lontano_lontano: (Hetalia Love)
[personal profile] lontano_lontano
Titolo: Guardie e ladri - episodio 0
Prompt: pacchetto military, strategia.
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: in ordine di entrata in scena Arthur Kirkland (Inghilterra), Alfred F. Jones (America), Lovino Vargas (Sud Italia), Feliciano Vargas (Nord Italia), Ludwig Weilschmidt (Germania) - no pairing per il momento, ma non ci vuole molta fantasia ad indovinare un po' di GerIta e...beh, si vedrà! ;D
Rating: PG
Conteggio parole: 2325 (fdp)
Genere: avventura (romantico, eventualmente steampunk)
Avvertenze: AU di epoca vittoriana o magari anche steampunk nei prossimi episodi
Riassunto: due signori ricchi come Arthur ed Alfred dovrebbero pensarci due volte prima di passeggiare come niente fosse in mezzo al trambusto del mercato vicino al porto... soprattutto se uno dei due ha la brutta abitudine di mostrare il suo portafoglio in giro. La generosità non sempre paga, nei bassifondi!
Beta: [info]yuki_delleran
Note: partecipa all'Hetalia prompt-athon 2011 su [info]hetafic_it // mi piacerebbe articolare questa "serie" in episodi, al momento non ho infatti una trama compiuta e precisa in mente, ma solo i personaggi principali (dei quali qui non ne sono introdotti che alcuni) ed i loro backgrounds e relazioni. Vedremo cosa diventerà!



Come ogni sabato mattina, il mercato vicino alla zona del porto ferveva d'attività e formicolava di persone. Le bancarelle di pesce riempivano tutta la banchina, arrivando quasi fin sui moli, ma man mano che ci si addentrava nell'enorme piazza del mercato e nelle stradine adiacenti, la merce diventava la più varia: carne, verdure, spezie, tessuti, libri e stoviglie, a volte semplicemente sistemati in grandi cesti di vimini a lato della strada, o direttamente sul selciato della stessa. Ovunque i passanti si voltassero, potevano vedere ed udire mercanti declamare a voce alta i pregi della loro merce per invitare i clienti a fare acquisti.
La folla che lo gremiva era composta per lo più da marinai, massaie, servitori e garzoni: non era un luogo dove i signori eleganti della società venissero a fare compere direttamente, insomma, quando potevano facilmente mandare la loro servitù. Troppa polvere, in quelle strade, per i loro abiti eleganti, e qualche scippatore di troppo, per le loro tasche ben fornite.
Tuttavia, ogni regola ha la sua eccezione, ed eccoli lì due signori biondi, appartenenti alla nobiltà o forse anche solo all'alta borghesia, che passeggiavano tranquilli in mezzo a quella bolgia di plebe malvestita e rumorosa.
Entrambi vestivano lunghi cappotti scuri e pantaloni neri, al di sotto dei quali spuntavano lucide scarpe nere di cuoio laccato. Portavano alte tube nere sulla testa ed il più giovane dei due indossava anche un monocolo, rigorosamente smaltato di nero.
Il più anziano era poco al di sopra alla trentina ed aveva folte sopracciglia scure – stranamente in contrasto con i capelli biondo cenere – che facevano ombra ad un paio di grandi occhi verdi. Passeggiava con fare vagamente nervoso e con l'espressione corrucciata, come se non approvasse quanto l'altro gli stava dicendo.
“Quante volte devo dirtelo, testone che non sei altro, che non si può entrare nelle stanze altrui senza prima farsi annunciare?! E' una grave mancanza di rispetto!”
“Oh, via, via, zio Arthur, non siate così permaloso!” rispose l'altro, divertito – dall'espressione, si poteva intuire come fosse avvezzo a quel genere di rimbrotti “E poi, se non fossimo entrati prendendovi di sorpresa, scommetto che non ci avreste mai presentato quel tale mister Francis. Mio fratello lo trova simpatico, sapete? E quel che è più incredibile, credo che anche quel Francis trovi simpatico mio fratello!”
Il più anziano si voltò a minacciare l'altro con la punta del suo bastone da passeggio. Nonostante fossero separati da più di una decina d'anni d'età, il più giovane, che era anche più alto dell'altro, ridacchiò bonariamente alla minaccia poco credibile.
“Non una parola di più su Francis, Alfred, va bene? E vi proibisco di frequentarlo, sia a te che in particolare a tuo fratello, Matthew! Non avete idea di che razza di canaglia sia quel tale! ...ed ora che stai facendo, si può sapere?!”
Alfred si era fermato ad una bancarella, osservando tutto affascinato gli orologi che vi erano esposti. Arthur l'aveva lasciato indietro senza avvedersene, ed ora lo aspettava a braccia conserte, battendo a terra la punta del piede, impaziente.
“Non abbiamo tutta la giornata, signorino, quindi ti pregherei di sbrigarti!”
“Oh, arrivo, zio, arrivo! Hanno delle cose davvero graziose, qui!”
“Non perdere tempo con quella paccottiglia e sbrigati, maledizione!”
Alfred sospirò e si allontanò dalla merce: certo che suo zio sapeva bene come rendersi difficile da sopportare. Si mosse in fretta per raggiungerlo; erano distanti pochi metri, ma dato l'affollamento del mercato quei pochi metri potevano significare perdere la propria compagnia in maniera irreversibile.

“Pomodori, pooooomodori freeeeschi! Poooomodori belliiiii!”

Alfred tornò ad intravvedere la testa di Arthur in mezzo alla bolgia, ed alzò un braccio per fargli cenno. “Sono qui! Sto arrivando! ...ops!”
Seguì un piccolo trambusto, nel quale volarono diverse parolacce in uno strano accento, qualche pomodoro e delle esclamazioni di affranta sorpresa. Nel distogliere lo sguardo da dove stava andando, Alfred aveva finito con lo sbattere contro la carriola di legno di due giovanotti bruni che se ne andavano in giro vendendo pomodori, con il risultato di farne cadere a terra diversi.
Uno dei due ragazzi, suppergiù della sua età, valutò Alfred tra sé e sé, lo guardava pieno d'astio, mentre l'altro, quasi uguale nell'aspetto se non per l'espressione completamente diversa del volto, aveva due occhi grandi, addolorati per la perdita dei preziosi pomodori.
“E mo'?! Oh signore, ma lo vede che cacchio di guaio ha combinato?” disse il primo con linguaggio piuttosto colorito, le mani sui fianchi “E a noi chi ce li ripaga questi fottuti pomodori, eh?”
Alfred li guardò con aria colpevole. Entrambi vestivano camicie piuttosto lise, con le maniche arrotolate sopra i gomiti, e dei pantaloni rattoppati sulle ginocchia e tenuti su da un paio di bretelle, visto che erano di un paio di taglie più grandi del dovuto. Sicuramente non sembravano passarsela bene quanto Alfred – nessuno lo sembrava, là attorno, ad essere onesti.
“Ah, ma naturalmente. Aspettate.”
Alfred tirò fuori il portamonete da sotto il cappotto, estraendone un paio di pezzi d'argento.
“Scusatemi tanto il disturbo.” disse, allungandoli al ragazzo dall'aria astiosa e sollevandosi il cappello a mo' di saluto, mentre infilava di nuovo il portafoglio nella giacca interna del cappotto.
“Oh, signore, signore!!! Ma lei è troppo gentile! Si lasci ringraziare!” esclamò improvvisamente il secondo ragazzo, gli occhi che luccicavano almeno quanto l'argento di Alfred, gettandogli le braccia al collo all'improvviso .
“Ahahah, ma figuratevi!” rispose il biondo, inorgoglito da quella manifestazione di gratitudine, forse un po' eccessiva, ma che lo compiaceva assai. Era stato grande, no? Aveva rimediato in maniera quasi eroica al piccolo incidente e si era sicuramente guadagnato l'eterna stima e gratitudine dei due fratelli – perché dovevano essere fratelli, già. Ah, quasi gli ricordavano se stesso e Matthew, era bello averli aiutati...
“ALFRED! Ma vuoi muoverti?” tuonò Arthur raggiungendolo e afferrandolo per una manica. I suoi occhi verdi fulminarono prima i due fratelli – occhiataccia prontamente ricambiata dal più burbero dei due – e poi il nipote.
“Via, zio, il mio animo eroicamente altruistico non poteva certo mancare di compiere la sua buona, anzi, ottima azione quotidiana, no?”
“Tsk, scommetto che glieli hai pagati dieci volte tanto il loro valore. Sperperi il denaro.”
“Macché! Per un paio di pezzi d'argento! Il mio portafoglio non si è certo alleggerito!” rise Alfred, battendosi una mano sul petto all'altezza della tasca interna. Il sorrisone fece presto a sparire, tuttavia, quando la mano non incontrò altro che piatto tessuto al posto del normale rigonfiamento del portamonete.
“...non c'è più!” esclamò il giovane, infilando una mano al di sotto del cappotto per cercarlo. Ma per quanto si frugasse nelle tasche, niente da fare: non c'era da nessuna parte. Allibito, si voltò per cercare i due fratelli con il carretto dei pomodori, ma se n'erano andati.
“Svegliati, cretino! Hanno approfittato della tua generosità per vedere dove tenevi il portafoglio e ti hanno scippato, ed ora se la stanno filando!” fece Arthur allungandogli uno scappellotto sulla nuca con l'impugnatura del bastone da passeggio, per poi indicare i due che si allontanavano in fretta verso uno dei vicoli.
“AL LADRO, AL LADRO!” gridarono all'unisono i due signori, lanciandosi all'inseguimento dei ladruncoli, tentando di farsi largo in mezzo alla folla.

I due fratelli si accorsero che il loro piccolo inganno era stato scoperto e si diedero alla fuga. Abbandonarono il prezioso carretto di traverso per ostacolare gli inseguitori e si intrufolarono tra le bancarelle, sfruttando la loro agilità e conoscenza del mercato.
In realtà, nessuno dei presenti era particolarmente ansioso di aiutare i due riccastri appena scippati (avevano voluto addentrarsi nei bassifondi? Beh, peggio per loro!) e la fuga dei ladri non venne ostacolata.
“Feliciano! Dobbiamo separarci!” sibilò il giovanotto con l'espressione perennemente arrabbiata, allungando al fratello il portafoglio appena rubato.
L'altro annuì, prendendolo.
“Ritrovo al muro più avanti, Lovino!” esclamò e deviò improvvisamente a sinistra, ficcandosi in un vicolo pieno solo di immondizie e scarti del mercato.

“Maledizione a loro!” ansimò Arthur, vedendoli svanire in direzioni diverse. “Io tengo dietro a questo, tu insegui l'altro!” ordinò ad Alfred, che senza fiato si ritrovò a svoltare nel vicolo imboccato da Feliciano. Il crollo di una pila di immondizie in fondo al vicolo gli indicò la via presa dal ladro, ed il biondo si lanciò subito alla rincorsa, ma venne improvvisamente bloccato da una mano ferma che gli si posò sulla spalla.
“Lasciate fare a me.” commentò secco l'uomo che lo aveva fermato. Una rapida occhiata del biondo gli consegnò la visione di un tizio parecchio più robusto di lui, occhi di ghiaccio al di sotto della visiera del cappello dell'uniforme scura.
Alfred lasciò volentieri che l'altro lo superasse di corsa, lieto di lasciare l'inseguimento ad un poliziotto.

Feliciano quasi volava in mezzo al ciarpame degli stretti vicoli del quartiere. Alle sue spalle, sentiva i passi altrettanto veloci del suo inseguitore, ma era certo di poter contare sulla conoscenza di quelle viuzze: un signorotto nobile, anche se aveva le gambe più lunghe delle sue, non poteva sperare di acchiapparlo in quel dedalo di vicoli. Come si aspettava, infatti, i passi svanirono presto dietro di lui.
Il ragazzo, tuttavia, non smise di correre: voleva togliersi al più presto da quell'impiccio. Si ritrovò in un minuscolo cortile, circondato dai muri incombenti delle case su tutti i lati meno che uno, dove si ergeva un muretto di mattoni mezzo diroccato.
Sorridendo soddisfatto – ormai era quasi in salvo, si disse – Feliciano si mise a scalarlo, agile. Con sua grande sorpresa, tuttavia, si sentì afferrare da qualcuno non appena mise una mano sulla sommità del muretto.
Stava quasi per ringraziare – Lovino era arrivato prima di lui e lo stava aiutando, pensò all'inizio – quando si ritrovò sollevato a forza e poi gettato a terra malamente dall'altra parte.
Si lasciò scappare un grido di paura e dolore, e sentì il portafoglio sfuggirgli da sotto la camicia e rotolare a terra poco più in là. Tentò di rialzarsi per afferrarlo, ma qualcuno gli fu addosso prima che potesse riuscire a muoversi. Vide una fugace ombra nera, poi l'altro tornò a farlo rotolare a terra. Sentì la pesante suola di uno stivale che gli opprimeva il petto e lo immobilizzava al suolo.
Feliciano sbarrò gli occhi, terrorizzato nel vedersi torreggiare sopra quello che aveva tutta l'aria di essere un poliziotto, con tanto di manette in mano.
“Fine della corsa, ladruncolo.” fece quello, congelandolo a terra con uno sguardo di ghiaccio. Feliciano non tentò nemmeno di opporre resistenza: gli era bastata un'occhiata per notare la differenza di stazza e muscoli tra lui ed il poliziotto.
“Veee... m-ma si deve trattare di un errore...”
“Come no.” commentò secco l'altro, chinandosi su di lui per voltarlo a pancia in giù, afferrandogli saldamente i polsi con una mano, mentre con l'altra si allungò a recuperare la refurtiva caduta.
Feliciano si divincolò disperatamente, affondando il viso nella polvere.
“Mi lasci andare! Giuro che non ruberò mai più!” piagnucolò miseramente l'altro “E le manette no, la prego, le manette no! Mi fanno il solletico!”
Il poliziotto guardò il giovane sotto di lui con un sopracciglio alzato, quasi incredulo. Il solletico? Beh, questa era la prima volta che sentiva una cosa del genere. Aveva fantasia, quel ladro, senza dubbio.
Sistemò il metallo gelido attorno ai polsi dell'altro, ma prima che riuscisse a chiuderle qualcosa lo colpì violentemente sulla nuca. Il poliziotto si voltò sorpreso – non provava dolore, eppure sentiva una sostanza liquida ed appiccicosa colargli lungo il collo – per vedere una figura stagliarsi sopra di lui, in piedi sul muretto. La figura impugnava un grosso pomodoro.
“Togli quelle mani lerce dal mio fratellino. E niente solletico.” intimò, un attimo prima di lanciargli il pomodoro dritto in faccia.
Bello maturo, il frutto si spalmò ben bene sugli occhi dell'uomo, che grugnì qualcosa di poco educato.
Tempo un istante, e Feliciano era sgusciato alla sua presa, saltando abilmente oltre il muretto e di nuovo nel dedalo di vicoli da cui era venuto. Lovino si concesse un altro istante per osservare dall'alto l'avversario sconfitto, dopodiché si diede a sua volta alla fuga.
Quando il poliziotto riuscì a ripulirsi ed a recuperare la vista, i due erano spariti. Al loro posto era comparso Alfred, senza fiato.
“Oh God! Ma è ferito?!”
“No.” rispose il poliziotto digrignando i denti e afferrando con astio il fazzoletto tutto ricamato che l'altro gli porgeva per ripulirsi dalla polpa del pomodoro. Si tolse il cappello, rivelando una chioma bionda perfettamente pettinata all'indietro.
Alfred prese a farsi aria con la sua tuba, per nulla desideroso di riprendere l'inseguimento.
“Non si dia pena se le sono sfuggiti, signor...?”
“Agente Weilschmidt.”
“Alfred F. Jones.” disse, stringendo una mano che non gli era stata offerta “Beh, vedo che ha recuperato il portafoglio... è quello che conta, davvero... oh.”
L'agente Weilschmidt gli lanciò un'occhiata tetra. “Beh?”
“E' vuoto, ahahah!” ridacchiò Alfred, aprendolo per bene. Non c'era traccia delle sue banconote e delle sue monete.
“Ce l'hanno proprio fatta, eh?” commentò il signorino, che sembrava trovare la cosa molto divertente. L'agente lo fulminò con lo sguardo, calcandosi in testa il cappello dell'uniforme con una forza eccessiva.
“La prima e l'ultima volta che ci riescono, garantito.” commentò, atono.


Al sicuro nel loro nascondiglio, i due fratelli contavano i soldi della refurtiva.
“Ottima strategia, Lovi!” fece Feliciano tutto giulivo. Era stato il fratello a svuotare il portafoglio prima di darlo a lui: i due signorotti non si erano nemmeno accorti del passaggio di testimone, ma il poliziotto sì, e, se non fosse stato per l'accorgimento del fratello maggiore, a quell'ora si sarebbero ripresi anche il contenuto del portafoglio. “E niente male come bottino, eh?”
“No... ma la prossima volta vedi di non fartelo inculare dal primo fottuto poliziotto che passa.” sibilò l'altro di rimando.
“Oh, via, non è successo niente, no?” disse, sfregandosi il livido che gli si andava formando sullo zigomo.
“Questa volta no... ma quel tipo non mi piace, dannazione. Non l'ho mai visto da queste parti, prima, eppure sembrava conoscere bene la zona.”
Feliciano si strinse nelle spalle. “Beh, faremo attenzione a non farci vedere in giro quando c'è lui.”
Lovino sbuffò. “Ovviamente. Dai, andiamo. Sto morendo di fame, e con tutti questi quattrini per stasera possiamo mangiare come dei fottuti re.”
Il fratello minore ridacchiò, all'unisono con il brontolio della sua pancia. “Evviva!” esclamò.
Afferrò Lovino sotto braccio e insieme sparirono per i vicoli del quartiere del porto, già dimentichi della brutta avventura e pronti a riempirsi lo stomaco almeno per quel giorno.



(Ep.1)


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