lontano_lontano (
lontano_lontano) wrote2013-02-28 12:37 am
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Scala Reale, atto II
Titolo: Scala reale
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Ludwig, Kiku, Feliciano, Gilbert
Rating: verde
Conteggio parole: 2753 (fdp)
Genere: fantasy, romantico
Avvertenze: cardverse AU, shonen ai
Riassunto: il Regno di Fiori sembra non curarsi di nascondere la sua ostilità all'avversario Regno di Picche, e Re Ludwig, sovrano del Regno di Cuori, ha dei pessimi presentimenti per quel che potrebbe riservare il futuro. Come se non bastasse, deve far da balia al suo Fante di Cuori, Feliciano, che pare divertirsi a creargli grattacapi.
Beta:
yuki_delleran
Note: questa storia fa da side story alla fanfiction "Royalty of Spades" di
yuki_delleran, che mi ha concesso di sfruttare lo sfondo degli eventi della sua avventura per far muovere questi adorabili personaggi. Per capire al meglio la trama è quindi consigliabile (ma non indispensabile) leggere anche il suo lavoro~
>> Atto I <<
Per diversi mesi, le ansie di Re Ludwig rimasero infondate, almeno in apparenza. I Regni sembravano in pace; l'ultimo arrivato dei sovrani, il Re di Picche, imparava a governare, mentre la vita sembrava procedere tranquilla. Tuttavia, dalla corrispondenza che come sempre intratteneva con suo cugino Roderich, Re Ludwig sapeva che la superficie tranquilla nascondeva correnti impetuose, pronte a rivelarsi e scatenare onde che avrebbero messo in difficoltà anche il più cauto dei marinai: la situazione nel Regno di Fiori peggiorava, e Roderich sembrava tutto fuorché ottimista su quello che il futuro avrebbe riservato.
Fu per questo che, un tranquillo pomeriggio in cui il sovrano si stava dedicando, come era suo solito, alle solite pile di missive burocratiche nel suo studio, non si stupì quando la porta della stanza venne bruscamente spalancata da qualcuno che, a quanto pareva, non riteneva necessario far annunciare il proprio arrivo. Ludwig alzò lo sguardo dalle carte con aria poco impressionata.
"Dov'eri esattamente quando i nostri genitori ci hanno spiegato che, di fronte ad una porta chiusa, è sempre d'obbligo bussare?" fece, riportando l'attenzione sul suo lavoro.
Gilbert sbuffò, mettendosi comodo su una delle poltrone di fronte alla scrivania del fratello. Indossava ancora il mantello da viaggio, impolverato e incrostato di fango sui bordi, e la cosa non fece piacere al sovrano, che era particolarmente pignolo quando si trattava dell'ordine e della pulizia delle sue stanze.
"Non lo so, forse ad un corso accelerato su come non diventare noioso come il mio fratellino minore." rispose ironico, ottenendo come replica un sospiro innervosito. Gilbert sprofondò nella poltrona. "Be', non sei sorpreso di vedermi?"
"Ti ho sentito arrivare." disse l'altro, indicando semplicemente la finestra semiaperta alle sue spalle. Gilbert grugnì. "Allora avresti almeno potuto prepararti un sorriso o qualcosa del genere, sapendo che sarei entrato."
Ludwig alzò un sopracciglio. "In realtà, se non mi sbaglio sui motivi della tua venuta, c'è assai poco da stare allegri".
Gilbert roteò lo sguardo. "Ah già, ogni tanto dimentico che tu e Roddy passate ore a scrivervi lettere su lettere. Onestamente, vista la vita noiosa che conduce, ancora non capisco che diamine trovi da raccontarti, ma immagino che tra persone noiose ci si capisca meglio."
"Mi racconta dei possibili piani del Re di Fiori, per esempio, e, per quanto preferirei che fossero noiosi, temo proprio che non lo siano."
Gilbert si spostò a disagio sulla poltrona.
"Uh, sì, in effetti il clima si era fatto un bel po' pesante, alla corte di Fiori. Non vuoi mai essere di troppo, quando il Re ha i suoi piano e il resto della Corte deve andargli dietro solo perché tirato alla catena, ecco."
Si alzò, facendo qualche passo verso la finestra, sotto gli occhi attenti di Re Ludwig, il quale non fece alcun commento, ma strinse le labbra. Non si era sbagliato ad interpretare l'arrivo del fratello, allora; qualcosa stava per succedere, e non si sarebbe trattato di nulla di piacevole. Gilbert aveva l'abitudine di trascorrere lunghi periodi alla Corte dei Fiori (per motivi che, sospettava il fratello, riguardavano poco la politica e più una certa attrazione che il Joker aveva sempre provato per la Regina di Fiori), e se perfino lui aveva ritenuto che fosse tempo di andarsene, significava che la situazione aveva oltrepassato il punto di non ritorno.
L'albino si sporse dalla finestra. Nel cortile interno, le guardie, che prima lo avevano accolto sull'attenti e avevano preso in custodia il suo cavallo, avevano ora un atteggiamento rilassato. Non sarebbe durato a lungo, si disse Gilbert, guardandole con fare distante. Uno di loro sembrava intento a raccontare una battuta, alla quale gli altri risero di gusto - oh, era Feliciano, il Fante di Cuori. Gilbert sorrise, a vederlo. In effetti, non riusciva ad immaginarselo, quel tipetto, alle prese con una guerra. E dire che il fante avrebbe dovuto rappresentare il supporto militare dei Sovrani.. no, Gibert averebbe visto meglio la Regina Kiku in un ruolo simile. Proprio in quel momento, nel tentativo di fare qualche strano movimento... militareggiante? il Fante inciampò nella sua lancia e per poco non cadde per terra.
Gilbert si allontanò dalla finestra, voltandosi verso il fratello.
"Di' un po', Ludwig... il tuo Fante, Feliciano, insomma, è un carissimo ragazzo..."
Ludwig lo stava guardando con aria sospettosa. "Be'?"
"No, sai che mi piace e tutto, naturalmente, ma, non so tu, però io lo vedo poco nel ruolo se dovesse, be', scoppiare una guerra o una cosa del genere."
Lo sguardo di Ludwig si fece scuro, segno che quel pensiero non gli era nuovo. Gilbert si avvicinò alla scrivania.
"Un Fante non è indicato dal destino, non ci sono voglie di forme strane a rivelarlo. Io capisco che la scelta sia caduta su Feliciano per motivi di cortesia, Ludwig, ma quelle sono scelte per tempi di pace, non per situazioni di... pericolo, come potrebbe rivelarsi quella presente."
Ludwig non rispose. Tutti sapevano come era andata, col Fante di Cuori. Nipote prediletto del precedente Sovrano, per cui Ludwig nutriva rispetto ed ammirazione sconfinati, e sul cui letto di morte il giovane Re aveva promesso di prendersi cura del discendente – anche se forse nominarlo fante era stata un'azione troppo generosa. Comunque, nessuno gli voleva male per questo: Feliciano aveva altre qualità, a corte, diverse dalla bravura militare, e Ludwig se l'era sempre cavata egregiamente da solo per quanto riguardava la conduzione dell'esercito. Tuttavia, se si trovavano sull'orlo dello scoppio di un conflitto tra Regni, i giochi di Corte non sarebbero più stati sufficienti. "Insomma, West, tu sei mio fratello, non vorrei mai vederti messo a mal partito in una situazione simile..” Gilbert si grattò la nuca, quasi imbarazzato. Il ruolo del fratello maggiore che si prendeva cura del più piccolo non gli era consono – era stato sempre viceversa, in effetti.
“Io sono un Joker, lo sai." Un joker, che aveva la libertà di andare e venire a suo piacimento tra i Regni, senza rappresentarne nessuno, che conosceva tutte le strade e poteva, in teoria, ricoprire il ruolo di qualsiasi carta. Ludwig sembrò considerare le implicazioni della proposta, ma alla fine scosse la testa.
"Questa non è, in ogni caso, una faccenda su cui posso decidere così, su due piedi, e senza consultare la Regina." rispose infine.
"Be', parla con la Regina." fece Gilbert con una scrollata di spalle.
"La Regina non è qui. E' partita per la sua consueta visita al suo villaggio natio e non sarà di ritorno prima di un paio di settimane." spiegò Re Ludwig lentamente, guardando il fratello negli occhi come a chiedergli se lo avevano, quel paio di settimane prima dell'inizio delle ormai preannunciate ostilità. Il Joker non disse nulla, ma strinse appena gli occhi. Un paio di settimane potevano essere un tempo troppo lungo.
"Se dovessi pensare di aver bisogno di me... be', pensavo di fermarmi qui per un po'.” fece scrollando le spalle “A proposito, spero che stasera la cena sia all'altezza della mia magnificenza, eh!" fece, all'improvviso di nuovo sorridente. I tempi potevano anche essere cupi, ma in quanto Joker e fratello del Re, Gilbert si aspettava un'ospitalità di tutto riguardo.
La lettera di Roderich che descriveva i piani di Re Ivan per l'attacco al Regno di Quadri arrivò un paio di giorni prima del dispaccio che annunciava l'effettivo inizio delle ostilità. Giunse, comunque, prima del previsto e prima del ritorno di Kiku.
Quello stesso pomeriggio, Re, Fante e Joker si ritrovarono nello studio di Ludwig, i due fratelli seduti alla scrivania con espressioni impenetrabili e serie, e Feliciano seduto appena dietro Ludwig, il viso che esibiva un'aria onestamente preoccupata. "Ho inviato un messaggio alla Regina, sarà informata quanto prima di cosa sta avvenendo." disse Ludwig.
Gilbert annuì, incoraggiando il fratello a continuare.
"...ma è chiaro che fino a che non avrò ricevuto una sua risposta in proposito, non potrò prendere posizione né tantomeno intervenire in questo conflitto."
Deluso, Gilbert gli rivolse un'occhiata scettica. "Permettimi di ricordarti che non hai molta scelta sulla posizione da prendere, fratellino."
"Non sono obbligato a scendere in campo a fianco a Re Ivan." rispose l'altro asciutto.
"Ah no? E credi che lui te lo perdonerà mai?"
Ludwig indurì lo sguardo. "Lo sfido a farlo."
"Non dire sciocchezze!" Gilbert si sporse verso di lui, improvvisamente accalorato "Se dovesse attaccarti, non potresti contare sull'alleanza né dei Quadri né delle Picche! Anzi, si divertirebbero a vedervi combattere e distruggere a vicenda. Non puoi buttare così l'alleanza di Cuori e Fiori." Ludwig lo guardò male. "Sei stato mandato qui da Re Ivan per convincermi ad appoggiarlo, Gilbert?" replicò, secco e sospettoso.
Gilbert lo guardò male a sua volta. "Sto solo cercando di farti ragionare, fratellino. Il tuo regno ed il suo sono stati alleati per generazioni e questo comporta obblighi ben precisi, in caso di conflitto."
"Sono io l'unico a decidere cosa significhi una guerra per il Regno di Cuori." rispose Ludwig, gelido. "Re Ivan non mi ha mai messo al corrente dei suoi piani, non scenderò in campo mettendo in pericolo la mia gente solo perché sono le tradizioni ad impormelo."
"Quand'è così..." Gilbert si alzò, dirigendosi verso la porta. "Pensaci bene, però." si voltò ad avvertirlo prima di uscire. "E pensa bene... anche al resto." aggiunse, gettando una breve occhiata al preoccupatissimo Feliciano. "Io mi fermerò ancora qualche giorno. Non posso stare lontano dal campo di battaglia troppo a lungo. Mi auguro che la Regina risponda presto, ma, in ogni caso, sai bene che non potrai temporeggiare ancora per molto." lo ammonì prima di uscire e chiudersi dietro la porta con malagrazia.
Gilbert non ottenne una risposta quel giorno né nei seguenti. Re Ludwig sembrava sparito dal palazzo e la corte, generalmente animata e piacevole, sembrava a sua volta essersi rinchiusa in un preoccupato silenzio.
Perfino quando il Joker si ritrovò a parlare con Antonio, comandante delle guardie e suo amico di vecchia data, l'uomo, di solito sorridente ed ottimista, sembrava decisamente preoccupato.
“Non ci sarà modo di tenerci lontani da questa guerra.” fu tutto quello che disse, con una certa mestizia. “Certo il Regno di Picche scenderà in campo a difesa di quello di Quadri, e allora toccherà anche a noi intervenire.”
Che l'intervento fosse obbligato o meno, non c'era stata ancora alcuna risposta dalla Regina di Cuori, e sembrava che, finché non avesse ricevuto il consiglio del suo regale consorte, Re Ludwig fosse più che intenzionato a mantenere il massimo riserbo sulle sue intenzioni in quel conflitto.
Alla fine, Gilbert si stufò di passare le sue giornate a girarsi i pollici nell'attesa che qualcosa nella mente del fratello scattasse ed egli cambiasse idea. Fu così che un pomeriggio, senza sprecare troppo tempo in saluti e convenevoli, montò sul suo stallone e lasciò il castello dei sovrani di Cuori, diretto al confine tra il Regno di Quadri e quello di Fiori. Come aveva detto, il Joker non poteva resistere per troppo tempo lontano dall'azione e la situazione nel Regno di Cuori era diventata decisamente troppo noiosa per i suoi gusti.
Contando sulle lunghe giornate di riposo di cui sia lui che il cavallo avevano approfittato, non si fece fermare dal calare delle tenebre. La notte era limpida e la luna crescente illuminava l'ampia strada, rendendo la cavalcata notturna piacevole, nonostante l'incombente spettro della guerra.
Gilbert era libero, in fondo. Certo, aveva offerto il suo aiuto al fratello, ma a differenza dei Sovrani non aveva obblighi che lo legassero ad una od all'altra alleanza, non doveva pensare a proteggere nessun popolo. Ora cavalcava verso il fronte spinto dal mero spirito di avventura, dalla curiosità di essere testimone degli eventi. Certo non andava a combattere per l'una o per l'altra fazione – non ancora, almeno, e non se non gli si fosse presentato un buon motivo per farlo.
Durante una pausa che si era concesso per far abbeverare il destriero, tuttavia, un rumore lontano interruppe il silenzio della notte. Qualcuno, come lui, stava spronando il cavallo sulla strada, qualcuno che a sua volta amava viaggiare al chiaro di luna, forse, o qualcuno che, invece, era costretto a farlo. Giudicando il ritmico ed affrettato battere degli zoccoli sullo sterrato, rumore che si faceva sempre più vicino, Gilbert optava per la seconda opzione.
Quando decise che il cavaliere era ormai troppo a ridosso per deviare la sua cavalcata, Gilbert uscì dal riparo degli alberi, portando il suo destriero di traverso sulla strada affinché la bloccasse praticamente per interno. Il cavaliere, preso di sorpresa da quell'apparizione incappucciata, non ebbe altra scelta se non fermare la sua corsa. Il cavallo si impennò con un nitrito, mentre l'uomo estraeva la spada, probabilmente aspettandosi un agguato di briganti.
“Nessun bisogno delle armi, cavaliere!” fece Gilbert con tono conciliante, alzando le mani a dimostrare che non era armato. “Che cosa vi spinge a cavalcare così di fretta nel cuore della notte?”
“Sono un messo reale, vengo per conto della Regina di Cuori!” fece l'altro, trafelato e con urgenza, mostrando a Gilbert l'insegna della casa regnante che teneva arrotolata alla cintura.
“Devo chiedervi di liberare immediatamente il passo, signore, porto un dispaccio urgente e non posso permettermi alcun ritardo.”
Gilbert si tolse il cappuccio, rivelando una capigliatura candida quanto i suoi denti, ora esibiti in un largo sorriso. E così, la Regina aveva preso una decisione riguardo alla guerra? Se questo era il caso, Gilbert non poteva continuare il suo viaggio senza venire a conoscenza del contenuto, naturalmente.
“Sono il Joker, nonché fratello del re di Cuori. Il sovrano è in impaziente attesa di nuove dalla sua Regina... a me potete rivelare tutto in anteprima, comunque.” fece, sorridendo (appena) sinistramente.
Gilbert aveva metodi ben collaudati, quando si trattava di far cantare le persone, anche le più restie. Nel momento in cui volse il suo cavallo per tornare al castello il più in fretta possibile, comunque, lo fece perché l'altro cavaliere era effettivamente spossato da giorni di galoppo quasi ininterrotto, e caricare l'ultimo tratto di strada sulle forti zampe del suo destriero, fresco ed in forma, sembrava il minimo, vista l'importanza della notizia.
La caratteristica più evidente del Joker è che ha la capacità, in qualche modo, di introdursi ovunque. Così come può fare la sua comparsa a sorpresa in uno qualunque dei quattro regni senza venir arrestato anche in tempo di guerra, così egli è veloce negli spostamenti e conosce sempre la via più diretta per raggiungere la sua destinazione.
Queste sue caratteristiche, legate al fatto che aveva passato parte della sua adolescenza a giocare con un giovanissimo Ludwig nei corridoi del palazzo reale di Cuori, gli consentivano tra le altre cose di conoscere la maggior parte dei passaggi segreti del castello.
Deciso a non farsi vedere da nessuno per non causare particolari allarmi (oh, ci sarebbe stato tempo per spaventare tutti, in seguito~), decise che avrebbe percorso proprio uno di quei passaggi per arrivare direttamente dal fratello – o, più precisamente, nella sua camera da letto.
Ora, Gilbert certo non aveva pensato nemmeno remotamente alla possibilità di cogliere il Re in un momento, diciamo, intimo. Secondo lui, Ludwig non poteva che stare dormendo. La Regina non era a palazzo e, comunque, Gilbert si era più volte domandato se i due avessero davvero un rapporto da consorti tra le coltri dei loro ampi letti reali.
Quindi, incurante dell'ora tarda e del fatto che avrebbe colto il fratello di sorpresa, Gilbert percorse con slancio le scale del passaggio segreto e con altrettanto slancio aprì la porticina nascosta dietro uno dei pesanti arazzi che coprivano le mura della stanza del sovrano (né si pose problemi nel trovarla aperta quando, normalmente, sarebbe stata chiusa a chiave).
Irruppe quindi nella stanza, la fiamma del lume che teneva in mano tremolante per il movimento – anche se non ci sarebbe stato bisogno di luce, visto che l'ambiente era già rischiarato da diversi candelieri.
“Fratello, la situazione è grave, la regina è stata rapi- ah?!”
Gilbert non si sarebbe, appunto, mai aspettato di poter sorprendere il fratello in un'attività orizzontale diversa dal sonno. Fu quindi comprensibile il suo stupore quando i suoi occhi misero a fuoco la figura del sovrano disteso sul letto, le vesti sontuose slacciate, coperto da un'altra figura di cui il primo dettaglio che si coglieva era un rotondo didietro rosa – rosa perché avvolto in corti pantaloni a sbuffo, in cui (Gilbert ne era certo) la mano del Re era stata affondata fino ad un attimo prima.
A fissare di rimando il Joker c'erano ora gli occhi spalancati del Re e del Fante di Cuori.
Con aria costernata, il Re si tirò su, il volto che da pallido diventava improvvisamente paonazzo, mentre nel frattempo cercava disperatamente le parole per dare un senso a quella situazione surreale. Alla fine, si ritrovò a balbettare la più ridicola delle scuse.
“...non è come sembra.”
>> atto III <<
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Ludwig, Kiku, Feliciano, Gilbert
Rating: verde
Conteggio parole: 2753 (fdp)
Genere: fantasy, romantico
Avvertenze: cardverse AU, shonen ai
Riassunto: il Regno di Fiori sembra non curarsi di nascondere la sua ostilità all'avversario Regno di Picche, e Re Ludwig, sovrano del Regno di Cuori, ha dei pessimi presentimenti per quel che potrebbe riservare il futuro. Come se non bastasse, deve far da balia al suo Fante di Cuori, Feliciano, che pare divertirsi a creargli grattacapi.
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Note: questa storia fa da side story alla fanfiction "Royalty of Spades" di
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>> Atto I <<
Per diversi mesi, le ansie di Re Ludwig rimasero infondate, almeno in apparenza. I Regni sembravano in pace; l'ultimo arrivato dei sovrani, il Re di Picche, imparava a governare, mentre la vita sembrava procedere tranquilla. Tuttavia, dalla corrispondenza che come sempre intratteneva con suo cugino Roderich, Re Ludwig sapeva che la superficie tranquilla nascondeva correnti impetuose, pronte a rivelarsi e scatenare onde che avrebbero messo in difficoltà anche il più cauto dei marinai: la situazione nel Regno di Fiori peggiorava, e Roderich sembrava tutto fuorché ottimista su quello che il futuro avrebbe riservato.
Fu per questo che, un tranquillo pomeriggio in cui il sovrano si stava dedicando, come era suo solito, alle solite pile di missive burocratiche nel suo studio, non si stupì quando la porta della stanza venne bruscamente spalancata da qualcuno che, a quanto pareva, non riteneva necessario far annunciare il proprio arrivo. Ludwig alzò lo sguardo dalle carte con aria poco impressionata.
"Dov'eri esattamente quando i nostri genitori ci hanno spiegato che, di fronte ad una porta chiusa, è sempre d'obbligo bussare?" fece, riportando l'attenzione sul suo lavoro.
Gilbert sbuffò, mettendosi comodo su una delle poltrone di fronte alla scrivania del fratello. Indossava ancora il mantello da viaggio, impolverato e incrostato di fango sui bordi, e la cosa non fece piacere al sovrano, che era particolarmente pignolo quando si trattava dell'ordine e della pulizia delle sue stanze.
"Non lo so, forse ad un corso accelerato su come non diventare noioso come il mio fratellino minore." rispose ironico, ottenendo come replica un sospiro innervosito. Gilbert sprofondò nella poltrona. "Be', non sei sorpreso di vedermi?"
"Ti ho sentito arrivare." disse l'altro, indicando semplicemente la finestra semiaperta alle sue spalle. Gilbert grugnì. "Allora avresti almeno potuto prepararti un sorriso o qualcosa del genere, sapendo che sarei entrato."
Ludwig alzò un sopracciglio. "In realtà, se non mi sbaglio sui motivi della tua venuta, c'è assai poco da stare allegri".
Gilbert roteò lo sguardo. "Ah già, ogni tanto dimentico che tu e Roddy passate ore a scrivervi lettere su lettere. Onestamente, vista la vita noiosa che conduce, ancora non capisco che diamine trovi da raccontarti, ma immagino che tra persone noiose ci si capisca meglio."
"Mi racconta dei possibili piani del Re di Fiori, per esempio, e, per quanto preferirei che fossero noiosi, temo proprio che non lo siano."
Gilbert si spostò a disagio sulla poltrona.
"Uh, sì, in effetti il clima si era fatto un bel po' pesante, alla corte di Fiori. Non vuoi mai essere di troppo, quando il Re ha i suoi piano e il resto della Corte deve andargli dietro solo perché tirato alla catena, ecco."
Si alzò, facendo qualche passo verso la finestra, sotto gli occhi attenti di Re Ludwig, il quale non fece alcun commento, ma strinse le labbra. Non si era sbagliato ad interpretare l'arrivo del fratello, allora; qualcosa stava per succedere, e non si sarebbe trattato di nulla di piacevole. Gilbert aveva l'abitudine di trascorrere lunghi periodi alla Corte dei Fiori (per motivi che, sospettava il fratello, riguardavano poco la politica e più una certa attrazione che il Joker aveva sempre provato per la Regina di Fiori), e se perfino lui aveva ritenuto che fosse tempo di andarsene, significava che la situazione aveva oltrepassato il punto di non ritorno.
L'albino si sporse dalla finestra. Nel cortile interno, le guardie, che prima lo avevano accolto sull'attenti e avevano preso in custodia il suo cavallo, avevano ora un atteggiamento rilassato. Non sarebbe durato a lungo, si disse Gilbert, guardandole con fare distante. Uno di loro sembrava intento a raccontare una battuta, alla quale gli altri risero di gusto - oh, era Feliciano, il Fante di Cuori. Gilbert sorrise, a vederlo. In effetti, non riusciva ad immaginarselo, quel tipetto, alle prese con una guerra. E dire che il fante avrebbe dovuto rappresentare il supporto militare dei Sovrani.. no, Gibert averebbe visto meglio la Regina Kiku in un ruolo simile. Proprio in quel momento, nel tentativo di fare qualche strano movimento... militareggiante? il Fante inciampò nella sua lancia e per poco non cadde per terra.
Gilbert si allontanò dalla finestra, voltandosi verso il fratello.
"Di' un po', Ludwig... il tuo Fante, Feliciano, insomma, è un carissimo ragazzo..."
Ludwig lo stava guardando con aria sospettosa. "Be'?"
"No, sai che mi piace e tutto, naturalmente, ma, non so tu, però io lo vedo poco nel ruolo se dovesse, be', scoppiare una guerra o una cosa del genere."
Lo sguardo di Ludwig si fece scuro, segno che quel pensiero non gli era nuovo. Gilbert si avvicinò alla scrivania.
"Un Fante non è indicato dal destino, non ci sono voglie di forme strane a rivelarlo. Io capisco che la scelta sia caduta su Feliciano per motivi di cortesia, Ludwig, ma quelle sono scelte per tempi di pace, non per situazioni di... pericolo, come potrebbe rivelarsi quella presente."
Ludwig non rispose. Tutti sapevano come era andata, col Fante di Cuori. Nipote prediletto del precedente Sovrano, per cui Ludwig nutriva rispetto ed ammirazione sconfinati, e sul cui letto di morte il giovane Re aveva promesso di prendersi cura del discendente – anche se forse nominarlo fante era stata un'azione troppo generosa. Comunque, nessuno gli voleva male per questo: Feliciano aveva altre qualità, a corte, diverse dalla bravura militare, e Ludwig se l'era sempre cavata egregiamente da solo per quanto riguardava la conduzione dell'esercito. Tuttavia, se si trovavano sull'orlo dello scoppio di un conflitto tra Regni, i giochi di Corte non sarebbero più stati sufficienti. "Insomma, West, tu sei mio fratello, non vorrei mai vederti messo a mal partito in una situazione simile..” Gilbert si grattò la nuca, quasi imbarazzato. Il ruolo del fratello maggiore che si prendeva cura del più piccolo non gli era consono – era stato sempre viceversa, in effetti.
“Io sono un Joker, lo sai." Un joker, che aveva la libertà di andare e venire a suo piacimento tra i Regni, senza rappresentarne nessuno, che conosceva tutte le strade e poteva, in teoria, ricoprire il ruolo di qualsiasi carta. Ludwig sembrò considerare le implicazioni della proposta, ma alla fine scosse la testa.
"Questa non è, in ogni caso, una faccenda su cui posso decidere così, su due piedi, e senza consultare la Regina." rispose infine.
"Be', parla con la Regina." fece Gilbert con una scrollata di spalle.
"La Regina non è qui. E' partita per la sua consueta visita al suo villaggio natio e non sarà di ritorno prima di un paio di settimane." spiegò Re Ludwig lentamente, guardando il fratello negli occhi come a chiedergli se lo avevano, quel paio di settimane prima dell'inizio delle ormai preannunciate ostilità. Il Joker non disse nulla, ma strinse appena gli occhi. Un paio di settimane potevano essere un tempo troppo lungo.
"Se dovessi pensare di aver bisogno di me... be', pensavo di fermarmi qui per un po'.” fece scrollando le spalle “A proposito, spero che stasera la cena sia all'altezza della mia magnificenza, eh!" fece, all'improvviso di nuovo sorridente. I tempi potevano anche essere cupi, ma in quanto Joker e fratello del Re, Gilbert si aspettava un'ospitalità di tutto riguardo.
La lettera di Roderich che descriveva i piani di Re Ivan per l'attacco al Regno di Quadri arrivò un paio di giorni prima del dispaccio che annunciava l'effettivo inizio delle ostilità. Giunse, comunque, prima del previsto e prima del ritorno di Kiku.
Quello stesso pomeriggio, Re, Fante e Joker si ritrovarono nello studio di Ludwig, i due fratelli seduti alla scrivania con espressioni impenetrabili e serie, e Feliciano seduto appena dietro Ludwig, il viso che esibiva un'aria onestamente preoccupata. "Ho inviato un messaggio alla Regina, sarà informata quanto prima di cosa sta avvenendo." disse Ludwig.
Gilbert annuì, incoraggiando il fratello a continuare.
"...ma è chiaro che fino a che non avrò ricevuto una sua risposta in proposito, non potrò prendere posizione né tantomeno intervenire in questo conflitto."
Deluso, Gilbert gli rivolse un'occhiata scettica. "Permettimi di ricordarti che non hai molta scelta sulla posizione da prendere, fratellino."
"Non sono obbligato a scendere in campo a fianco a Re Ivan." rispose l'altro asciutto.
"Ah no? E credi che lui te lo perdonerà mai?"
Ludwig indurì lo sguardo. "Lo sfido a farlo."
"Non dire sciocchezze!" Gilbert si sporse verso di lui, improvvisamente accalorato "Se dovesse attaccarti, non potresti contare sull'alleanza né dei Quadri né delle Picche! Anzi, si divertirebbero a vedervi combattere e distruggere a vicenda. Non puoi buttare così l'alleanza di Cuori e Fiori." Ludwig lo guardò male. "Sei stato mandato qui da Re Ivan per convincermi ad appoggiarlo, Gilbert?" replicò, secco e sospettoso.
Gilbert lo guardò male a sua volta. "Sto solo cercando di farti ragionare, fratellino. Il tuo regno ed il suo sono stati alleati per generazioni e questo comporta obblighi ben precisi, in caso di conflitto."
"Sono io l'unico a decidere cosa significhi una guerra per il Regno di Cuori." rispose Ludwig, gelido. "Re Ivan non mi ha mai messo al corrente dei suoi piani, non scenderò in campo mettendo in pericolo la mia gente solo perché sono le tradizioni ad impormelo."
"Quand'è così..." Gilbert si alzò, dirigendosi verso la porta. "Pensaci bene, però." si voltò ad avvertirlo prima di uscire. "E pensa bene... anche al resto." aggiunse, gettando una breve occhiata al preoccupatissimo Feliciano. "Io mi fermerò ancora qualche giorno. Non posso stare lontano dal campo di battaglia troppo a lungo. Mi auguro che la Regina risponda presto, ma, in ogni caso, sai bene che non potrai temporeggiare ancora per molto." lo ammonì prima di uscire e chiudersi dietro la porta con malagrazia.
Gilbert non ottenne una risposta quel giorno né nei seguenti. Re Ludwig sembrava sparito dal palazzo e la corte, generalmente animata e piacevole, sembrava a sua volta essersi rinchiusa in un preoccupato silenzio.
Perfino quando il Joker si ritrovò a parlare con Antonio, comandante delle guardie e suo amico di vecchia data, l'uomo, di solito sorridente ed ottimista, sembrava decisamente preoccupato.
“Non ci sarà modo di tenerci lontani da questa guerra.” fu tutto quello che disse, con una certa mestizia. “Certo il Regno di Picche scenderà in campo a difesa di quello di Quadri, e allora toccherà anche a noi intervenire.”
Che l'intervento fosse obbligato o meno, non c'era stata ancora alcuna risposta dalla Regina di Cuori, e sembrava che, finché non avesse ricevuto il consiglio del suo regale consorte, Re Ludwig fosse più che intenzionato a mantenere il massimo riserbo sulle sue intenzioni in quel conflitto.
Alla fine, Gilbert si stufò di passare le sue giornate a girarsi i pollici nell'attesa che qualcosa nella mente del fratello scattasse ed egli cambiasse idea. Fu così che un pomeriggio, senza sprecare troppo tempo in saluti e convenevoli, montò sul suo stallone e lasciò il castello dei sovrani di Cuori, diretto al confine tra il Regno di Quadri e quello di Fiori. Come aveva detto, il Joker non poteva resistere per troppo tempo lontano dall'azione e la situazione nel Regno di Cuori era diventata decisamente troppo noiosa per i suoi gusti.
Contando sulle lunghe giornate di riposo di cui sia lui che il cavallo avevano approfittato, non si fece fermare dal calare delle tenebre. La notte era limpida e la luna crescente illuminava l'ampia strada, rendendo la cavalcata notturna piacevole, nonostante l'incombente spettro della guerra.
Gilbert era libero, in fondo. Certo, aveva offerto il suo aiuto al fratello, ma a differenza dei Sovrani non aveva obblighi che lo legassero ad una od all'altra alleanza, non doveva pensare a proteggere nessun popolo. Ora cavalcava verso il fronte spinto dal mero spirito di avventura, dalla curiosità di essere testimone degli eventi. Certo non andava a combattere per l'una o per l'altra fazione – non ancora, almeno, e non se non gli si fosse presentato un buon motivo per farlo.
Durante una pausa che si era concesso per far abbeverare il destriero, tuttavia, un rumore lontano interruppe il silenzio della notte. Qualcuno, come lui, stava spronando il cavallo sulla strada, qualcuno che a sua volta amava viaggiare al chiaro di luna, forse, o qualcuno che, invece, era costretto a farlo. Giudicando il ritmico ed affrettato battere degli zoccoli sullo sterrato, rumore che si faceva sempre più vicino, Gilbert optava per la seconda opzione.
Quando decise che il cavaliere era ormai troppo a ridosso per deviare la sua cavalcata, Gilbert uscì dal riparo degli alberi, portando il suo destriero di traverso sulla strada affinché la bloccasse praticamente per interno. Il cavaliere, preso di sorpresa da quell'apparizione incappucciata, non ebbe altra scelta se non fermare la sua corsa. Il cavallo si impennò con un nitrito, mentre l'uomo estraeva la spada, probabilmente aspettandosi un agguato di briganti.
“Nessun bisogno delle armi, cavaliere!” fece Gilbert con tono conciliante, alzando le mani a dimostrare che non era armato. “Che cosa vi spinge a cavalcare così di fretta nel cuore della notte?”
“Sono un messo reale, vengo per conto della Regina di Cuori!” fece l'altro, trafelato e con urgenza, mostrando a Gilbert l'insegna della casa regnante che teneva arrotolata alla cintura.
“Devo chiedervi di liberare immediatamente il passo, signore, porto un dispaccio urgente e non posso permettermi alcun ritardo.”
Gilbert si tolse il cappuccio, rivelando una capigliatura candida quanto i suoi denti, ora esibiti in un largo sorriso. E così, la Regina aveva preso una decisione riguardo alla guerra? Se questo era il caso, Gilbert non poteva continuare il suo viaggio senza venire a conoscenza del contenuto, naturalmente.
“Sono il Joker, nonché fratello del re di Cuori. Il sovrano è in impaziente attesa di nuove dalla sua Regina... a me potete rivelare tutto in anteprima, comunque.” fece, sorridendo (appena) sinistramente.
Gilbert aveva metodi ben collaudati, quando si trattava di far cantare le persone, anche le più restie. Nel momento in cui volse il suo cavallo per tornare al castello il più in fretta possibile, comunque, lo fece perché l'altro cavaliere era effettivamente spossato da giorni di galoppo quasi ininterrotto, e caricare l'ultimo tratto di strada sulle forti zampe del suo destriero, fresco ed in forma, sembrava il minimo, vista l'importanza della notizia.
La caratteristica più evidente del Joker è che ha la capacità, in qualche modo, di introdursi ovunque. Così come può fare la sua comparsa a sorpresa in uno qualunque dei quattro regni senza venir arrestato anche in tempo di guerra, così egli è veloce negli spostamenti e conosce sempre la via più diretta per raggiungere la sua destinazione.
Queste sue caratteristiche, legate al fatto che aveva passato parte della sua adolescenza a giocare con un giovanissimo Ludwig nei corridoi del palazzo reale di Cuori, gli consentivano tra le altre cose di conoscere la maggior parte dei passaggi segreti del castello.
Deciso a non farsi vedere da nessuno per non causare particolari allarmi (oh, ci sarebbe stato tempo per spaventare tutti, in seguito~), decise che avrebbe percorso proprio uno di quei passaggi per arrivare direttamente dal fratello – o, più precisamente, nella sua camera da letto.
Ora, Gilbert certo non aveva pensato nemmeno remotamente alla possibilità di cogliere il Re in un momento, diciamo, intimo. Secondo lui, Ludwig non poteva che stare dormendo. La Regina non era a palazzo e, comunque, Gilbert si era più volte domandato se i due avessero davvero un rapporto da consorti tra le coltri dei loro ampi letti reali.
Quindi, incurante dell'ora tarda e del fatto che avrebbe colto il fratello di sorpresa, Gilbert percorse con slancio le scale del passaggio segreto e con altrettanto slancio aprì la porticina nascosta dietro uno dei pesanti arazzi che coprivano le mura della stanza del sovrano (né si pose problemi nel trovarla aperta quando, normalmente, sarebbe stata chiusa a chiave).
Irruppe quindi nella stanza, la fiamma del lume che teneva in mano tremolante per il movimento – anche se non ci sarebbe stato bisogno di luce, visto che l'ambiente era già rischiarato da diversi candelieri.
“Fratello, la situazione è grave, la regina è stata rapi- ah?!”
Gilbert non si sarebbe, appunto, mai aspettato di poter sorprendere il fratello in un'attività orizzontale diversa dal sonno. Fu quindi comprensibile il suo stupore quando i suoi occhi misero a fuoco la figura del sovrano disteso sul letto, le vesti sontuose slacciate, coperto da un'altra figura di cui il primo dettaglio che si coglieva era un rotondo didietro rosa – rosa perché avvolto in corti pantaloni a sbuffo, in cui (Gilbert ne era certo) la mano del Re era stata affondata fino ad un attimo prima.
A fissare di rimando il Joker c'erano ora gli occhi spalancati del Re e del Fante di Cuori.
Con aria costernata, il Re si tirò su, il volto che da pallido diventava improvvisamente paonazzo, mentre nel frattempo cercava disperatamente le parole per dare un senso a quella situazione surreale. Alla fine, si ritrovò a balbettare la più ridicola delle scuse.
“...non è come sembra.”
>> atto III <<