lontano_lontano (
lontano_lontano) wrote2013-11-14 11:41 pm
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Scala Reale, atto V - antefatto
Titolo: Scala reale
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Ludwig, Feliciano
Rating: verde
Conteggio parole: 3350 (fdp)
Genere: fantasy, romantico
Avvertenze: cardverse AU, shonen ai
Riassunto: il Regno di Fiori sembra non curarsi di nascondere la sua ostilità all'avversario Regno di Picche, e Re Ludwig, sovrano del Regno di Cuori, ha dei pessimi presentimenti per quel che potrebbe riservare il futuro. Come se non bastasse, deve far da balia al suo Fante di Cuori, Feliciano, che pare divertirsi a creargli grattacapi.
Beta:
yuki_delleran
Note: questa storia fa da side story alla fanfiction "Royalty of Spades" di
yuki_delleran, che mi ha concesso di sfruttare lo sfondo degli eventi della sua avventura per far muovere questi adorabili personaggi. Per capire al meglio la trama è quindi consigliabile (ma non indispensabile) leggere anche il suo lavoro~
Scala Reale, atto V - antefatto - a Flush of Hearts
Ci devono sempre essere un Re ed un Regina.
Il Re di Cuori sapeva di non avere ancora molto tempo a disposizione a questo mondo.
Era strano il perché lo sapesse; diversi sovrani morivano di morte violenta, in battaglia o uccisi in qualche congiura di palazzo, e potevano sospettarlo, ma mai esserne certi. Questo, tuttavia, non sarebbe stato il suo caso. In effetti, il Regno di Cuori per molto tempo non aveva conosciuto una tale pace come negli ultimi anni dell'amministrazione di Re Marius Vargas.
Altri sovrani morivano di vecchiaia, ma, di nuovo, non sarebbe stato così per lui: sebbene non fosse più giovane, l'avanzare dell'età ancora non l'aveva sopraffatto, né le sue forze stavano, apparentemente, venendo meno.
Ma c'era un segno, inequivocabile, che faceva presagire quale sarebbe stato il suo destino di lì a breve: la voglia a forma di cuore sul suo petto, che lo qualificava come Sovrano, stava lentamente sbiadendo.
Questo poteva solo significare l'avanzare inesorabile di una malattia; il Re lo sapeva bene e non poteva ignorare l'avvertimento. Del resto, questo non significava affatto che i suoi compiti di guida del Regno fossero finiti, anzi: da qualche parte, un giovane Re cominciava senz'altro ad intravvedere l'ombra della sua voglia comparire sulla sua pelle, e non avrebbe tardato a presentarsi a Palazzo. Al Re di Cuori rimaneva un ultimo, fondamentale compito prima di lasciare per sempre il trono: passare tutta la sua conoscenza al suo successore.
Il nuovo Re non tardò, in effetti, e quando fece la sua apparizione, accompagnato dal nonno, Marius non poté fare a meno di sorridere: il giovane, alto e diritto, era il nipote di uno dei suoi migliori generali. Si chiamava Ludwig e, sullo sterno, aveva l'ombra della sagoma di un cuore - poco più di un'ombra, davvero, ma ben nitida sulla pelle chiarissima del ragazzo.
Venne immediatamente deciso che si sarebbe trasferito a Palazzo seduta stante, affinché Re Marius potesse insegnargli tutto ciò che sapeva e riteneva opportuno per prepararlo alla guida del Regno.
"Sei un Re fortunato, davvero." Aveva detto Marius a Ludwig la prima volta che l'aveva incontrato. "Non a tutti è dato apprendere quanto ti insegnerò dalle labbra del loro predecessore. La maggior parte deve indovinare sbagliando sulla propria pelle, purtroppo. Ma viviamo in un periodo pacifico, e ci sono concessi questi lussi."
A dire il vero, Re Marius questi lussi se li era guadagnati. I tempi erano ben diversi, quando era salito al trono lui, in un periodo di guerra e turbolenza. Il giovane sovrano aveva imparato tutto sul campo di battaglia, era sopravvissuto, e in anni di lavoro aveva creato una pace stabile e, finora, duratura.
"Mi auguro che sarai un Re in grado di mantenere la pace che ho costruito." Diceva a Ludwig. "È una pace che il Regno ha ottenuto ad un prezzo molto alto, non è il caso di pagarlo più di una volta."
Re Marius mostrava a Ludwig la vita di Palazzo, lo presentava ai nobili di corte con ampi sorrisi e cerimonie (e, una volta che questi gli avevano voltato le spalle, gli spiegava anche di quali trame e macchinazioni erano a capo - che pure non erano niente, ormai, rispetto a quelle dei suoi tempi), lo conduceva nel dedalo di passaggi segreti delle mura, lo istruiva sui documenti ufficiali e sulla loro redazione.
In tutto questo, Re Marius era sempre seguito da uno dei suoi nipoti, un ragazzo che aveva circa l'età di Ludwig, o forse uno o due anni di più, sebbene apparisse più giovane del futuro Re. Si chiamava Feliciano, e Re Marius insisteva nell'averlo accanto come una sorta di valletto, con la scusa che doveva sostenerlo mentre facevano le scale, visti i dolori che cominciavano a prendergli le ossa.
Ludwig aveva obiettato che il Sovrano avrebbe potuto appoggiarsi a lui, ma Re Marius non aveva voluto sentire storie: Feliciano era sempre presente al loro fianco, sia negli incontri ufficiali che quando Marius mostrava a Ludwig cose che, in teoria, potevano essere note solo alla coppia di sovrani.
Feliciano, comunque, era un tipo un po' strambo. Sembrava prestare poca attenzione alle spiegazioni del nonno, distratto da altri pensieri, tornando attento solo quando Re Marius aveva bisogno di lui. Certo non aveva la stoffa della spia né di qualcuno che avrebbe potuto utilizzare informazioni segrete per il proprio tornaconto personale, Ludwig poteva concederlo, ma comunque sembrava uno spreco che questi li seguisse e venisse a conoscenza di così tanti segreti senza nemmeno mostrare il dovuto interesse.
Il Re doveva aver intuito i pensieri del giovane, perché, un sera, gli disse: "un Sovrano deve imparare a non essere sempre geloso delle sue informazioni, per quanto vitali. Verrà il giorno in cui non dovrai né potrai avere segreti per la tua Regina."
"Ma al momento questo regno non ha alcuna Regina, maestà." Obiettò Ludwig, pragmatico; la precedente sovrana, infatti, era morta tempo addietro e quella nuova doveva ancora manifestarsi.
(L'assenza della Regina era un fatto, a ben pensarci, curioso: pochi regni riuscivano a mantenere pace e stabilità così a lungo nonostante la mancanza di uno dei due sovrani. La maggior parte della gente attribuiva questo all'abilità di Re Marius, ma alcuni, maliziosi, suggerivano che nascondesse una nuova Regina da qualche parte.)
Al commento del giovane Ludwig, Re Marius aveva sorriso furbescamente.
"Ci sono sempre un Re ed una Regina." Aveva detto, poi si era appoggiato alla spalla di Feliciano, che lo aveva aiutato a scendere le scale.
Da allora, Ludwig aveva evitato l'argomento, pensando di non poter negare al vecchio Re malato la vicinanza ed il conforto del suo nipote preferito.
Tuttavia, tale vicinanza veniva imposta anche allo stesso Ludwig. Ogni tanto, Re Marius lasciava soli i due giovani, con la scusa di dover sbrigare faccende ancora troppo noiose per il giovane Sovrano in fieri, o dicendo di voler riposare (la malattia aveva cominciato a mostrare i suoi segni ed il dolore a farsi sentire abbastanza forte da far storcere la bocca altrimenti sempre sorridente del sovrano).
A Ludwig questi momenti di tet-a-tet non piacevano particolarmente.
Non che avesse niente contro il nipote del Re, anzi, ma certo non era il tipo che si sarebbe aspettato - Marius era un guerriero, un grande generale, impavido di fronte ai nemici in battaglia ed anche, ora, davanti all'inesorabile avvicinarsi della fine. Feliciano, al contrario, era un inetto nell'arte del combattimento, si annoiava brutalmente a sentir parlare di strategia militare e, se interrogato sull'argomento, dimostrava la sua totale incomprensione delle tattiche di guerra.
D'altra parte, Ludwig ammetteva anche che l'altro fosse una persona interessante: amava la musica e l'arte, e si dilettava in entrambe con risultati che, pur non essendo un esperto, Ludwig riconosceva essere molto buoni.
Il giovane Re sapeva bene che Marius amava l'arte in ogni forma, anzi, gli era stato raccontato che era stato egli stesso ad iniziare il nipote a quella passione, con frutti insperati. In effetti, come nipote di un Re, Feliciano sarebbe stato abbastanza benestante per potersi dedicare a qualsiasi passatempo, o forse avrebbe potuto farne un mestiere, anche - nessuno pretendeva, in fondo, che i discendenti dei Sovrani di un Regno ne mantenessero intatte le qualità; non sarebbero stati loro a regnare, in seguito.
Solo, ecco, Ludwig non si sentiva eccessivamente a suo agio con Feliciano. Il ragazzo era troppo solare, troppo spontaneo ed informale per lui - non che Ludwig si aspettasse di essere trattato con la deferenza dovuta ad un Sovrano (non lo era, non ancora), ma non era abituato a tutte quelle esternazioni di affetto che per l'altro sembravano così naturali ma che per lui, cresciuto in un ambiente formale e abituato a rispettare rigidi codici di etichetta, erano sinonimo di invadenza e poco rispetto dello spazio altrui.
Avrebbe anche potuto passare sopra la pigrizia del ragazzo, alla sua mancanza di interesse per tutte quelle cose che, invece, Ludwig trovava di fondamentale importanza - non era un problema suo, in fondo - ma Feliciano, ormai, ogni volta che lo vedeva gli saltava al collo per abbracciarlo e baciarlo con affetto sulle guance, e Ludwig, che non si ritraeva per non mancare di rispetto a Re Marius, cominciava a considerare almeno questi comportamenti come un suo problema. In special modo perché lo mettevano decisamente in imbarazzo.
Ludwig era stato cresciuto in una famiglia dalle parche manifestazioni d'affetto. Gli erano stati insegnati l'onore, la disciplina, l'arte del combattimento, la storia e la politica e la filosofia, ma poca teoria del contatto umano (salve le buone maniere) e nessunissima pratica. Nel momento in cui aveva scoperto di essere destinato a diventare Re, aveva anche, almeno esteriormente, accettato l'idea di dover, prima o poi, iniziare a condividere la sua vita con qualcuno, ma ci sarebbe stato tempo, visto che la Regina non era ancora comparsa. Non aveva mai avuto interessi amorosi o vere amicizie (se si escludevanoi suoi magnifici cani, naturalmente), e, in generale, amava tenere le distanze da chi lo circondava.
In sintesi, il nipote del Re era decisamente troppo per lui.
Eppure si divertivano anche, assieme. Feliciano ogni tanto gli suonava della musica, quando passeggiavano nei giardini del palazzo, e a Ludwig questi intermezzi non dispiacevano, in fondo.
Poi, però, si sentiva in colpa perché il suo compito, lì, non era certo quello di stare a perder tempo oziando, anzi; era lì per apprendere, per studiare, per poter attingere ogni momento possibile alla conoscenza del vecchio Re che presto avrebbe potuto abbandonarli. Un pochino, inconsciamente, se la prendeva anche con Feliciano, che nonostante tutto, con la sua compagnia, riusciva a fargli accantonare per qualche momento il suo senso del dovere.
Tuttavia, Re Marius era così affezionato a quel nipote che Ludwig sentiva quasi di volergli bene per riflesso. Il vecchio sovrano se lo coccolava spesso e volentieri, lo abbracciava e gli scompigliava i capelli, lo riempiva di lodi. Feliciano ne era contento, sorrideva, eppure Ludwig ormai aveva imparato a conoscerlo abbastanza bene per scorgere nei suoi occhi la preoccupazione ed il dolore, quando si rendevano evidenti i segni della malattia del nonno.
Ormai, il giovane Re sapeva che il momento dell'addio si stava avvicinando; era la voglia sul suo petto a dirglielo, diventando man mano più nitida col passare delle settimane. L'essere testimone di quegli attimi di affetto tra nonno e nipote, attimi preziosi perché il tempo a disposizione dei due era, ormai, agli sgoccioli, gli faceva tristezza e lo faceva sentire, allo stesso tempo, un ospite indesiderato.
E tuttavia, era parte della vita, no? Se fosse capitata anche a lui una cosa del genere, in futuro? Il Re non aveva solo doveri nei confronti dei suoi sudditi (doveri che Marius aveva svolto eccellentemente); era soprattutto un essere umano come tutti, a cui stava a cuore la famiglia sopra ogni cosa.
Ludwig aveva accettato l'idea di diventare Re di buon grado, come avrebbe accettato disciplinatamente un ordine paterno o i compiti che venivano dall'essere parte di una famiglia nobile come la sua. Aveva accettato la responsabilità che sapeva sarebbe venuta con quel compito, ma, osservando Marius e Feliciano assieme, si era ritrovato a pensare che forse c'erano altri aspetti della vita di un Sovrano che egli non aveva considerato, aspetti che era meno preparato ad affrontare.
Poi, all'inizio dell'inverno, capitò qualcosa di completamente inaspettato.
Era già qualche tempo che il Sovrano non si faceva vedere in giro, costretto a letto, senza potersi neppure alzare. Ludwig era stato ammesso un paio di volte in sua presenza, ma niente di più. Così, per la maggior parte del tempo, si dedicava a studiare e leggere certi testi che aveva trovato nella grande biblioteca del palazzo. Tuttavia, essendo per natura poco socievole, non aveva ancora legato con nessuno, a palazzo, ed i servitori, sebbene lo trattassero con riguardo, sembravano di gran lunga più preoccupati di accudire il vecchio Re.
Ora, Ludwig rimpiangeva anche la compagnia di Feliciano, che era troppo impegnato al capezzale del nonno per dedicargli il tempo che gli dedicava prima.
Così, quella sera, dopo aver lasciato la biblioteca dove era rimasto a leggere fino a tardi, era completamente solo quando udì dei passi rimbombare tra le pareti.
Dapprima, vedendo la figura avvicinarsi verso di lui in tutta fretta lungo il corridoio, pensò che avrebbe potuto trattarsi di Feliciano - stessa statura, stesso ribelle ciuffo di capelli che gli ballonzolava a lato della testa. Eppure, l'andatura era diversa, più aggressiva, e Ludwig realizzò che non si trattava affatto di Feliciano, ma del suo fratello maggiore, Lovino, che il giovane Re aveva già incontrato in alcune occasioni ufficiali e che non sembrava provare particolare simpatia per il successore al trono di Cuori.
Questo sembrò vedere Ludwig solo all'ultimo e volerlo ignorare, ma poi, un attimo prima di oltrepassarlo, decise di cambiare idea e si fermò di fronte a lui, puntandogli un dito accusatore sul petto.
"Sarai ben contento, bastardo!" Lo aggredì "Stai contando i giorni che mancano alla morte di mio nonno e alla tua salita al trono, non è così?!"
Ludwig, perplesso più che arrabbiato o offeso per l'accusa, corrugò le sopracciglia.
"Comprendo il tuo dolore, ma se pensi che questo ti dia il diritto di dire certe falsità su di me..."
"Vieni a parlarmi di falsità, tu che ti aggiri per questo palazzo con la tua maledetta aria da signore, contento di avere presto la corona? Hai fatto fesso mio nonno, farai fesso anche quel pesce lesso di mio fratello, ma io non ci casco, sai?"
"Tuo fratello non..."
Questa volta, Ludwig non venne interrotto da Lovino, ma da Feliciano stesso che stava arrivando di corsa.
Si aggrappò al braccio del fratello, allontanandolo da Ludwig.
"Per favore, ora basta..."
"Sei un cretino, Feliciano, ti farai usare da questo come meglio vorrà, e te ne accorgerai troppo tardi!" Replicò irato Lovino, staccandosi violentemente ed arretrando di qualche passo. "Ma non dirmi che non ti avevo avvertito!"
Feliciano tentò invano di trattenerlo, ma l'altro, dopo aver lanciato un'occhiata di pure odio a Ludwig, girò i tacchi e se ne andò a grandi passi. Feliciano sembrò tentato di seguirlo ma, dopo averci pensato qualche attimo, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e scosse la testa con fare desolato.
"Mi dispiace per quello che ti ha detto. Non ho sentito, ma so che può diventare piuttosto spiacevole."
Ludwig si accorse in quel momento che gli occhi e le guance del ragazzo erano arrossati. Si chiese se i due fratelli avessero litigato, prima.
"Il dolore per la perdita del Re dev'essere molto forte." rispose Ludwig, diplomatico. Non era davvero arrabbiato per quello che gli era stato detto, ma certo non gli aveva fatto piacere. Si augurava che le parole di Lovino fossero state scatenate solo ed esclusivamente dallo stato psicologico e non da un risentimento più profondo. Lovino era pur sempre un nobile, e, se avesse deciso di ostacolarlo per ragioni di odio personale, Ludwig non avrebbe avuto le cose facili a palazzo.
Tuttavia, c'era qualcos'altro che l'aveva incuriosito.
"Non capisco però perché ti abbia tirato in ballo." Aggiunse, quasi con un guizzo di istinto protettivo nei confronti di Feliciano.
Questo guardò Ludwig quasi stupito, poi abbassò lo sguardo ed annuì.
"È che lui sa qualcosa che tu non sai ancora." Rispose, senza guardarlo negli occhi.
Ludwig lo osservò perplesso.
"Che cosa vuoi dire?"
Feliciano, sempre senza guardarlo, fece spallucce.
"Voglio dire che è un segreto."
"Se mi riguarda, credo di aver diritto di saperlo!" Rispose secco Ludwig, il quale non apprezzava affatto le mezze verità e le frasi lasciate in sospeso.
Feliciano si guardò attorno, evidentemente a disagio, come se stesse cercando una via di fuga che però, al momento, non c'era. Si era lasciato sfuggire qualche parola di troppo ed adesso era tardi per rimangiarsela.
"Feliciano, non so di che cosa sia convinto tuo fratello, ma certo io non avevo intenzione di sconvolgere la vita di nessuno. Non voglio usarti né niente del genere!" Si accalorò un poco, nel parlare "Forse dopo l'incoronazione non ci rivedremo mai più! Posso capire che stiate affrontando un momento difficile, ma..."
Feliciano aveva sbarrato gli occhi. "Mai più?" Ripeté, stupefatto e, si sorprese a notare Ludwig, anche ferito. "Non vorresti rivedermi mai più?"
Il biondo alzò una mano, come a voler prevenire Feliciano.
"Non ho detto questo, ho solo detto che forse, dopo che tuo nonno... Insomma... Non avremo più ragione di frequentarci, no?"
Avevano pochissimo in comune e caratteri completamente diversi; una volta che Re Marius fosse venuto a mancare, non ci sarebbe stato più niente a legarli. Non disse nulla di questo, però, perché Feliciano sembrava già abbastanza sconvolto e voleva evitare di peggiorare la situazione.
L'altro scuoteva la testa, caparbio.
"No, noi dobbiamo rimanere assieme, soprattutto dopo che il nonno... se ne sarà andato."
Ludwig continuava a non capire, ma iniziava a sentirsi decisamente in imbarazzo.
"Che cosa vuoi dire, Feliciano?" Sentiva che le guance iniziavano ad imporporarsi, e questo non era mai un buon segno.
Il ragazzo si guardò attorno. Il corridoio era vuoto attorno a loro e, improvvisamente, il nipote del Re sembrò prendere una decisione.
"Tanto saresti venuto a saperlo molto presto!" Bofonchiò, afferrando uno stupefatto Ludwig per la mano e trascinandolo con sé nella prima stanza che trovò.
"Insomma, non credo che faccia differenza se sarò io a dirtelo, anche se so che avrei dovuto aspettare!" Continuò Feliciano, chiudendo la porta a chiave dietro di loro ed esplorando la stanza, scostando divani e sedie imbottite e chiudendo con cura i pesanti tendaggi alle finestre.
Ludwig si sentiva terribilmente fuori posto, e cominciava a temere il peggio. Che tutti quegli abbracci, quei festosi baci sulle guance riservatigli da Feliciano avessero avuto un senso ben diverso da quello sempre attribuito dal futuro Re? Si era detto che quello era il modo di fare normale dell'altro ragazzo, che non doveva imbarazzarsi così tanto per nulla.
E se invece, appunto, avesse sempre frainteso? Se Feliciano avesse sempre cercato di manifestargli un tipo diverso di affetto?
Sentì il cuore salirgli in gola. Doveva uscire da quella stanza.
"Feliciano, non credo che questo sia il momento appropriato per..."
L'altro gli si parò davanti.
"No, è importante che tu sappia! Anche perché, con il caratterino che si ritrova mio fratello, finirà con rivelarti tutto e preferisco che tu lo sappia da me... Visto che sono il diretto interessato. Oltre a te, voglio dire."
Con questo, prese a sbottonarsi la casacca e la camicia sottostante.
Ludwig seguì il tutto con panico crescente.
"Non credo proprio ci sia bisogno di..."
"No, tu devi vedere! O non mi crederai!" Rispose l'altro, armeggiando, un po' impacciato, con i cordini della camicia sul petto. "Questo è il motivo per cui dobbiamo rimanere assieme... Per sempre." Gli venne fuori.
A quel punto, Ludwig scattò per arrivare alla porta. Non era onorevole, forse, ma quella stanza proprio non poteva restare!
"Ludwig!" Feliciano fu più agile, e gli si parò davanti, i lembi della camicia ben spostati. Ludwig tentò di spostare lo sguardo, ma non poté non guardare.
E quando vide, gli mancò il fiato.
Sullo sterno di Feliciano, proprio nella stessa posizione della sua, c'era una voglia nera a forma di cuore, più piccola, ma altrettanto reale.
Per qualche momento, nessuno dei due disse niente.
"...eri tu. Sei stato tu, sempre, fin dalla morte della vecchia Regina, tanti anni fa." Finì col realizzare il giovane sovrano.
Feliciano annuì, tenendo lo sguardo basso. Poi lo alzò, sorridendo pacatamente a Ludwig.
"Devono sempre esserci un Re ed una Regina. Per questo sono rimasto costantemente al fianco del nonno, negli ultimi anni..." Il pensiero sembrò commuoverlo, tanto che dovette fare una pausa per tirare su col naso.
"So che ci sono tante cose in cui sono un fallimento, Ludwig. So anche che tu, invece, sei tanto bravo in tutto e che il nonno è convinto che sarai un grande Re, ed anch'io ne sono convinto!" Disse con foga, mentre una prima lacrima gli si affacciava sulla guancia.
"Ma io farò del mio meglio, davvero. Anch'io non l'ho chiesto, questo cuore, ma non posso farci nulla..." Si chiuse un pugno sul petto, la voce incrinata per il dolore. "Perciò ti prego, non dire che non ci rivedremo più, dopo che il nonno... Il nonno..."
Incapace di finire la frase, scoppiò a piangere ed affondò la testa nel petto di Ludwig.
Questo, che per tutto il tempo non era stato in grado di spiccicare una sola parola, conscio solo di essersi ritrovato davanti, nei panni della persona più improbabile, la sua Regina, non seppe che dire.
Tuttavia, dopo qualche momento di esitazione, gli circondò le spalle e strinse Feliciano a sé, con cautela, lasciando che si abbandonasse al dolore. Si trovava in estremo imbarazzo, ma sapeva bene di non poterlo respingere in un momento come questo.
Dovevano sempre esserci un Re ed una Regina, e Ludwig non veniva mai meno ai suoi doveri.
>> atto VI <<
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Ludwig, Feliciano
Rating: verde
Conteggio parole: 3350 (fdp)
Genere: fantasy, romantico
Avvertenze: cardverse AU, shonen ai
Riassunto: il Regno di Fiori sembra non curarsi di nascondere la sua ostilità all'avversario Regno di Picche, e Re Ludwig, sovrano del Regno di Cuori, ha dei pessimi presentimenti per quel che potrebbe riservare il futuro. Come se non bastasse, deve far da balia al suo Fante di Cuori, Feliciano, che pare divertirsi a creargli grattacapi.
Beta:
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Note: questa storia fa da side story alla fanfiction "Royalty of Spades" di
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Scala Reale, atto V - antefatto - a Flush of Hearts
Ci devono sempre essere un Re ed un Regina.
Il Re di Cuori sapeva di non avere ancora molto tempo a disposizione a questo mondo.
Era strano il perché lo sapesse; diversi sovrani morivano di morte violenta, in battaglia o uccisi in qualche congiura di palazzo, e potevano sospettarlo, ma mai esserne certi. Questo, tuttavia, non sarebbe stato il suo caso. In effetti, il Regno di Cuori per molto tempo non aveva conosciuto una tale pace come negli ultimi anni dell'amministrazione di Re Marius Vargas.
Altri sovrani morivano di vecchiaia, ma, di nuovo, non sarebbe stato così per lui: sebbene non fosse più giovane, l'avanzare dell'età ancora non l'aveva sopraffatto, né le sue forze stavano, apparentemente, venendo meno.
Ma c'era un segno, inequivocabile, che faceva presagire quale sarebbe stato il suo destino di lì a breve: la voglia a forma di cuore sul suo petto, che lo qualificava come Sovrano, stava lentamente sbiadendo.
Questo poteva solo significare l'avanzare inesorabile di una malattia; il Re lo sapeva bene e non poteva ignorare l'avvertimento. Del resto, questo non significava affatto che i suoi compiti di guida del Regno fossero finiti, anzi: da qualche parte, un giovane Re cominciava senz'altro ad intravvedere l'ombra della sua voglia comparire sulla sua pelle, e non avrebbe tardato a presentarsi a Palazzo. Al Re di Cuori rimaneva un ultimo, fondamentale compito prima di lasciare per sempre il trono: passare tutta la sua conoscenza al suo successore.
Il nuovo Re non tardò, in effetti, e quando fece la sua apparizione, accompagnato dal nonno, Marius non poté fare a meno di sorridere: il giovane, alto e diritto, era il nipote di uno dei suoi migliori generali. Si chiamava Ludwig e, sullo sterno, aveva l'ombra della sagoma di un cuore - poco più di un'ombra, davvero, ma ben nitida sulla pelle chiarissima del ragazzo.
Venne immediatamente deciso che si sarebbe trasferito a Palazzo seduta stante, affinché Re Marius potesse insegnargli tutto ciò che sapeva e riteneva opportuno per prepararlo alla guida del Regno.
"Sei un Re fortunato, davvero." Aveva detto Marius a Ludwig la prima volta che l'aveva incontrato. "Non a tutti è dato apprendere quanto ti insegnerò dalle labbra del loro predecessore. La maggior parte deve indovinare sbagliando sulla propria pelle, purtroppo. Ma viviamo in un periodo pacifico, e ci sono concessi questi lussi."
A dire il vero, Re Marius questi lussi se li era guadagnati. I tempi erano ben diversi, quando era salito al trono lui, in un periodo di guerra e turbolenza. Il giovane sovrano aveva imparato tutto sul campo di battaglia, era sopravvissuto, e in anni di lavoro aveva creato una pace stabile e, finora, duratura.
"Mi auguro che sarai un Re in grado di mantenere la pace che ho costruito." Diceva a Ludwig. "È una pace che il Regno ha ottenuto ad un prezzo molto alto, non è il caso di pagarlo più di una volta."
Re Marius mostrava a Ludwig la vita di Palazzo, lo presentava ai nobili di corte con ampi sorrisi e cerimonie (e, una volta che questi gli avevano voltato le spalle, gli spiegava anche di quali trame e macchinazioni erano a capo - che pure non erano niente, ormai, rispetto a quelle dei suoi tempi), lo conduceva nel dedalo di passaggi segreti delle mura, lo istruiva sui documenti ufficiali e sulla loro redazione.
In tutto questo, Re Marius era sempre seguito da uno dei suoi nipoti, un ragazzo che aveva circa l'età di Ludwig, o forse uno o due anni di più, sebbene apparisse più giovane del futuro Re. Si chiamava Feliciano, e Re Marius insisteva nell'averlo accanto come una sorta di valletto, con la scusa che doveva sostenerlo mentre facevano le scale, visti i dolori che cominciavano a prendergli le ossa.
Ludwig aveva obiettato che il Sovrano avrebbe potuto appoggiarsi a lui, ma Re Marius non aveva voluto sentire storie: Feliciano era sempre presente al loro fianco, sia negli incontri ufficiali che quando Marius mostrava a Ludwig cose che, in teoria, potevano essere note solo alla coppia di sovrani.
Feliciano, comunque, era un tipo un po' strambo. Sembrava prestare poca attenzione alle spiegazioni del nonno, distratto da altri pensieri, tornando attento solo quando Re Marius aveva bisogno di lui. Certo non aveva la stoffa della spia né di qualcuno che avrebbe potuto utilizzare informazioni segrete per il proprio tornaconto personale, Ludwig poteva concederlo, ma comunque sembrava uno spreco che questi li seguisse e venisse a conoscenza di così tanti segreti senza nemmeno mostrare il dovuto interesse.
Il Re doveva aver intuito i pensieri del giovane, perché, un sera, gli disse: "un Sovrano deve imparare a non essere sempre geloso delle sue informazioni, per quanto vitali. Verrà il giorno in cui non dovrai né potrai avere segreti per la tua Regina."
"Ma al momento questo regno non ha alcuna Regina, maestà." Obiettò Ludwig, pragmatico; la precedente sovrana, infatti, era morta tempo addietro e quella nuova doveva ancora manifestarsi.
(L'assenza della Regina era un fatto, a ben pensarci, curioso: pochi regni riuscivano a mantenere pace e stabilità così a lungo nonostante la mancanza di uno dei due sovrani. La maggior parte della gente attribuiva questo all'abilità di Re Marius, ma alcuni, maliziosi, suggerivano che nascondesse una nuova Regina da qualche parte.)
Al commento del giovane Ludwig, Re Marius aveva sorriso furbescamente.
"Ci sono sempre un Re ed una Regina." Aveva detto, poi si era appoggiato alla spalla di Feliciano, che lo aveva aiutato a scendere le scale.
Da allora, Ludwig aveva evitato l'argomento, pensando di non poter negare al vecchio Re malato la vicinanza ed il conforto del suo nipote preferito.
Tuttavia, tale vicinanza veniva imposta anche allo stesso Ludwig. Ogni tanto, Re Marius lasciava soli i due giovani, con la scusa di dover sbrigare faccende ancora troppo noiose per il giovane Sovrano in fieri, o dicendo di voler riposare (la malattia aveva cominciato a mostrare i suoi segni ed il dolore a farsi sentire abbastanza forte da far storcere la bocca altrimenti sempre sorridente del sovrano).
A Ludwig questi momenti di tet-a-tet non piacevano particolarmente.
Non che avesse niente contro il nipote del Re, anzi, ma certo non era il tipo che si sarebbe aspettato - Marius era un guerriero, un grande generale, impavido di fronte ai nemici in battaglia ed anche, ora, davanti all'inesorabile avvicinarsi della fine. Feliciano, al contrario, era un inetto nell'arte del combattimento, si annoiava brutalmente a sentir parlare di strategia militare e, se interrogato sull'argomento, dimostrava la sua totale incomprensione delle tattiche di guerra.
D'altra parte, Ludwig ammetteva anche che l'altro fosse una persona interessante: amava la musica e l'arte, e si dilettava in entrambe con risultati che, pur non essendo un esperto, Ludwig riconosceva essere molto buoni.
Il giovane Re sapeva bene che Marius amava l'arte in ogni forma, anzi, gli era stato raccontato che era stato egli stesso ad iniziare il nipote a quella passione, con frutti insperati. In effetti, come nipote di un Re, Feliciano sarebbe stato abbastanza benestante per potersi dedicare a qualsiasi passatempo, o forse avrebbe potuto farne un mestiere, anche - nessuno pretendeva, in fondo, che i discendenti dei Sovrani di un Regno ne mantenessero intatte le qualità; non sarebbero stati loro a regnare, in seguito.
Solo, ecco, Ludwig non si sentiva eccessivamente a suo agio con Feliciano. Il ragazzo era troppo solare, troppo spontaneo ed informale per lui - non che Ludwig si aspettasse di essere trattato con la deferenza dovuta ad un Sovrano (non lo era, non ancora), ma non era abituato a tutte quelle esternazioni di affetto che per l'altro sembravano così naturali ma che per lui, cresciuto in un ambiente formale e abituato a rispettare rigidi codici di etichetta, erano sinonimo di invadenza e poco rispetto dello spazio altrui.
Avrebbe anche potuto passare sopra la pigrizia del ragazzo, alla sua mancanza di interesse per tutte quelle cose che, invece, Ludwig trovava di fondamentale importanza - non era un problema suo, in fondo - ma Feliciano, ormai, ogni volta che lo vedeva gli saltava al collo per abbracciarlo e baciarlo con affetto sulle guance, e Ludwig, che non si ritraeva per non mancare di rispetto a Re Marius, cominciava a considerare almeno questi comportamenti come un suo problema. In special modo perché lo mettevano decisamente in imbarazzo.
Ludwig era stato cresciuto in una famiglia dalle parche manifestazioni d'affetto. Gli erano stati insegnati l'onore, la disciplina, l'arte del combattimento, la storia e la politica e la filosofia, ma poca teoria del contatto umano (salve le buone maniere) e nessunissima pratica. Nel momento in cui aveva scoperto di essere destinato a diventare Re, aveva anche, almeno esteriormente, accettato l'idea di dover, prima o poi, iniziare a condividere la sua vita con qualcuno, ma ci sarebbe stato tempo, visto che la Regina non era ancora comparsa. Non aveva mai avuto interessi amorosi o vere amicizie (se si escludevanoi suoi magnifici cani, naturalmente), e, in generale, amava tenere le distanze da chi lo circondava.
In sintesi, il nipote del Re era decisamente troppo per lui.
Eppure si divertivano anche, assieme. Feliciano ogni tanto gli suonava della musica, quando passeggiavano nei giardini del palazzo, e a Ludwig questi intermezzi non dispiacevano, in fondo.
Poi, però, si sentiva in colpa perché il suo compito, lì, non era certo quello di stare a perder tempo oziando, anzi; era lì per apprendere, per studiare, per poter attingere ogni momento possibile alla conoscenza del vecchio Re che presto avrebbe potuto abbandonarli. Un pochino, inconsciamente, se la prendeva anche con Feliciano, che nonostante tutto, con la sua compagnia, riusciva a fargli accantonare per qualche momento il suo senso del dovere.
Tuttavia, Re Marius era così affezionato a quel nipote che Ludwig sentiva quasi di volergli bene per riflesso. Il vecchio sovrano se lo coccolava spesso e volentieri, lo abbracciava e gli scompigliava i capelli, lo riempiva di lodi. Feliciano ne era contento, sorrideva, eppure Ludwig ormai aveva imparato a conoscerlo abbastanza bene per scorgere nei suoi occhi la preoccupazione ed il dolore, quando si rendevano evidenti i segni della malattia del nonno.
Ormai, il giovane Re sapeva che il momento dell'addio si stava avvicinando; era la voglia sul suo petto a dirglielo, diventando man mano più nitida col passare delle settimane. L'essere testimone di quegli attimi di affetto tra nonno e nipote, attimi preziosi perché il tempo a disposizione dei due era, ormai, agli sgoccioli, gli faceva tristezza e lo faceva sentire, allo stesso tempo, un ospite indesiderato.
E tuttavia, era parte della vita, no? Se fosse capitata anche a lui una cosa del genere, in futuro? Il Re non aveva solo doveri nei confronti dei suoi sudditi (doveri che Marius aveva svolto eccellentemente); era soprattutto un essere umano come tutti, a cui stava a cuore la famiglia sopra ogni cosa.
Ludwig aveva accettato l'idea di diventare Re di buon grado, come avrebbe accettato disciplinatamente un ordine paterno o i compiti che venivano dall'essere parte di una famiglia nobile come la sua. Aveva accettato la responsabilità che sapeva sarebbe venuta con quel compito, ma, osservando Marius e Feliciano assieme, si era ritrovato a pensare che forse c'erano altri aspetti della vita di un Sovrano che egli non aveva considerato, aspetti che era meno preparato ad affrontare.
Poi, all'inizio dell'inverno, capitò qualcosa di completamente inaspettato.
Era già qualche tempo che il Sovrano non si faceva vedere in giro, costretto a letto, senza potersi neppure alzare. Ludwig era stato ammesso un paio di volte in sua presenza, ma niente di più. Così, per la maggior parte del tempo, si dedicava a studiare e leggere certi testi che aveva trovato nella grande biblioteca del palazzo. Tuttavia, essendo per natura poco socievole, non aveva ancora legato con nessuno, a palazzo, ed i servitori, sebbene lo trattassero con riguardo, sembravano di gran lunga più preoccupati di accudire il vecchio Re.
Ora, Ludwig rimpiangeva anche la compagnia di Feliciano, che era troppo impegnato al capezzale del nonno per dedicargli il tempo che gli dedicava prima.
Così, quella sera, dopo aver lasciato la biblioteca dove era rimasto a leggere fino a tardi, era completamente solo quando udì dei passi rimbombare tra le pareti.
Dapprima, vedendo la figura avvicinarsi verso di lui in tutta fretta lungo il corridoio, pensò che avrebbe potuto trattarsi di Feliciano - stessa statura, stesso ribelle ciuffo di capelli che gli ballonzolava a lato della testa. Eppure, l'andatura era diversa, più aggressiva, e Ludwig realizzò che non si trattava affatto di Feliciano, ma del suo fratello maggiore, Lovino, che il giovane Re aveva già incontrato in alcune occasioni ufficiali e che non sembrava provare particolare simpatia per il successore al trono di Cuori.
Questo sembrò vedere Ludwig solo all'ultimo e volerlo ignorare, ma poi, un attimo prima di oltrepassarlo, decise di cambiare idea e si fermò di fronte a lui, puntandogli un dito accusatore sul petto.
"Sarai ben contento, bastardo!" Lo aggredì "Stai contando i giorni che mancano alla morte di mio nonno e alla tua salita al trono, non è così?!"
Ludwig, perplesso più che arrabbiato o offeso per l'accusa, corrugò le sopracciglia.
"Comprendo il tuo dolore, ma se pensi che questo ti dia il diritto di dire certe falsità su di me..."
"Vieni a parlarmi di falsità, tu che ti aggiri per questo palazzo con la tua maledetta aria da signore, contento di avere presto la corona? Hai fatto fesso mio nonno, farai fesso anche quel pesce lesso di mio fratello, ma io non ci casco, sai?"
"Tuo fratello non..."
Questa volta, Ludwig non venne interrotto da Lovino, ma da Feliciano stesso che stava arrivando di corsa.
Si aggrappò al braccio del fratello, allontanandolo da Ludwig.
"Per favore, ora basta..."
"Sei un cretino, Feliciano, ti farai usare da questo come meglio vorrà, e te ne accorgerai troppo tardi!" Replicò irato Lovino, staccandosi violentemente ed arretrando di qualche passo. "Ma non dirmi che non ti avevo avvertito!"
Feliciano tentò invano di trattenerlo, ma l'altro, dopo aver lanciato un'occhiata di pure odio a Ludwig, girò i tacchi e se ne andò a grandi passi. Feliciano sembrò tentato di seguirlo ma, dopo averci pensato qualche attimo, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e scosse la testa con fare desolato.
"Mi dispiace per quello che ti ha detto. Non ho sentito, ma so che può diventare piuttosto spiacevole."
Ludwig si accorse in quel momento che gli occhi e le guance del ragazzo erano arrossati. Si chiese se i due fratelli avessero litigato, prima.
"Il dolore per la perdita del Re dev'essere molto forte." rispose Ludwig, diplomatico. Non era davvero arrabbiato per quello che gli era stato detto, ma certo non gli aveva fatto piacere. Si augurava che le parole di Lovino fossero state scatenate solo ed esclusivamente dallo stato psicologico e non da un risentimento più profondo. Lovino era pur sempre un nobile, e, se avesse deciso di ostacolarlo per ragioni di odio personale, Ludwig non avrebbe avuto le cose facili a palazzo.
Tuttavia, c'era qualcos'altro che l'aveva incuriosito.
"Non capisco però perché ti abbia tirato in ballo." Aggiunse, quasi con un guizzo di istinto protettivo nei confronti di Feliciano.
Questo guardò Ludwig quasi stupito, poi abbassò lo sguardo ed annuì.
"È che lui sa qualcosa che tu non sai ancora." Rispose, senza guardarlo negli occhi.
Ludwig lo osservò perplesso.
"Che cosa vuoi dire?"
Feliciano, sempre senza guardarlo, fece spallucce.
"Voglio dire che è un segreto."
"Se mi riguarda, credo di aver diritto di saperlo!" Rispose secco Ludwig, il quale non apprezzava affatto le mezze verità e le frasi lasciate in sospeso.
Feliciano si guardò attorno, evidentemente a disagio, come se stesse cercando una via di fuga che però, al momento, non c'era. Si era lasciato sfuggire qualche parola di troppo ed adesso era tardi per rimangiarsela.
"Feliciano, non so di che cosa sia convinto tuo fratello, ma certo io non avevo intenzione di sconvolgere la vita di nessuno. Non voglio usarti né niente del genere!" Si accalorò un poco, nel parlare "Forse dopo l'incoronazione non ci rivedremo mai più! Posso capire che stiate affrontando un momento difficile, ma..."
Feliciano aveva sbarrato gli occhi. "Mai più?" Ripeté, stupefatto e, si sorprese a notare Ludwig, anche ferito. "Non vorresti rivedermi mai più?"
Il biondo alzò una mano, come a voler prevenire Feliciano.
"Non ho detto questo, ho solo detto che forse, dopo che tuo nonno... Insomma... Non avremo più ragione di frequentarci, no?"
Avevano pochissimo in comune e caratteri completamente diversi; una volta che Re Marius fosse venuto a mancare, non ci sarebbe stato più niente a legarli. Non disse nulla di questo, però, perché Feliciano sembrava già abbastanza sconvolto e voleva evitare di peggiorare la situazione.
L'altro scuoteva la testa, caparbio.
"No, noi dobbiamo rimanere assieme, soprattutto dopo che il nonno... se ne sarà andato."
Ludwig continuava a non capire, ma iniziava a sentirsi decisamente in imbarazzo.
"Che cosa vuoi dire, Feliciano?" Sentiva che le guance iniziavano ad imporporarsi, e questo non era mai un buon segno.
Il ragazzo si guardò attorno. Il corridoio era vuoto attorno a loro e, improvvisamente, il nipote del Re sembrò prendere una decisione.
"Tanto saresti venuto a saperlo molto presto!" Bofonchiò, afferrando uno stupefatto Ludwig per la mano e trascinandolo con sé nella prima stanza che trovò.
"Insomma, non credo che faccia differenza se sarò io a dirtelo, anche se so che avrei dovuto aspettare!" Continuò Feliciano, chiudendo la porta a chiave dietro di loro ed esplorando la stanza, scostando divani e sedie imbottite e chiudendo con cura i pesanti tendaggi alle finestre.
Ludwig si sentiva terribilmente fuori posto, e cominciava a temere il peggio. Che tutti quegli abbracci, quei festosi baci sulle guance riservatigli da Feliciano avessero avuto un senso ben diverso da quello sempre attribuito dal futuro Re? Si era detto che quello era il modo di fare normale dell'altro ragazzo, che non doveva imbarazzarsi così tanto per nulla.
E se invece, appunto, avesse sempre frainteso? Se Feliciano avesse sempre cercato di manifestargli un tipo diverso di affetto?
Sentì il cuore salirgli in gola. Doveva uscire da quella stanza.
"Feliciano, non credo che questo sia il momento appropriato per..."
L'altro gli si parò davanti.
"No, è importante che tu sappia! Anche perché, con il caratterino che si ritrova mio fratello, finirà con rivelarti tutto e preferisco che tu lo sappia da me... Visto che sono il diretto interessato. Oltre a te, voglio dire."
Con questo, prese a sbottonarsi la casacca e la camicia sottostante.
Ludwig seguì il tutto con panico crescente.
"Non credo proprio ci sia bisogno di..."
"No, tu devi vedere! O non mi crederai!" Rispose l'altro, armeggiando, un po' impacciato, con i cordini della camicia sul petto. "Questo è il motivo per cui dobbiamo rimanere assieme... Per sempre." Gli venne fuori.
A quel punto, Ludwig scattò per arrivare alla porta. Non era onorevole, forse, ma quella stanza proprio non poteva restare!
"Ludwig!" Feliciano fu più agile, e gli si parò davanti, i lembi della camicia ben spostati. Ludwig tentò di spostare lo sguardo, ma non poté non guardare.
E quando vide, gli mancò il fiato.
Sullo sterno di Feliciano, proprio nella stessa posizione della sua, c'era una voglia nera a forma di cuore, più piccola, ma altrettanto reale.
Per qualche momento, nessuno dei due disse niente.
"...eri tu. Sei stato tu, sempre, fin dalla morte della vecchia Regina, tanti anni fa." Finì col realizzare il giovane sovrano.
Feliciano annuì, tenendo lo sguardo basso. Poi lo alzò, sorridendo pacatamente a Ludwig.
"Devono sempre esserci un Re ed una Regina. Per questo sono rimasto costantemente al fianco del nonno, negli ultimi anni..." Il pensiero sembrò commuoverlo, tanto che dovette fare una pausa per tirare su col naso.
"So che ci sono tante cose in cui sono un fallimento, Ludwig. So anche che tu, invece, sei tanto bravo in tutto e che il nonno è convinto che sarai un grande Re, ed anch'io ne sono convinto!" Disse con foga, mentre una prima lacrima gli si affacciava sulla guancia.
"Ma io farò del mio meglio, davvero. Anch'io non l'ho chiesto, questo cuore, ma non posso farci nulla..." Si chiuse un pugno sul petto, la voce incrinata per il dolore. "Perciò ti prego, non dire che non ci rivedremo più, dopo che il nonno... Il nonno..."
Incapace di finire la frase, scoppiò a piangere ed affondò la testa nel petto di Ludwig.
Questo, che per tutto il tempo non era stato in grado di spiccicare una sola parola, conscio solo di essersi ritrovato davanti, nei panni della persona più improbabile, la sua Regina, non seppe che dire.
Tuttavia, dopo qualche momento di esitazione, gli circondò le spalle e strinse Feliciano a sé, con cautela, lasciando che si abbandonasse al dolore. Si trovava in estremo imbarazzo, ma sapeva bene di non poterlo respingere in un momento come questo.
Dovevano sempre esserci un Re ed una Regina, e Ludwig non veniva mai meno ai suoi doveri.
>> atto VI <<