![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Scriverò di noi in qualche universo alternativo.
Fandom: Originale, COW-T2!verse
Personaggi: Jake, Myst
Rating: verde
Conteggio parole: 1793 (fdp)
Genere: generale
Disclaimer: Jake ed il magico universo del Clash of The Writing Titans è di creazione della magnifica amministrazione dei
maridichallenge. Myst sarei io, ma sono andata OOC nello scrivermi.
Introduzione: tra le onde ruggenti dei Mari di Challenge e le dune desertiche delle Lande di Fandom, c'è una città diroccata, dove quattro bande combattono strenuamente per conquistare terreno, contendendosi faticosamente un edificio dopo l'altro... a suon di parole e storie. Una sera, Jake è solo a contemplare il loro prossimo obbiettivo, seduto sul tetto dell'edificio appena conquistato. Myst arriva a tenergli compagnia (?).
Note: partecipa alla terza settimana del COWT2 @
maridichallenge, prima missione, squadra Magic sticks, prompt altrove. Voleva essere un esperimento di meta scrittura ma è venuto male assai. Oh beh.
Risulterà, probabilmente, incomprensibile a chi non partecipa al challenge, ma per la vostra curiosità potete leggiucchiarvi queste cose qui per capirci qualcosa di più.
Il cielo era insanguinato. Il suo rosso uniforme, dato dall'effetto della luce del tramonto attraverso l'aria sabbiosa del deserto, era spezzato solo qua e là dai riccioli color carminio delle nuvole, che opache e pesanti gravavano sull'orizzonte piatto, lontano oltre i tetti della città.
La scala di metallo, arrugginita, cigolò mestamente sotto il peso della persona che lo stava salendo con circospezione. Una volta in piedi sul tetto dell'edificio, la ragazza lanciò un'occhiata minacciosa alla scale. Andava bene avere qualche rotondità di troppo su fianchi e sedere, ma certo non si meritava il miagolio disperato di quegli stupidi pioli corrosi dalla ruggine!
L'uomo che sedeva presso il cornicione si voltò indietro, pigro, quasi incuriosito. La ragazza gli rivolse un sorriso quasi nervoso, ma, come l'altro tornò a guardare in strada, si rilassò.
Si avvicinò a lui a piccoli passi, lenta – non perché fosse in soggezione, ma perché non aveva poi tutta questa fretta di raggiungerlo e sederglisi accanto.
C'era tempo, quella sera; era un attimo di tregua in mezzo alla concitazione di quelle settimane di battaglia senza quartiere e che li stavano consumando tutti, anima e corpo... e dita, sì. Specialmente le dita.
La ragazza si accoccolò accanto a lui.
L'uomo aveva entrambi i piedi penzoloni nel vuoto, ma lei si limitò ad accoccolarsi sul bordo, ginocchia piegate e gambe rigorosamente conserte sotto il sedere, perché, anche se non soffriva di vertigini, l'idea di vedere così tanta distanza tra il marciapiede sottostante e le suole dei suoi stivali non le piaceva comunque.
Non disse nulla, un po' perché non sapeva bene cosa dire – di parole ne aveva tirate fuori tante, in quei giorni, e, visto che avrebbe dovuto utilizzarne altrettante, se non di più, anche nelle prossime settimane, preferiva farne un uso parco quella sera – e un po' perché aveva la gola secca. La polvere permeava ogni stanza di ogni casa in quella città deserta, ed era inutile dire che il resto della squadra aveva già provveduto a scolarsi buona parte delle riserve alcoliche del bowling “le palle” che avevano appena conquistato.
Jake guardava diritto davanti a sé, occhi socchiusi, in bocca quello che sembrava un mozzicone di sigaretta. In realtà l'uomo non fumava – tabacco non ce n'era molto, in quella città, e Jake aveva imparato presto che le dipendenze basilari da cibo, acqua e riparo sopra la testa erano già abbastanza difficili da soddisfare per potersi permettere di aggiungere il lusso di quella da tabacco.
“Il nostro prossimo obiettivo.” disse ad un tratto, togliendosi quell'affare un po' sghembo di bocca ed indicando l'edificio basso e grigiastro di fronte a loro.
La latteria “la sborra”.
Un obbiettivo per cui tutti erano disposti a sacrificarsi: le quattro bande che si disputavano la città, Maghi, Angeli, Vampiri e Cavalieri, avevano già dimostrato ampiamente la loro grinta e la loro intenzione a vendere cara la pelle.
“Non sarà semplice.” disse Myst con aria pensosa.
Jake non rispose subito, tornando a tormentare quella specie di mozzicone di sigaretta tra le labbra.
“Se siamo seduti su questo tetto è perché voi avete dato mostra di grande coraggio e forza.” disse alla fine, statuendo l'ovvio.
“Questo non toglie che sia stata davvero dura.” obiettò Myst, sfregandosi qualcuno dei lividi che conservava sulle dita. Cosa non si faceva per postare una storia prima della mezzanotte.
Jake annuì, e poi le sue labbra si inarcarono in un sorriso sottile, silenzioso.
L'uomo non si sprecava mai, a parole, ed ancor meno con i sorrisi. Per questo, ovviamente, Myst non poté astenersi dal sorridere a sua volta – erano espressioni talmente rare che non potevano venir buttate via così e che andavano condivise.
Seguì un nuovo, lungo attimo di silenzio, e Myst cambiò posizione un paio di volte, quasi fosse seduta su cocci di vetro – il che, viste le varie porcherie che coprivano il tetto del palazzo, non era poi tanto distante dal vero.
Si ravviò all'indietro il caschetto color rame, umettandosi le labbra.
“Altrove...” Myst mormorò tra sé e sé. Prompt avventuroso.
Passarono altri momenti di silenzio, il vento che spostava qualche cartaccia alle loro spalle.
“Jake, perché deve essere qui?”
Lui si voltò, le sopracciglia leggermente aggrottate, la bocca un lieve punto interrogativo.
“Voglio dire... perché questa città? Insomma, questa lotta senza quartiere, tutto per...” mosse il braccio a comprendere, nell'ampio movimento, il panorama desolato e rossastro che si trovavano davanti. “Tetti di lamiera, muri diroccati ed interi eserciti di ratti grandi come alani. Vale la pena di restare qui a combattere per questo? Insomma, ci sarà ben qualcosa di meglio per cui sacrificarsi, altrove.”
Jake la guardò annuendo appena, come faceva tutte le volte che parlava con lei e con il resto della squadra. Degnava sempre tutti di molta attenzione, anche se spesso pensava che si trattasse di solenni idiozie.
“Altrove... dove, però?”
Si alzò in piedi, come se potesse vedere tanto di più rispetto a quello che vedeva prima.
L'orizzonte rossastro non cambiava, che lo si guardasse da seduti o da in piedi, dalla strada o dalla cima di un palazzo: piattume scarlatto, l'aria resa color del sangue dalle dune del deserto.
“Di là, forse? Eppure sai meglio di me che cosa c'è, da quella parte. Vieni da lì, no? Le Lande del Fandom... luogo pericoloso, molto più pericoloso di questa città semideserta, non trovi?”
“Luogo popolato, almeno.”
Jake scrollò le spalle. “O a sud, allora? Nelle profondità dei Mari di Challenge? Molti di quelli che salpano in quelle acque non fanno ritorno, e se lo fanno, beh... parlarci diventa interessante, sicuramente. Sembra che i loro cervelli abbiano ballato un po' troppo in tutti i vortici di NaNoWriMo in cui sono finite le loro navi.”
Myst rabbrividì.
“Non siamo fatti per vivere in un posto diverso da questa città, e a me, tutto sommato, non dispiace.” terminò Jake stringendosi nelle spalle.
“Parli così perché non sei mai stato da nessun'altra parte, no?”
Jake la guardò, masticando il mozzicone che aveva in bocca. Poteva essere un mozzicone di chewing-gum travestita da sigaretta, forse.
“Non ti piacerebbe farti un bel viaggio in qualche AU? Sai, per prenderti una vacanza. Per uscire un po' dal tran-tran quotidiano di questa corsa alla conquista degli edifici...”
Jake sorrise amaramente. “Come se potessi permettermelo. Se lascio questa lotta anche per un giorno soltanto...” strinse i pugni.
Non poteva lasciare che qualcun altro ottenesse le grazie della Veggente. Lei, con gli immensi poteri di cui disponeva, lei, che simboleggiava la città stessa. Coloro i quali non avessero trionfato in quella battaglia avrebbero potuto tranquillamente dire addio alla vita in quel luogo e, alla fin fine, a tutto quello per cui avevano combattuto fino a quel momento.
Si chiese se il vincitore, alla fine di tutto, avrebbe offerto agli altri di passare sotto la sua bandiera... oh, non che Jake avrebbe accettato, certo. Poteva essere un tipo silenzioso, Jake, una persona di cui era difficile indovinare i pensieri, forse, ma difficilmente si sarebbe potuto mettere in dubbio il suo orgoglio o la fedeltà al resto della sua squadra.
“Se perderemo questa battaglia, allora sì che sarò costretto ad una vacanza forzata... altrimenti conosciuta come esilio.” ribatté quindi, alzandosi in piedi e alzando pigramente le braccia sopra la testa per stiracchiarsi “Ma sta' certa che farò di tutto per non dovere abbandonare questa città. Siamo stati fatti per contendercela, e, mi permetto di aggiungere, tutto per il vostro divertimento.” disse guardandola dall'alto in basso.
Scrittori.
Sfruttatori malvagi di poveri personaggi innocenti, e che spesso nemmeno venivano pagati per farlo!
Myst gli rivolse un sorrisone.
“Ma Jake, noi ce la metteremo tutta per vincere!”
Jake sospirò e poi annuì semplicemente. Del resto, anche se avesse voluto andarsene, se avesse voluto abbandonare quella lotta e cercare una vita diversa da qualche altra parte, beh... non avrebbe potuto farlo, non da solo. Non si poteva mica auto-scrivere, lui.
Si allontanò dal bordo del tetto con qualche passo svogliato. Non era poi così sicuro di volerla conquistare, quella latteria: il nome non prometteva particolarmente bene rispetto alla qualità del prodotto, e comunque Jake era abbastanza sicuro di avere una forte intolleranza al latte.
Myst lo osservò per qualche secondo, e si alzò solo quando le fu chiaro che l'altro stava davvero per tornare di sotto.
“Jake!” lo chiamò raggiungendolo ed afferrandolo per un braccio. “Ehi, ascolta.”
Sorrise appena, mentre la mano scendeva a stringere quella di lui, quasi a volerlo confortare.
“Quando tutto questo sarà finito, e non importa se vinceremo o perderemo, ci penserò io a portarti da qualche parte... scriverò di noi due in un qualche universo alternativo!”
“Se vinceremo” obiettò lui “non avrò ragione per andarmene da qui.”
“Davvero?” Myst alzò un sopracciglio, scettica. “Perché in effetti avere il comando di questa amena città è davvero esaltante.”
Jake incrociò le braccia al petto, vagamente irritato – e Myst sorrise, perché riuscire ad irritarlo non era cosa da tutti – ma, com'era venuto, lo scatto di nervosismo se ne andò subito.
“Voglio dire, che fai una volta che tutto questo è finito? Mentre non vieni scritto da nessuno? Credo proprio che anche la vita all'interno di una storia possa diventare noiosa tanto quanto la vita reale.” insisté lei, cingendogli i fianchi con le braccia, ora che non gli teneva più la mano.
Jake, a dire il vero, non lo sapeva. Non aveva mai conosciuto altro, da quando aveva memoria, se non la lotta per la conquista della città. Non si era mai posto il problema del che cosa avrebbe fatto dopo... non era nemmeno sicuro che ci sarebbe stato un dopo, e forse nemmeno gli importava, ad essere sincero.
A Myst però sì, sembrava importare.
Era una fanwriter, e per la gente come lei non c'era parola “fine” che tenesse, né happy ending che potesse convincerla a lasciare in pace i personaggi che, forse, alla fine della storia si volevano godere un po' di meritato oblio.
“E dove mi porterai?” chiese semplicemente.
Lei si strinse nelle spalle, aderendo involontariamente al suo petto. “Dovunque tu vorrai. L'altrove è immenso. L'altrove è tutto lo spazio meno questo buco di posto che è casa tua ora. L'altrove è potenzialmente infinito ed è tanto grande quanto noi vorremo esplorarlo! Potremo visitare tutti gli universi alternativi che ci verranno in mente o inventarcene di nuovi, potremo salvare il mondo o andare semplicemente in vacanza... o partecipare alla prossima edizione del Porn Fest, se troviamo un prompt che ci aggrada.”
Jake annuì appena. Altrettanto involontariamente, stava ricambiando il sorriso.
“Va bene. Mi farò venire in mente qualcosa.”
Myst annuì e poi, veloce, si sporse sulla punta dei piedi per dargli un bacio. Si staccarono dopo pochi momenti, lei leggermente rossa sulle guance, ma lui con un'aria da pesce lesso impagabile. La ragazza non seppe trattenere una risatina.
“Il prossimo Porn Fest è tra un annetto, ma questo non significa che non possiamo fare pratica nel frattempo...” disse lei facendogli l'occhiolino. “Anche se, beh, non qui.” aggiunse in fretta, ricordandosi di certi cocci di vetro che costellavano quel tetto. “Suggerirei di andare altrove...”
Detto questo, lo afferrò per un polso e se lo tirò dietro, giù per la scala a pioli, che, di nuovo, cigolò rassegnata.
Fandom: Originale, COW-T2!verse
Personaggi: Jake, Myst
Rating: verde
Conteggio parole: 1793 (fdp)
Genere: generale
Disclaimer: Jake ed il magico universo del Clash of The Writing Titans è di creazione della magnifica amministrazione dei
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Introduzione: tra le onde ruggenti dei Mari di Challenge e le dune desertiche delle Lande di Fandom, c'è una città diroccata, dove quattro bande combattono strenuamente per conquistare terreno, contendendosi faticosamente un edificio dopo l'altro... a suon di parole e storie. Una sera, Jake è solo a contemplare il loro prossimo obbiettivo, seduto sul tetto dell'edificio appena conquistato. Myst arriva a tenergli compagnia (?).
Note: partecipa alla terza settimana del COWT2 @
![[info]](https://lontano-lontano.livejournal.com/img/community.gif?v=88.8)
Risulterà, probabilmente, incomprensibile a chi non partecipa al challenge, ma per la vostra curiosità potete leggiucchiarvi queste cose qui per capirci qualcosa di più.
Il cielo era insanguinato. Il suo rosso uniforme, dato dall'effetto della luce del tramonto attraverso l'aria sabbiosa del deserto, era spezzato solo qua e là dai riccioli color carminio delle nuvole, che opache e pesanti gravavano sull'orizzonte piatto, lontano oltre i tetti della città.
La scala di metallo, arrugginita, cigolò mestamente sotto il peso della persona che lo stava salendo con circospezione. Una volta in piedi sul tetto dell'edificio, la ragazza lanciò un'occhiata minacciosa alla scale. Andava bene avere qualche rotondità di troppo su fianchi e sedere, ma certo non si meritava il miagolio disperato di quegli stupidi pioli corrosi dalla ruggine!
L'uomo che sedeva presso il cornicione si voltò indietro, pigro, quasi incuriosito. La ragazza gli rivolse un sorriso quasi nervoso, ma, come l'altro tornò a guardare in strada, si rilassò.
Si avvicinò a lui a piccoli passi, lenta – non perché fosse in soggezione, ma perché non aveva poi tutta questa fretta di raggiungerlo e sederglisi accanto.
C'era tempo, quella sera; era un attimo di tregua in mezzo alla concitazione di quelle settimane di battaglia senza quartiere e che li stavano consumando tutti, anima e corpo... e dita, sì. Specialmente le dita.
La ragazza si accoccolò accanto a lui.
L'uomo aveva entrambi i piedi penzoloni nel vuoto, ma lei si limitò ad accoccolarsi sul bordo, ginocchia piegate e gambe rigorosamente conserte sotto il sedere, perché, anche se non soffriva di vertigini, l'idea di vedere così tanta distanza tra il marciapiede sottostante e le suole dei suoi stivali non le piaceva comunque.
Non disse nulla, un po' perché non sapeva bene cosa dire – di parole ne aveva tirate fuori tante, in quei giorni, e, visto che avrebbe dovuto utilizzarne altrettante, se non di più, anche nelle prossime settimane, preferiva farne un uso parco quella sera – e un po' perché aveva la gola secca. La polvere permeava ogni stanza di ogni casa in quella città deserta, ed era inutile dire che il resto della squadra aveva già provveduto a scolarsi buona parte delle riserve alcoliche del bowling “le palle” che avevano appena conquistato.
Jake guardava diritto davanti a sé, occhi socchiusi, in bocca quello che sembrava un mozzicone di sigaretta. In realtà l'uomo non fumava – tabacco non ce n'era molto, in quella città, e Jake aveva imparato presto che le dipendenze basilari da cibo, acqua e riparo sopra la testa erano già abbastanza difficili da soddisfare per potersi permettere di aggiungere il lusso di quella da tabacco.
“Il nostro prossimo obiettivo.” disse ad un tratto, togliendosi quell'affare un po' sghembo di bocca ed indicando l'edificio basso e grigiastro di fronte a loro.
La latteria “la sborra”.
Un obbiettivo per cui tutti erano disposti a sacrificarsi: le quattro bande che si disputavano la città, Maghi, Angeli, Vampiri e Cavalieri, avevano già dimostrato ampiamente la loro grinta e la loro intenzione a vendere cara la pelle.
“Non sarà semplice.” disse Myst con aria pensosa.
Jake non rispose subito, tornando a tormentare quella specie di mozzicone di sigaretta tra le labbra.
“Se siamo seduti su questo tetto è perché voi avete dato mostra di grande coraggio e forza.” disse alla fine, statuendo l'ovvio.
“Questo non toglie che sia stata davvero dura.” obiettò Myst, sfregandosi qualcuno dei lividi che conservava sulle dita. Cosa non si faceva per postare una storia prima della mezzanotte.
Jake annuì, e poi le sue labbra si inarcarono in un sorriso sottile, silenzioso.
L'uomo non si sprecava mai, a parole, ed ancor meno con i sorrisi. Per questo, ovviamente, Myst non poté astenersi dal sorridere a sua volta – erano espressioni talmente rare che non potevano venir buttate via così e che andavano condivise.
Seguì un nuovo, lungo attimo di silenzio, e Myst cambiò posizione un paio di volte, quasi fosse seduta su cocci di vetro – il che, viste le varie porcherie che coprivano il tetto del palazzo, non era poi tanto distante dal vero.
Si ravviò all'indietro il caschetto color rame, umettandosi le labbra.
“Altrove...” Myst mormorò tra sé e sé. Prompt avventuroso.
Passarono altri momenti di silenzio, il vento che spostava qualche cartaccia alle loro spalle.
“Jake, perché deve essere qui?”
Lui si voltò, le sopracciglia leggermente aggrottate, la bocca un lieve punto interrogativo.
“Voglio dire... perché questa città? Insomma, questa lotta senza quartiere, tutto per...” mosse il braccio a comprendere, nell'ampio movimento, il panorama desolato e rossastro che si trovavano davanti. “Tetti di lamiera, muri diroccati ed interi eserciti di ratti grandi come alani. Vale la pena di restare qui a combattere per questo? Insomma, ci sarà ben qualcosa di meglio per cui sacrificarsi, altrove.”
Jake la guardò annuendo appena, come faceva tutte le volte che parlava con lei e con il resto della squadra. Degnava sempre tutti di molta attenzione, anche se spesso pensava che si trattasse di solenni idiozie.
“Altrove... dove, però?”
Si alzò in piedi, come se potesse vedere tanto di più rispetto a quello che vedeva prima.
L'orizzonte rossastro non cambiava, che lo si guardasse da seduti o da in piedi, dalla strada o dalla cima di un palazzo: piattume scarlatto, l'aria resa color del sangue dalle dune del deserto.
“Di là, forse? Eppure sai meglio di me che cosa c'è, da quella parte. Vieni da lì, no? Le Lande del Fandom... luogo pericoloso, molto più pericoloso di questa città semideserta, non trovi?”
“Luogo popolato, almeno.”
Jake scrollò le spalle. “O a sud, allora? Nelle profondità dei Mari di Challenge? Molti di quelli che salpano in quelle acque non fanno ritorno, e se lo fanno, beh... parlarci diventa interessante, sicuramente. Sembra che i loro cervelli abbiano ballato un po' troppo in tutti i vortici di NaNoWriMo in cui sono finite le loro navi.”
Myst rabbrividì.
“Non siamo fatti per vivere in un posto diverso da questa città, e a me, tutto sommato, non dispiace.” terminò Jake stringendosi nelle spalle.
“Parli così perché non sei mai stato da nessun'altra parte, no?”
Jake la guardò, masticando il mozzicone che aveva in bocca. Poteva essere un mozzicone di chewing-gum travestita da sigaretta, forse.
“Non ti piacerebbe farti un bel viaggio in qualche AU? Sai, per prenderti una vacanza. Per uscire un po' dal tran-tran quotidiano di questa corsa alla conquista degli edifici...”
Jake sorrise amaramente. “Come se potessi permettermelo. Se lascio questa lotta anche per un giorno soltanto...” strinse i pugni.
Non poteva lasciare che qualcun altro ottenesse le grazie della Veggente. Lei, con gli immensi poteri di cui disponeva, lei, che simboleggiava la città stessa. Coloro i quali non avessero trionfato in quella battaglia avrebbero potuto tranquillamente dire addio alla vita in quel luogo e, alla fin fine, a tutto quello per cui avevano combattuto fino a quel momento.
Si chiese se il vincitore, alla fine di tutto, avrebbe offerto agli altri di passare sotto la sua bandiera... oh, non che Jake avrebbe accettato, certo. Poteva essere un tipo silenzioso, Jake, una persona di cui era difficile indovinare i pensieri, forse, ma difficilmente si sarebbe potuto mettere in dubbio il suo orgoglio o la fedeltà al resto della sua squadra.
“Se perderemo questa battaglia, allora sì che sarò costretto ad una vacanza forzata... altrimenti conosciuta come esilio.” ribatté quindi, alzandosi in piedi e alzando pigramente le braccia sopra la testa per stiracchiarsi “Ma sta' certa che farò di tutto per non dovere abbandonare questa città. Siamo stati fatti per contendercela, e, mi permetto di aggiungere, tutto per il vostro divertimento.” disse guardandola dall'alto in basso.
Scrittori.
Sfruttatori malvagi di poveri personaggi innocenti, e che spesso nemmeno venivano pagati per farlo!
Myst gli rivolse un sorrisone.
“Ma Jake, noi ce la metteremo tutta per vincere!”
Jake sospirò e poi annuì semplicemente. Del resto, anche se avesse voluto andarsene, se avesse voluto abbandonare quella lotta e cercare una vita diversa da qualche altra parte, beh... non avrebbe potuto farlo, non da solo. Non si poteva mica auto-scrivere, lui.
Si allontanò dal bordo del tetto con qualche passo svogliato. Non era poi così sicuro di volerla conquistare, quella latteria: il nome non prometteva particolarmente bene rispetto alla qualità del prodotto, e comunque Jake era abbastanza sicuro di avere una forte intolleranza al latte.
Myst lo osservò per qualche secondo, e si alzò solo quando le fu chiaro che l'altro stava davvero per tornare di sotto.
“Jake!” lo chiamò raggiungendolo ed afferrandolo per un braccio. “Ehi, ascolta.”
Sorrise appena, mentre la mano scendeva a stringere quella di lui, quasi a volerlo confortare.
“Quando tutto questo sarà finito, e non importa se vinceremo o perderemo, ci penserò io a portarti da qualche parte... scriverò di noi due in un qualche universo alternativo!”
“Se vinceremo” obiettò lui “non avrò ragione per andarmene da qui.”
“Davvero?” Myst alzò un sopracciglio, scettica. “Perché in effetti avere il comando di questa amena città è davvero esaltante.”
Jake incrociò le braccia al petto, vagamente irritato – e Myst sorrise, perché riuscire ad irritarlo non era cosa da tutti – ma, com'era venuto, lo scatto di nervosismo se ne andò subito.
“Voglio dire, che fai una volta che tutto questo è finito? Mentre non vieni scritto da nessuno? Credo proprio che anche la vita all'interno di una storia possa diventare noiosa tanto quanto la vita reale.” insisté lei, cingendogli i fianchi con le braccia, ora che non gli teneva più la mano.
Jake, a dire il vero, non lo sapeva. Non aveva mai conosciuto altro, da quando aveva memoria, se non la lotta per la conquista della città. Non si era mai posto il problema del che cosa avrebbe fatto dopo... non era nemmeno sicuro che ci sarebbe stato un dopo, e forse nemmeno gli importava, ad essere sincero.
A Myst però sì, sembrava importare.
Era una fanwriter, e per la gente come lei non c'era parola “fine” che tenesse, né happy ending che potesse convincerla a lasciare in pace i personaggi che, forse, alla fine della storia si volevano godere un po' di meritato oblio.
“E dove mi porterai?” chiese semplicemente.
Lei si strinse nelle spalle, aderendo involontariamente al suo petto. “Dovunque tu vorrai. L'altrove è immenso. L'altrove è tutto lo spazio meno questo buco di posto che è casa tua ora. L'altrove è potenzialmente infinito ed è tanto grande quanto noi vorremo esplorarlo! Potremo visitare tutti gli universi alternativi che ci verranno in mente o inventarcene di nuovi, potremo salvare il mondo o andare semplicemente in vacanza... o partecipare alla prossima edizione del Porn Fest, se troviamo un prompt che ci aggrada.”
Jake annuì appena. Altrettanto involontariamente, stava ricambiando il sorriso.
“Va bene. Mi farò venire in mente qualcosa.”
Myst annuì e poi, veloce, si sporse sulla punta dei piedi per dargli un bacio. Si staccarono dopo pochi momenti, lei leggermente rossa sulle guance, ma lui con un'aria da pesce lesso impagabile. La ragazza non seppe trattenere una risatina.
“Il prossimo Porn Fest è tra un annetto, ma questo non significa che non possiamo fare pratica nel frattempo...” disse lei facendogli l'occhiolino. “Anche se, beh, non qui.” aggiunse in fretta, ricordandosi di certi cocci di vetro che costellavano quel tetto. “Suggerirei di andare altrove...”
Detto questo, lo afferrò per un polso e se lo tirò dietro, giù per la scala a pioli, che, di nuovo, cigolò rassegnata.