lontano_lontano: (gerita)
lontano_lontano ([personal profile] lontano_lontano) wrote2013-02-03 09:33 pm

Scala Reale, atto I

Titolo: Scala reale
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Ludwig, Kiku, Feliciano, Gilbert
Rating: verde
Conteggio parole: 2254 (fdp)
Genere: fantasy, romantico
Avvertenze: cardverse AU, shonen ai
Riassunto: il Regno di Fiori sembra non curarsi di nascondere la sua ostilità all'avversario Regno di Picche, e Re Ludwig, sovrano del Regno di Cuori, ha dei pessimi presentimenti per quel che potrebbe riservare il futuro. Come se non bastasse, deve far da balia al suo Fante di Cuori, Feliciano, che pare divertirsi a creargli grattacapi.
Beta: [livejournal.com profile] yuki_delleran
Note: questa storia fa da side story alla fanfiction "Royalty of Spades" di [livejournal.com profile] yuki_delleran, che mi ha concesso di sfruttare lo sfondo degli eventi della sua avventura per far muovere questi adorabili personaggi. Per capire al meglio la trama è quindi consigliabile (ma non indispensabile) leggere anche il suo lavoro~




L'enorme salone del palazzo di Picche era un tripudio di colori: lo sfarzo dei vestiti esibiti da cortigiani e nobili faceva a gara con le decorazioni della sala, magnifica nell'importanza dell'occasione. Il vociare delle persone a tratti nascondeva perfino la musica suonata dalla piccola orchestra che, riunita in un'alcova per l'occasione attrezzata a palco, suonava una giga al richiamo della quale gli invitati sembrano far fatica a trattenersi dal ballare.
L'argento, il blu e il nero si alternavano nei bellissimi abiti della corte del Regno di Picche e nei drappi che ornavano le pareti, ma a questi si mischiavano i colori delle corti degli altri regni presenti, rosa ed oro sopra tutti.

Era ormai notte, e gli invitati si erano da poco alzati dopo la lunga cena che era seguita all'incoronazione del Re di Picche. Poco a poco, l'immensa e sfaccettata corte si era riversata da una sala all'altra, lentamente, a gruppi, consapevole del fatto che se tutti si fossero lanciati verso il salone delle danze nello stesso momento ne sarebbe conseguita una tale ressa che difficilmente avrebbero più potuto muoversi.
All'appuntamento mancavano ormai solo i nobili dei più alti ranghi che, come d'obbligo, si sarebbero presentati per ultimi.
Aveva già fatto la sua entrata l'esuberante Re di Quadri, Francis Bonnefoy, l'oro dei suoi capelli che si confondeva con quello del suo svolazzante mantello, affiancato dalla sua minuta Regina, Lily, una giovane dalla pelle chiara e dal sorriso timido.
Dopo di loro, lasciando alla folla il tempo necessario per porgere i dovuto saluti ai sovrani che avevano appena fatto la loro comparsa, venne la volta dell'ingresso di un'altra coppia di reali.
“Madame e messeri, il Re e la Regina di Cuori!” annunciò una voce squillante dall'alto della maestosa scalinata che avrebbe condotto la coppia nel salone.
A presentarli era stato, come suo compito, il Fante di Cuori, Feliciano Vargas, un giovane sorridente che sventolava con brio la bandiera con ricamati i cuori, simbolo del regno, fissata sulla lancia da parata. Prese a scendere le scale quasi saltellando, una visione graziosa nei corti pantaloni a sbuffo rosa che indossava sopra la calzamaglia bianca, appaiati al basco che portava in testa e che pendeva leggermente da un lato, lasciandosi sfuggire da sotto il bordo un sottile ricciolo di capelli ramati.
Finalmente, dietro di lui comparvero il Re e la Regina, e il chiacchiericcio degli invitati riuniti nel salone si fermò per un attimo di rispettoso silenzio.
Kiku Honda, l'esotica Regina di Cuori, era un giovane dalla pelle di porcellana e dai capelli neri, il viso sempre graziato da un'espressione distesa che, assieme alle fattezze delicate, gli conferiva un aspetto senza età. Indossava indumenti dal taglio orientale, in un colore che tendeva più al viola che non al rosa (proprio della casata) e che pure sembrava intonarsi di più al suo carattere.
Accanto a lui troneggiava il Re di Cuori, Ludwig Weilschmidt. Era un giovane alto e biondo dall'aria perennemente seria e, spesso e volentieri, corrucciata, che gli conferiva qualche anno di più di quanti in realtà non ne avesse. In quel momento, sembrava desiderare di trovarsi in qualsiasi posto che non fosse quel salone ricolmo di persone. In ogni caso, dopo un impercettibile attimo di indecisione, offrì il braccio alla Regina. Era stato un gesto meccanico, fatto più per abitudine che per reale bisogno – in effetti, entrambi i sovrani, in pubblico, si dimostravano distaccati l'uno nei confronti dell'altro. Certe voci insinuavano che fossero troppo distaccati, ma chi li conosceva personalmente sapeva che nessuno dei due era incline alle manifestazioni d'affetto. In fondo, non tutti i Sovrani potevano essere passionali come il Re di Quadri Francis Bonnefoy, non?
La Regina sfiorò il suo avambraccio con la punta delle dita e, insieme, i due scesero le scale, impattando quasi subito con i primi gruppi di nobili, pronti a rivolgere loro moine e salamelecchi assortiti.

La nottata andò avanti. Grandi applausi e brindisi furono riservati all'entrata della Regina Arthur e del Re di Picche appena incoronato, Alfred. La coppia reale inaugurò le danze e a quel punto pochi dei presenti poterono sfuggire al turbine multicolore di gonne e ventagli che si scatenò nella sala. Tacchi e punte battevano a ritmo sul marmo del pavimento, l'orchestra, ringalluzzita, suonava una sfilza di gighe e minuetti, ed i presenti tenevano testa alla sfida musicale, confortati dall'approvvigionamento costante di vino e stuzzichini.
In ogni caso, la folla era così densa ed i volti così tanti che, ad un certo punto, ai più restii fu consentito di sgattaiolare lontano dal delirio.

“Mio Re, sapevo che vi avrei trovato in una di queste sale.”
Kiku fece il suo ingresso nel piccolo studio in cui Ludwig aveva trovato rifugio dopo essere riuscito, più o meno per miracolo, a divincolarsi da Francis, che insisteva in maniera molesta per poter danzare con lui.
“Oh, Kiku, siete voi.”
Il sovrano tornò a sedersi sulla poltrona, probabilmente sollevato nel constatare che non si trattava di qualche molestatore che voleva tirarlo di nuovo in mezzo alle danze, ma del suo consorte.
Kiku si sedette compostamente di fronte al Re.
“Una giornata faticosa ma di gran festa.” commentò tranquillamente.
Ludwig annuì, ma le sopracciglia aggrottate facevano intuire che la sua partecipazione ai festeggiamenti era unicamente formale.
“L'assenza dei sovrani di Fiori non è certo motivo di festa, per come la vedo io.” replicò dopo un poco.

Già, il Regno di Fiori. Regno di Cuori e Regno di Fiori erano alleati da tempo, ormai, anche se la loro alleanza aveva sempre avuto alti e bassi. Formalmente parlando, quello presente avrebbe dovuto rientrare negli alti, visto che il Fante del Regno di Fiori era Roderich Edelstein, cugino di primo grado di Ludwig. La verità era, però, che l'atteggiamento di Re Ivan, sempre aggressivo, non era condiviso dal sovrano di Cuori.
“Non ero certo di poter contare su una loro rappresentanza, quest'oggi, ma avevo i miei timori.” disse. Non c'era stato il tempo di contattare il cugino prima del ricevimento – a quanto pareva, il sovrano di Picche era sbucato fuori dal nulla, e tutto (riconoscimento ed incoronazione) era successo molto rapidamente. Ludwig aveva scritto a Roderich, ma nessuna risposta gli era pervenuta prima che i reali lasciassero il reame di Cuori.
“E si sono rivelati fondati, devo constatare.” terminò. Ai suoi occhi, la mancata partecipazione della nobiltà di Fiori alla cerimonia era un chiaro segnale di inimicizia, e Ludwig temeva che non si sarebbe limitata ai rapporti diplomatici.
Kiku si limitò ad annuire.
“Comprendo le vostre preoccupazioni, mio Re. Tuttavia, darsi troppa pena in questo momento non mi pare saggio.”
Ludwig si massaggiò appena le tempie.
“Come se il caos nel salone aiutasse a distrarsi.” rispose. No, Re Ludwig non era fatto per balli e ricevimenti. Più che distrarlo, tendevano a fargli venire l'emicrania.
Kiku sorrise appena “Forse al Re farebbe piacere passare del tempo con la Regina, per lenire le sue ansie?”
Ludwig spalancò gli occhi, colto di sorpresa. “Eh? Ora? Nel bel mezzo del ricevimento? Non sarebbe il caso.” replicò, ricordandosi poi che era stato lui a darsi alla fuga per cercare un po' di tranquillità. Realizzando questo pensiero, si alzò in fretta dalla poltrona.
“E in effetti sarebbe il caso di tornare a farsi vedere. Immagino sia... scortese assentarsi troppo a lungo dai festeggiamenti.” commentò a denti stretti, con l'aria di qualcuno a cui la cortesia a volte pesava.
“Come desiderate.” rispose Kiku, alzandosi a sua volta e seguendo il sovrano verso la baraonda di musica, risate e calpestio di tacchi. La Regina aveva un'espressione appena divertita sul viso.

Quando riemersero nel salone, Kiku venne immediatamente intercettato da un gruppo di cortigiane e rapito dal loro chiacchiericcio mortale. Ludwig, ritenendosi fortunato a non essere oggetto dell'attenzione delle signore, prese a guardarsi intorno con fare attento. Subito, scorse qualcuno che gli veniva incontro, fendendo la folla con fare spavaldo.
“Fratellino! Perché non sei al centro della sala a ballare? Sarebbe una visione magnifica!”
Ludwig assunse un'espressione contrariata – non tanto per il totale disprezzo che l'altro aveva nei confronti dei titoli nobiliari (c'era più che abituato e, d'altronde, si trattava pur sempre di suo fratello maggiore) quanto piuttosto per l'idea che suggeriva.
“No, grazie.”
“Potresti toglierti quella maschera di serietà almeno per la serata, sai?”
L'uomo gli sorrise, appoggiandosi alla sua spalla. Era vestito prevalentemente di nero, in forte contrasto con il pallore del suo incarnato e i suoi capelli candidi – eppure, gli inserti rossi sui suoi abiti costituivano un paio perfetto con i suoi occhi scarlatti.
“Guarda che l'ho notata, la sparizione tua e della Regina. Il mio fratellino che si imbosca durante un ballo reale? Che cosa disdicevole!” lo stuzzicò. Ludwig era, tuttavia, impassibile, e i suoi occhi continuavano a perlustrare la sala.
“Hai visto Feliciano, Gilbert?” chiese alla fine.
L'albino scrollò le spalle, capendo che quella sera non ci sarebbe stato gusto a attaccar briga col fratello.
“Feliciano? Sì, era qui in giro... certo, l'ho perso di vista dopo la quinta o la sesta dama con cui si è messo a ballare, ma.. ah, guardalo lì! Non è quella la punta della sua lancia?”
Gilbert ridacchiò, mentre il reale fratello, occhi celesti focalizzati sull'obbiettivo, sembrava voler polverizzare con lo sguardo il suo Fante.
Quest'ultimo sembrava divertirsi senza il minimo pensiero, al contrario del suo sovrano. Al momento era beatamente seduto (e in maniera poco composta) su di un sofà, il principale ornamento del quale erano le giovani dame che lo ricoprivano, le frange delle gonne colorate che si confondevano l'una con l'altra. Ridacchiando, una di loro stava imboccando Feliciano con piccoli pezzetti di torta.
Gilbert osservò l'espressione del fratello e sulle sue labbra tornò un sorrisetto sornione.
“Ludwig, Ludwig... non fare quella faccia, la gente potrebbe pensare che sei geloso!” lo punzecchiò.
L'altro si voltò verso di lui con aria scandalizzata e con un lieve rossore sulle guance.
“Ma che ti salta in mente?! Non dire idiozie simili!” rispose subito, forse con un po' troppa enfasi.
Gilbert ridacchiò. “Via, via, scherzavo. Conosco il mio fratellino, la sua lealtà e tutto quanto.” lo confortò dandogli leggere pacche sulla spalla “Non devi prendertela così, però, o la gente penserà male, kesesese~ Sta' un po' meno col fiato sul collo a quel ragazzo, sta solo facendo la sua parte di rapporti diplomatici, no?”
Ludwig fulminò l'albino con uno sguardo.
“Rapporti diplomatici, uh?”
Non si aspettava davvero che Gilbert capisse. Suo fratello era un Joker, una carta senza regno, non aveva responsabilità né rendeva conto delle sue azioni a nessuno se non a se stesso.
“L'ultima volta che è successa una cosa simile abbiamo quasi sfiorato l'incidente diplomatico, piuttosto. Lo ricordi, all'incoronazione della Regina di Quadri?” fece Ludwig, severo.

Era stato pochi anni prima. Lo stesso Ludwig ed il resto della sua corte si erano insediati da poco sul trono di Cuori, ed era la loro prima esperienza di un'incoronazione ufficiale – eccezion fatta per la loro, naturalmente.
Feliciano, se possibile ancora più incauto allora di quanto non fosse adesso, si era permesso di chiedere qualche ballo di troppo alla nuova Regina che, tutta rossa in viso, aveva accettato ben volentieri.
A difendere il suo onore era arrivato il Fante di Quadri, nonché fratello maggiore della Regina, il quale aveva minacciato Feliciano con la sua lancia – che, a differenza di quella del Fante di Cuori, era più che affilata e atta al combattimento. Per salvare lo sventurato era intervenuto nientemeno che Re Francis, il quale, per sedare gli animi, aveva avuto la bella pensata di proporre uno scambio di Fanti. A parer suo, infatti, l'attitudine di Feliciano era più adatta di quella di Vash all'indole romantica del Regno di Quadri, mentre Re Ludwig avrebbe senz'altro preferito un attendente dal carattere più militare.
A Re Ludwig, però, la proposta non era piaciuta per niente.

“Preferirei evitare malintesi, vista anche la situazione presente.” spiegò secco, ora dirigendosi a grandi falcate verso il divano dove il Fante di Cuori, ignaro, stava ancora godendo delle grazie delle cortigiane.

Il Re di Cuori gli si parò davanti all'improvviso, braccia incrociate sul petto e cipiglio fiero stampato sul volto.
“Feliciano!” esclamò “Credevo di essere stato chiaro su quali dovessero essere i tuoi doveri!”
Il ragazzo, già in allarme non appena aveva visto avvicinarsi il Re con l'aria severa che conosceva più che bene, scattò in piedi, quasi inciampando negli orli delle gonne delle dame.
“Mio Re... Signore, mi rincresce Signore!” farfugliò, raddrizzando la schiena e sistemandosi il basco. “Ma le dame, qui, si annoiavano, non potevo venire meno ai miei doveri di intrattenitore.” si giustificò, tutto serio.
Re Ludwig aveva la faccia di chi avrebbe avuto una gran voglia di allungargli uno scappellotto sulla nuca, ma le signorine, dal divano, lo osservavano con aria critica.
Abbassò lo sguardo, leggermente rosso in viso. “Come no. Seguimi, abbiamo delle cose di cui parlare.” disse a denti stretti.
Feliciano annuì, con l'aria di chi si aspettava una lavata di capo, ma non rinunciò a salutare le dame con un bacio soffiato dalla punta delle dita prima di sparire, seguendo il suo Re in mezzo alla folla.
Le cortigiane sospirarono, disapprovando il fatto che il loro passatempo per la serata fosse appena stato portato via.
“Su, signore, su, il broncio non dona ai vostri bei visetti. Avete il magnifico me a tenervi compagnia!” fece Gilbert, scivolando abilmente nel posto prima occupato da Feliciano.

Il Joker intendeva godersi la nottata al meglio, in effetti – non aveva particolari pensieri, lui, né invidiava il fratello, sempre alle prese con preoccupazioni politiche e mille paranoie mentali.
Sapeva anche lui che certe reali assenze, quel giorno, avevano significati funesti. Ma Gilbert era un Joker, non aveva un regno da proteggere, e si sarebbe limitato ad osservare gli eventi con interesse. Forse anche a metterci lo zampino qua e là, chissà – ma solo se la cosa lo avesse divertito, naturalmente, pensò, cingendo con un braccio la vita di una delle dame. L'importante era non annoiarsi mai.




>> II atto <<



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