscamente le moine dell'altro principe. “Dobbiamo rimetterci in marcia... e liberarci di quel cadavere.”
~*~
Seduti al tavolo di una delle poche locande della piccola cittadina di Rothenburg stavano tre uomini biondi. Avevano appena finito di consumare il loro pranzo, e nel mezzo della tavola ora rimaneva solo una pila di piatti sporchi ed unti.
Uno dei tre, il più basso, aveva l'aria indispettita, le folte sopracciglia corrugate, e tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo vicino al boccale di birra ancora mezzo pieno.
“Ancora non riesco a credere che tu sia riuscito a perdere tuo fratello, Alfred. Sei un vero, dannato disastro!” sibilò.
“Ah, ma c'era folla, e poi lo sai che Matthew ha la brutta abitudine di sparire anche quando ce l'hai sotto il naso...” replicò il più giovane tra i tre, un ragazzo robusto dai grandi occhi celesti nascosti da un paio di occhiali.
“Appunto, avresti dovuto fare più attenzione! Ma che pretendo, ragioni solo con la spada... e comunque, spero tanto che tu non ti sia sbagliato e che Matthew sia diretto qui!” fece in tono minaccioso, puntando un indice contro il terzo uomo.
Questo sorrise, il viso affabile ed affascinante incorniciato da boccoli dorati e da una corta barba chiara.
“Arthur, Arthur, mi conosci da tutti questi anni e ancora non ti fidi di me?”
Il biondo di nome Arthur fece una smorfia. “Se non ti conoscessi così bene, Francis, sarei quasi tentato di farlo.” replicò secco. “Sono due giorni che siamo fermi in questo buco, e le nostre ricerche sono ad un punto di stallo!” sibilò, protendendosi verso Francis “Tu lo sai che quello che...” si bloccò, si guardò intorno ed abbassò la voce, gli occhi una fiamma verde sotto le sopracciglia scure. “Lo sai che la cosa che sto cercando deve essere trovata al più presto. Non posso permettermi di perdere del tempo prezioso.”
L'altro esibì un sorriso sornione. “Lo so, lo so. Ma non dovremo aspettare molto perché ci raggiunga, fidati. Te l'ho detto, per precauzione l'ho dotato di una compagnia... speciale.” Naturalmente, si riferiva allo speciale animaletto da compagnia che aveva pensato di regalare a Matthew prima della loro partenza dalle Isole.
Francis ammiccò, ed Arthur si voltò dall'altra con un sospiro di esasperazione. Francis aveva dei tratti decisamente affascinanti - come tutti gli appartenenti alla stirpe elfica, d'altronde - ma su di lui sembrano avere poco effetto.
“In ogni caso, arriverà presto. E non da solo, da quanto posso capire.” commentò meditabondo, sistemandosi una ciocca color miele dietro l'orecchio appuntito.
Già. Sembrava che Matthew si fosse fatto degli amici, sulla strada. Amici che portavano guai.
Per un momento, Francis si chiese se non avrebbe dovuto accennarne ad Arthur, ma poi si disse che questa novità avrebbe avuto solo l'effetto di far adirare l'altro ancora di più e di guastargli la digestione.
No, meglio l'effetto sorpresa, pensò con un sorrisetto furbo.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Feliciano (Italia), Ludwig (Germania), Alfred (America), Matthew (Canada), Arthur (Inghilterra), Gilbert (Prussia), Francis (Francia), Antonio (Spagna), Lovino (Romano), Belle (Belgio), Hendrik (Olanda)*, Roderich (Austria), Elizabet (Ungheria), altri che compariranno qui e là, OCs, più un assortimento vario di draghi, grifoni e orsi bianchi.
Pairings: Germania/Italia, Spagna/Romano, Inghilterra/America, Francia/Inghilterra, Francia/Canada, Francia/chiunque, Ungheria/Austria, accenni di Prussia/Ungheria, e altri. Hima li fa, io li accoppio.
Rating: verde come un prato di pratoline per i primi capitoli, ma si farà giallo/rosso man mano che la storia procede.
Genere: fantasy, avventura, romantico.
Avvertimenti: AU, molto AU; creature mitologiche, magie più o meno sensate, OOC pesante (ma richiesto dalla trama), angst e violenza, inciuci, linguaggio colorito di Lovino, Feliciano nudo, Francis nelle mutande di tutti ed altre amenità. Oh, e la mia lentezza nello scrivere.
Trama:
Il principe Feliciano è stato condotto via da Antonio (generale dell'esercito del Regno del Sole), che l'ha allontanato dalla capitale per salvarlo da una congiura di palazzo rivelatagli dal maggiore degli eredi al trono, Lovino. Mentre i due sono in viaggio verso un posto sicuro, vengono attaccati da quelli che si rivelano essere soldati del Regno. Antonio rimane ad affrontarli per consentire a Feliciano di fuggire. Completamente sperduto nei boschi, il principe una notte si imbatte in Ludwig, un guerriero solitario, e in Matthew, un viaggiatore che ha perso i suoi compagni di avventura - o meglio, che è stato perso da essi. Il principe apprende quindi di aver ormai attraversato il confine con il regno vicino, le Lande del Reno, e disperato racconta la sua storia ai due sconosciuti, che, mossi a compassione, si offrono di accompagnarlo fino alla piccola città di Rothenburg, ad appena fue giorni di cammino. Mentre sono in marcia (e Ludwig ha il suo bel daffare per convincere Feliciano, pigro e capriccioso, a tenere il passo), tuttavia, sentono dietro di loro il rumore di cavalli lanciati al galoppo: Ludwig intuisce il pericolo e ordina ai suoi due nuovi compagni di nascondersi nel bosco, mentre si prepara ad affrontare il nemico.
Disclaimer: i personaggi sono di Himaruya e io non traggo alcun profitto da tutto ciò.
Beta Reader:
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Crediti e Note: vedi il prologo.
~*~
Capitolo IV
Capitolo IV
Il primo cavaliere non rallentò minimamente quando vide Ludwig prepararsi ad affrontarlo. Gli si avventò contro con foga, e lama e mazza cozzarono pesantemente l'una contro l'altra.
Ludwig si trovò ad arretrare di un passo, sorpreso dalla forza del guerriero: aveva sperato di riuscire a disarmarlo, ma non era andata così. Immediatamente dopo, un secondo cavaliere apparve sul sentiero, ed il guerriero biondo era già pronto ad accoglierlo in maniera adeguata, la mazza ora leggermente abbassata, pronta a mirare alle ginocchia del cavallo. L'altro intuì le sue mosse e frenò lo slancio dell'animale prima di arrivare a portata. Il cavallo nitrì, impennandosi e sollevando spruzzi di terriccio e foglie secche, fermandosi a poca distanza da Ludwig.
Dietro Ludwig, il primo cavaliere si era girato, ed ora entrambi osservavano il biondo dall'alto in basso, spade sguainate, circondandolo. Ludwig, dal canto suo, non lasciò trapelare il minimo disagio, pronto al combattimento.
Tuttavia, con una certa sorpresa da parte del guerriero, il primo cavaliere abbassò la sua lama, lasciando che sul suo viso, circondato da una folta barba scura, comparisse quello che voleva essere un sorriso conciliante. A quanto sembrava, preferiva tentare di evitare il combattimento, se non strettamente necessario.
“Va bene, signor mercenario, che ne dite di mettere via le armi? Siamo qui per riprenderci il principe. Consegnatecelo, e non ci sarà bisogno di battersi.” fece, gesticolando con la mano libera, come a dire che, tra persone ragionevoli, non c'era bisogno di usare le maniere forti.
Ludwig indurì lo sguardo. Dopotutto, Feliciano non mentiva.
“Non so di che stiate parlando.”
“Oh, via, non siamo qui per giocare. Vi abbiamo osservati e seguiti. Il principe deve essere qui da qualche parte, no?” si guardò attorno, come se si aspettasse di vederlo. “Non volete liberarvene?”
Ludwig non disse niente ed il guerriero con la barba si chinò leggermente verso di lui.
“Potrei perfino pagarvi per il disturbo che vi siete preso ad accompagnarlo sin qui.” propose, mellifluo, accarezzando una delle saccocce di cuoio che portava appese alla cintura. Si udì un lievissimo tintinnare di monete.
La sola risposta fu il chiaro disgusto negli occhi di Ludwig, che piegò le labbra in una smorfia.
“Non fare tanto lo schizzinoso, biondino.” la voce del cavaliere si fece fredda. “Siamo in due contro uno, e, non appena avremo finito con te, quel codardo verrà fuori sventolando bandiera bianca.”
Ludwig non commentò – probabilmente, l'altro aveva ragione, per quanto riguardava Feliciano; certo, però, non era intenzionato a dargli ragione per quanto riguardava la prima parte della frase. Alzò la mazza, pronto ad affrontare i due nemici.
Nel frattempo, Feliciano aveva seguito lo scambio di colpi e battute col cuore in gola. Si ricordava vagamente le voci e le facce dei soldati, erano gli stessi che lo avevano attaccato quando si trovava ancora con Antonio (e dov'era Antonio, dov'era?, si chiese disperatamente). Tremò a vedere uno di loro offrire a Ludwig di consegnarlo in cambio di denaro – per un momento, ebbe il terrore che il biondo accettasse – per poi sospirare di sollievo quando capì che il guerriero non ne aveva alcuna intenzione. Era davvero in gamba, questo Ludwig, pensò.
Il sollievo non durò a lungo, comunque, quando capì che si preparavano a combattere. Si irrigidì nel suo nascondiglio fra i rami, occhi chiusi ed orecchie tappate per non sentire quelli che sarebbero stati i colpi delle armi, quando sentì la mano di qualcuno posarglisi su una spalla.
Scattò, terrorizzato – c'era un terzo cavaliere nel bosco, che lo aveva preso alle spalle? Stavano distraendo Ludwig per consentirgli di catturarlo?!
Il principe urlò di terrore. “Lasciami andare, lasciami andareeeee!” strillò, in preda al panico.
Di fronte a lui, però, c'era Matthew, che, silenzioso, era strisciato fino al fianco del principe per essergli vicino in caso di pericolo, e che per poco non si mise a gridare anche lui per lo spavento.
L'urlo di Feliciano interruppe lo scontro tra Ludwig e i due cavalieri, e la mazza del guerriero mancò clamorosamente il suo bersaglio. I due avevano voltato i cavalli e li avevano spronati nel sottobosco, seguendo la voce del principe.
Ludwig lasciò cadere la sua arma. Doveva agire in fretta, se voleva fermarli, e il suo corpo in forma umana era troppo lento per i suoi gusti.
Si lanciò dietro ai cavalieri; un momento prima stava ancora correndo su due gambe, e l'attimo dopo, invece, si ritrovava su quattro potenti zampe dai lunghi artigli sguainati. Due ali maestose si spiegarono sopra la sua schiena, ora ricoperta da una folta pelliccia dorata, e Ludwig le usò per slanciarsi sul cavallo più vicino. L'animale era di poco più alto del grifone, che non faticò ad afferrare il mantello del cavaliere con il suo robusto becco d'aquila, disarcionando l'uomo facilmente.
Il guerriero, stupito dell'attacco improvviso e dall'altrettanto veloce cambio di forma del suo opponente, non aveva tuttavia nessuna intenzione di lasciarsi atterrare. Mentre il grifone attaccava anche l'altro cavallo, tentando di fermare anche la corsa del secondo cavaliere, l'altro si rialzò e sguainò la spada.
La lama colpì Ludwig appena sotto l'ala, ed il grifone si voltò stridendo ad affrontare il nemico.
Nel frattempo, Matthew aveva tentato inutilmente di azzittire il principe: nonostante Feliciano si fosse reso conto dell'errore, il fatto che gli altri si fossero accorti di dove si era nascosto certo non l'aveva calmato.
Afferrato Feliciano per il polso, il biondo tentò di trascinarselo dietro per scappare, quando intravide un lampo dorato tra i tronchi, seguito dalla sparizione di uno dei due cavalieri. Non ebbe comunque il tempo di pensare a cosa poteva essere successo, che l'altro era già praticamente su di loro.
“Feliciano, muovetevi!” lo implorò, strattonandolo – ma l'altro, aggrappato al suo braccio, sembrava paralizzato dal terrore.
In quella, però, Matthew colse un movimento con la coda dell'occhio. Si voltò in tempo per vedere l'orso bianco di quella mattina comparire al loro fianco, i denti bene in vista ed in gola un ruggito che non faceva presagire niente di buono.
Il giovane fece un salto per lo spavento, aggrappandosi a sua volta a Feliciano, ma l'orso non li degnò di uno sguardo. Si parò davanti a loro su due zampe, impedendo loro la vista con la sua immensa massa bianca. L'istante dopo, il nitrito di terrore del cavallo e l'urlo dell'uomo fecero improvvisamente recuperare l'uso delle gambe sia a Matthew che a Feliciano, che si lanciarono a correre. In preda allo spavento, si ritrovarono nuovamente sul sentiero. Si fermarono un momento per guardarsi attorno alla ricerca di Ludwig, ma di lui non c'era traccia... a parte la sua mazza, a terra nel mezzo del sentiero.
Si guardarono in faccia, entrambi terrorizzati. Dal bosco provenivano urla e ruggiti, la cui causa non era difficile immaginare, ed entrambi i giovani volevano correre abbastanza lontano da lasciarsi quei rumori bene alle spalle.
Ma Ludwig doveva essere da qualche parte nel bosco, ora, e probabilmente aveva bisogno d'aiuto... Tuttavia, i due non fecero a tempo a decidere sul da farsi che uno dei due guerrieri – quello con la barba – riapparve sul sentiero, sanguinante, la lama della spada ben alta davanti a sé, anch'essa coperta di sangue.
Subito appresso, comparve il grifone. Le piume dorate sul petto erano striate di rosso, ma i suoi movimenti non sembravano risentirne, quando si scagliò contro l'umano, artigli sguainati. L'altro sollevò la spada, e per un attimo il metallo svanì nell'ala del grifone, che stridette di dolore. Questo tuttavia non fermò il suo impeto e il cavaliere si ritrovò a boccheggiare, pressato al suolo dalle potenti zampe di Ludwig, il suo becco ricurvo a poca distanza dalla gola.
Chi vi ha mandati?
Il becco del grifone non si mosse, ma la voce di Ludwig risuonò, imperiosa, tutt'attorno.
Il guerriero gli rispose con una smorfia. “Non sono affari tuoi!”
Le piume sulla testa del grifone si arruffarono, mentre in gola gli rimbombava un grugnito minaccioso.
Quali sono i vostri piani? Parla! Incalzò Ludwig, gli artigli che adesso penetravano lentamente nella spalla del soldato.
“Non ho niente da dirti, grifone! Che te ne importa di quel codardo, si può sapere?!” replicò l'altro, stringendo i denti per il dolore. Poi, i suoi occhi notarono qualcosa, una piccola croce di onice ed argento che era semicelata dal piumaggio dorato sul collo del grifone.
“Oooh, capisco... indossi la croce reale. Sei uno dei principi delle Lande del Reno, non è così? Guarda che colpo di fortuna, cerco un principe, e ne trovo ben due!” commentò con un certo sarcasmo.
Ludwig si irrigidì, ma l'altro andò avanti a parlare, quasi gridando.
“Credimi, non staresti qui a difenderlo se lo vedessi a corte! Una disgrazia del genere non può davvero regnare! Non mi sarei mai aspettato di vedere un grifone prendere le difese di un tale codardo... ma il mio padrone ne sarà più che felice! Un'ottima scusa per addossare tutte le colpe al vostro regno!” e quasi si mise a ridere.
Gli artigli di Ludwig gli si impiantarono a fondo nella carne, e le risate si smorzarono in un gemito di dolore.
Peccato che tu non potrai raccontarlo a nessuno! Ringhiò, gelido.
“Oh, io no. Ma ho un terzo socio, a poca distanza da qui, che ha ascoltato tutto.” replicò calmo.
In quella, si udì distintamente il rumore di zoccoli di un cavallo che si allontanava al galoppo.
Ludwig rizzò la testa, sorpreso. L'attenzione rivolta ai due che li stavano attaccando, non si era accorto del terzo cavaliere. Fece per aprire le ali e tentare di spiccare il volo per inseguirlo, ma un tremito di dolore lo fece vacillare. Soffiando, si voltò infuriato contro l'altro guerriero ancora a terra, giusto in tempo per vedere che stava ingoiando qualcosa.
Tu! Farai meglio a parlare o...
Si fermò a metà frase: l'uomo era in preda alle convulsioni, una schiuma bianca che gli affiorava sulle labbra. Durarono ancora qualche istante, e poi il corpo ricadde, inerte.
Ludwig si guardò attorno, la coda che frustava il terreno. Veleno, ovviamente – la morte, piuttosto che il rischio di rivelare qualcosa al nemico.
Dov'è finito l'altro? Chiese, voltandosi verso i compagni.
Matthew e Feliciano avevano fissato la scena ad occhi spalancati, temendo ad ogni attimo che tutto volgesse al peggio. Gli ci era voluto qualche istante per comprendere che il grifone era Ludwig, e gli eventi, in seguito, si erano succeduti con troppa velocità perché potessero anche pensare di intervenire.
Ora che l'altro si rivolgeva loro direttamente, tuttavia, Matthew sembrò risvegliarsi.
“Ah, sì! Era... era nel bosco! Ci stava venendo addosso... poi... poi è comparso l'orso. Il mio orso, sì.” già che ci pensava, le urla provenienti dal folto degli alberi erano finite da un bel po', ed ora tutto era silenzioso. Questo faceva presagire a Matthew come fosse finita la battaglia, là dentro, e non era un pensiero molto confortevole.
Il grifone si girò e fece per avviarsi tra i cespugli, ma Matthew lo fermò.
“Aspetta! Sei ferito... vado io a controllare! Ho... dunque... ho un pugnale, sì.” disse, afferrando il coltello da caccia che portava legato alla cintura e che non aveva nemmeno avuto la prontezza di riflessi di sfoderare, prima. Comunque, aveva la netta impressione che ora non gli sarebbe servito. Quando fece per muoversi, però, scoprì che Feliciano era ancora aggrappato al suo braccio, e tremava vistosamente.
Gentilmente, si liberò della presa del principe e sparì cauto nell'ombra degli alberi. Feliciano lo osservò andare, e poi si avvicinò al tronco dell'albero più vicino, per appoggiarvi la schiena. Si sentiva le gambe molli e temeva di crollare a terra da un momento all'altro.
Tenne gli occhi fissi a terra: la sola idea del cadavere che c'era lì nelle vicinanze e di tutto il sangue che macchiava il terreno lo faceva stare male. Era così, dunque? Lo volevano uccidere perché era inutile? Meritava di morire perché era un cattivo principe? Tremava e sentiva un nodo doloroso all'altezza dello stomaco.
Sei ferito?
Feliciano alzò gli occhi per incontrare quelli di Ludwig. Anche nella sua forma di grifone, le iridi erano azzurro ghiaccio, chiarissime e limpide come il cielo terso. I giochi di luce ed ombra del fogliame per un momento intarsiarono un complicato gioco di riflessi sulle sue piume e sulla sua pelliccia dorata, e per qualche istante Feliciano restò a fissarlo, perso. Era come se avesse già vissuto quella scena, come se il grifone gli fosse famigliare. Ma, confuso e spaventato com'era, non riusciva a dare una forma a quella sua impressione.
Si riscosse, quando si avvide del sangue scarlatto che correva lungo una delle zampe del grifone.
“No, no... io... sono a posto. Tu, però...” indicò impacciato la spalla di Ludwig, distogliendo nuovamente lo sguardo. Lo sguardo severo del grifone lo metteva in soggezione, anche più della sua corrispondente forma umana, che già era piuttosto severa.
Non è niente di grave. Ma tu sei sicuro di stare bene? Quegli uomini hanno appena tentato di ucciderti.
Feliciano scosse la testa. “Sono spaventato, ma sto bene.” gli uscì un pallido sorriso. “Grazie per avermi aiutato e per non avermi consegnato a loro.” aggiunse. Nonostante gli fosse autenticamente grato, la frase gli uscì in un tono triste; Antonio aveva fatto lo stesso per lui, e non lo aveva più rivisto. Tentò di ricacciare indietro le lacrime, asciugandosi gli occhi col dorso della mano.
Il grifone arruffò le piume, raspando leggermente il terreno, imbarazzato.
Ho fatto il mio dovere. Il pericolo è passato, adesso.
Feliciano tirò su col naso, annuendo. “Hai rischiato molto, però... sei davvero uno dei principi delle Lande?” chiese, ricordando lo spezzone della conversazione avvenuta prima. Nel caos generale del momento, non si sentiva nemmeno troppo sorpreso ad apprendere una simile notizia.
Il grifone arruffò appena le penne.
Sì. Il secondo principe, in linea di successione.
Feliciano annuì; nonostante fosse egli stesso un principe, non aveva esitato a difenderlo rischiando la sua stessa vita.
“Aspetta, dovrei avere delle bende...”
Mise lo zaino a terra e iniziò a frugarvi. Nel frattempo, Ludwig prese a lisciarsi cautamente le piume, là dove la spada lo aveva colpito, soffiando leggermente per il dolore. La mano di Feliciano riemerse, stringendo le bende, ma poi si fermò a mezz'aria, non sapendo da dove cominciare.
Ludwig lo guardò, rendendosi conto che probabilmente il principe non aveva mai nemmeno toccato una ferita umana, figuriamoci quella di un grifone.
Lascia, posso fare da solo, se torno in forma umana.
Feliciano rimase ad osservare, stupito, la metamorfosi che avvenne in un batter d'occhio sotto il suo sguardo meravigliato. Le piume vennero risucchiate improvvisamente nel corpo del grifone, che si era nel frattempo rimpicciolito, e d'un tratto l'oro sfavillante rimase a luccicare solo sui capelli di Ludwig, che adesso gli ricadevano in ciocche sparse sulla fronte. La tunica che indossava si tinse prontamente di rosso all'altezza della spalla, prima che lui riuscisse a slacciarla e toglierla. Il taglio non sembrava troppo profondo, ma era lungo e partiva dalla spalla dell'uomo per attraversargli tutta la scapola.
Prese le bende, Ludwig si tamponò il sangue come meglio poteva, cercando di passarle attorno alla spalla per fermarle, ma non era un lavoro semplice, date le fitte di dolore che lo assalivano ad ogni movimento.
Feliciano non era troppo entusiasta della situazione – detestava la vista del sangue, gli faceva impressione – ma non poteva ignorare il fatto che Ludwig fosse in difficoltà.
“Posso aiutarti?” chiese, quasi timido, e Ludwig, consapevole che una mano in più gli avrebbe fatto comodo, anche se era restio all'idea di farsi aiutare, annuì.
“Va bene, tieni qui.” disse, indicando all'altro di puntare un dito per tener fermo un capo della benda, mentre sistemava il resto. La mano di Feliciano tremava ancora un po', ma il principe fece un respiro profondo, imponendosi di rimanere calmo mentre aiutava l'altro a fissare le bende.
In quella, le frasche del sottobosco si mossero e Matthew ricomparve sul sentiero. A vedere di chi si trattava, Ludwig rilassò i muscoli che si erano sensibilmente tesi all'udire i passi dell'altro.
“Allora?” indagò il biondo.
Matthew era quasi verdognolo in viso, ed aveva l'aria di chi stava per vomitare (o di chi l'aveva già fatto).
“Non è... uh... rimasto molto di quel guerriero, lì dentro.” disse indicando dietro di sé. “L'orso è sparito, ma non prima di aver completato il lavoro.” commentò. Non fosse stato per la voce che gli tremava, il tono di Matthew sarebbe potuto suonare quasi sarcastico.
Ludwig notò alcune foglie macchiate di sangue sugli stivali del biondo e poté immaginare la scena al di là degli alberi.
Nel frattempo, Feliciano, stringendo i denti per non farsi impressionare troppo dal rosso che macchiava le bende, aveva finito di sistemare la fasciatura sulla schiena di Ludwig alla bell'e meglio.
“Fa tanto male?” indagò.
L'altro scosse la testa. “No, non è davvero niente di che.” rispose, rivestendosi lentamente, attento a non fare movimenti inconsulti con la spalla ferita, e tornando ad avvicinarsi al cadavere del guerriero contro cui si era battuto.
“Sembra che i tuoi inseguitori siano ben determinati a toglierti di mezzo, Feliciano.” commentò il biondo, scostando con la punta dello stivale il viso bluastro dell'uomo che si era tolto la vita. “Inoltre, chiunque ci sia dietro, deve trattarsi di qualcuno di potente. Nessuno si sarebbe tolto la vita così, se avessero voluto semplicemente sequestrarti e chiedere un riscatto...” Ludwig si voltò verso Feliciano, che aveva lo sguardo fisso altrove.
“Chi potrebbe essere che, alla corte del Regno del Sole, congiura per guadagnarsi il trono?” domandò, diretto.
Il brunetto sobbalzò. “Per prendere il trono?!” annaspò “Ma perché mai?”
Ludwig alzò un sopracciglio “Devo davvero elencarti delle ragioni per cui un qualsiasi nobile ambirebbe a prendere il posto del suo sovrano?”
“No, intendo che non sono io l'erede al torno, ma mio fratello maggiore. Se volessero davvero guadagnarsi il potere, dovrebbero... oh, no!” si portò una mano alla bocca. Lovino! Lovino era l'erede al torno, era lui che avrebbero dovuto togliere di mezzo, lui ed il re loro padre.
“Sono tutti in pericolo, a casa!” esclamò il principe, improvvisamente di nuovo nel panico “Devo tornare indietro ad avvertirli, o chissà cosa potrebbe succedere se...”
“Tornare indietro quando con ogni probabilità ad aspettarti ci sono stuoli di guerrieri come questo – fece Ludwig – non è la cosa più saggia da fare, Feliciano. E poi, se il tuo generale ti ha portato via, probabilmente era a conoscenza della congiura e lo ha fatto per difenderti.” ragionò Ludwig.
Feliciano strinse i pugni. Il desiderio di tornare indietro era forte, ma lo era altrettanto la paura di quello che poteva aspettarlo al suo ritorno. Eppure, suo fratello...
“Ma non posso non far nulla.” protestò debolmente alla fine. “Devo avvertirli.”
Ludwig annuì, sempre pensoso. Certo il principe Feliciano non era il tipo da tornare indietro, sistemare la situazione a suon di spada e salvare il Regno, questo era poco ma sicuro.
“Puoi contare su di me, per questo. I nostri Regni sono alleati, una volta a Rothenburg troverò il modo di contattare la tua famiglia. Non so cosa volesse dire quest'uomo quando ha parlato di 'addossare le colpe al mio regno', ma certo nessuno del mio casato può rimanere fermo mentre si porta avanti un tale piano ai danni di una famiglia amica.” rispose Ludwig, corrucciato e meditabondo.
Feliciano lo ascoltava con gli occhi lucidi e, quando l'altro ebbe finito di parlare, corse ad abbracciarlo ed a ringraziarlo profusamente.
“Ma che fai!? Un po' di contegno!” esclamò Ludwig, divincolandosi per sfuggire alla stretta, ma l'altro non sembrava darsi cura del loro rango regale né di nient'altro, mentre affondava il viso nel suo petto.
La risata soffocata che provenne dalle loro spalle li fece finalmente voltare, per scoprire un Matthew che, approfittandosi del fatto che i due sembravano essersi dimenticati di lui, non aveva potuto trattenersi dal ridacchiare apertamente del siparietto che avevano inscenato.
“Oh.” il giovane ammutolì improvvisamente. “S-sono desolato, v-vostre altezze...?” fece, tirandosi una ciocca di capelli, in imbarazzo.
Già. Se da un lato veniva quasi difficile trattare Feliciano come un vero principe, visto il suo comportamento espansivo ed infantile, dall'altro invece Ludwig si era tenuto sulle sue fin dal principio, ma Matthew certo non si sarebbe mai aspettato che anche lui si rivelasse di sangue blu. La cosa lo metteva in una certa difficoltà: il giovane non era avvezzo a trattare con l'alta nobiltà.
“Lascia stare gli appellativi. Io...” questa volta, fu Ludwig a ravviarsi indietro i capelli, imbarazzato. “Mi scuso se non mi sono presentato a voi con la mia vera identità. Potete ben comprendere che un principe che viaggia da solo, solitamente, non dovrebbe andare in giro a sbandierare il suo nome.” e dicendo questo, fulminò con lo sguardo Feliciano, che di queste precauzioni sembrava completamente ignaro.
“Mi dispiace se scoprire la mia, uhm, vera natura vi ha in qualche modo... spaventato.” aggiunse, incerto.
Feliciano, che era ancora aggrappato a lui come ad una sorta di ancora di salvezza, scosse la testa con vigore.
“Ti devo la vita! E non hai nemmeno intenzione di abbandonarmi al mio destino... il resto non importa.” ammise onestamente, con un tono sincero che fece arrossire Ludwig fin sulla punta del naso. Ah, come odiava la pelle glabra e chiara degli umani...!
Matthew annuì a sua volta, composto.
“Non credo che la cosa mi spaventi in alcun modo.” rispose semplicemente. Non che questo significasse che Ludwig, in generale, non gli incutesse un certo timore – ma proprio per questo, sapere che l'uomo era in realtà un grifone faceva combaciare perfettamente i dettagli da lui finora notati.
“Solo...” Matthew fece una piccola pausa, rendendosi conto di aver parlato prima di quanto non avesse voluto. Ora gli altri lo stavano guardando, però, e si costrinse ad andare avanti. “Ecco, se c'è qualcos'altro di voi che ancora occorre sapere – qualcosa che può costarci la vita, intendo – forse sarebbe il caso di dirlo subito. Prima che accadano altri spiacevoli incidenti, insomma.” terminò ad occhi bassi, sperando che gli altri non lo ritenessero troppo sfacciato.
Feliciano, finalmente staccatosi da Ludwig, scosse la testa.
“Non so molto di più, sulla mia situazione, di quanto non sappiate voi...” ammise stringendosi nelle spalle.
“Non c'è nulla che ritengo sia importante aggiungere, su di me.” disse invece il biondo, più sulle sue. Matthew non gli sembrava pericoloso, anzi, aveva apprezzato il sangue freddo che aveva mantenuto in quella situazione, ma era ancora restio a parlargli di sé. Bastava ed avanzava già Feliciano, che aveva candore da vendere. “Se ti riferisci al perché mi trovassi da solo, lontano dalla città, a me e mio fratello non dispiace condurre qualche giro d'esplorazione in solitaria, quando possiamo.” spiegò comunque. In fondo, Matthew aveva rischiato la vita, in quell'attacco a sorpresa.
“Temi che viaggiare in nostra compagnia possa nuocerti?” chiese francamente. Avrebbe potuto capire se l'altro avesse deciso di separare lì i loro percorsi, ma non era sicuro che avrebbe potuto permetterglielo: da quel poco che aveva potuto capire della situazione di Feliciano, doveva trattarsi di una congiura ai suoi danni, e non era certo di potersi fidare di Matthew sul fatto di non diffondere in giro la voce.
Ma l'altro scosse la testa.
“No... voglio dire, forse, però preferisco viaggiare in compagnia, invece che da solo. Poi, manca poco a Rothenburg, giusto?”
“Veee? Vuoi dire che rimarrai con noi? Grazie!” mentre toccava a Matthew il turno di subire il caloroso ringraziamento di Feliciano (contro cui Matthew, imbarazzato, non ebbe comunque il coraggio di protestare), Ludwig li osservava in silenzio. Sì, per fortuna mancava poco alla cittadina, e una volta lì, sperava di poter vederci un po' più chiaro in quello che stava accadendo.
“Va bene, basta così.” fece ad un certo punto, interrompendo bruscamente le moine dell'altro principe. “Dobbiamo rimetterci in marcia... e liberarci di quel cadavere.”
~*~
Seduti al tavolo di una delle poche locande della piccola cittadina di Rothenburg stavano tre uomini biondi. Avevano appena finito di consumare il loro pranzo, e nel mezzo della tavola ora rimaneva solo una pila di piatti sporchi ed unti.
Uno dei tre, il più basso, aveva l'aria indispettita, le folte sopracciglia corrugate, e tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo vicino al boccale di birra ancora mezzo pieno.
“Ancora non riesco a credere che tu sia riuscito a perdere tuo fratello, Alfred. Sei un vero, dannato disastro!” sibilò.
“Ah, ma c'era folla, e poi lo sai che Matthew ha la brutta abitudine di sparire anche quando ce l'hai sotto il naso...” replicò il più giovane tra i tre, un ragazzo robusto dai grandi occhi celesti nascosti da un paio di occhiali.
“Appunto, avresti dovuto fare più attenzione! Ma che pretendo, ragioni solo con la spada... e comunque, spero tanto che tu non ti sia sbagliato e che Matthew sia diretto qui!” fece in tono minaccioso, puntando un indice contro il terzo uomo.
Questo sorrise, il viso affabile ed affascinante incorniciato da boccoli dorati e da una corta barba chiara.
“Arthur, Arthur, mi conosci da tutti questi anni e ancora non ti fidi di me?”
Il biondo di nome Arthur fece una smorfia. “Se non ti conoscessi così bene, Francis, sarei quasi tentato di farlo.” replicò secco. “Sono due giorni che siamo fermi in questo buco, e le nostre ricerche sono ad un punto di stallo!” sibilò, protendendosi verso Francis “Tu lo sai che quello che...” si bloccò, si guardò intorno ed abbassò la voce, gli occhi una fiamma verde sotto le sopracciglia scure. “Lo sai che la cosa che sto cercando deve essere trovata al più presto. Non posso permettermi di perdere del tempo prezioso.”
L'altro esibì un sorriso sornione. “Lo so, lo so. Ma non dovremo aspettare molto perché ci raggiunga, fidati. Te l'ho detto, per precauzione l'ho dotato di una compagnia... speciale.” Naturalmente, si riferiva allo speciale animaletto da compagnia che aveva pensato di regalare a Matthew prima della loro partenza dalle Isole.
Francis ammiccò, ed Arthur si voltò dall'altra con un sospiro di esasperazione. Francis aveva dei tratti decisamente affascinanti - come tutti gli appartenenti alla stirpe elfica, d'altronde - ma su di lui sembrano avere poco effetto.
“In ogni caso, arriverà presto. E non da solo, da quanto posso capire.” commentò meditabondo, sistemandosi una ciocca color miele dietro l'orecchio appuntito.
Già. Sembrava che Matthew si fosse fatto degli amici, sulla strada. Amici che portavano guai.
Per un momento, Francis si chiese se non avrebbe dovuto accennarne ad Arthur, ma poi si disse che questa novità avrebbe avuto solo l'effetto di far adirare l'altro ancora di più e di guastargli la digestione.
No, meglio l'effetto sorpresa, pensò con un sorrisetto furbo.